Lasciando da
parte le mie motivazioni di Obiettore mi viene spontaneo cancellare gli schemi
mentali e cercare un perché a questa domanda.
Non c'è
distinzione di età, in Romania la pensano più o meno tutti così: prestare il
servizio militare è un obbligo morale per i giovani, un segno di elevata
responsabilità e di senso della patria.
Il
quotidiano nazionale rumeno "Libertatea" ha pubblicato il 26 Novembre
2003 un articolo dal titolo: "Esercito di poveri, privilegi per i
ricchi".
L'articolo
parla del disegno di legge portato avanti dal Ministero degli Interni e
riguardante gli obblighi di leva, una legge destinata a completare la neonata
Costituzione, nella quale non è previsto che la Romania rinunci al servizio
militare obbligatorio.
Il disegno
di legge prevede che i giovani al di sopra dei venti anni abbiano la possibilità
di svolgere un servizio per la comunità in alternativa al servizio militare,
il quale rimane obbligatorio. Tuttavia la legge offre la possibilità di versare
allo stato una somma di 40 milioni di Lei (pari circa a 1.000 Euro), in cambio
dell'esonero dal servizio militare: in questo caso il giovane è esentato
dall'obbligo di prestare qualsiasi servizio allo stato.
Nei giorni
successivi all'uscita dell'articolo i quotidiani non hanno più fatto accenno al
disegno di legge. Tenendo presente che "Libertatea" è il giornale più
letto di Bucarest questo fatto dimostra come alla popolazione della capitale
importi poco della politica del Ministero riguardo gli obblighi di leva. Per un
giovane rumeno, ricco o povero che sia, svolgere il servizio militare è in
generale considerato una manifestazione di appartenenza ad una nazione, un
obbligo prima di tutto morale oltre che dettato dalla legge. Tant'è vero che le
reazioni di alcuni cittadini, pubblicate sul quotidiano, sono risultate quasi
indifferenti al cambiamento che la legge produce, del tipo: "anche se
avessi i soldi per evitarlo, il servizio militare lo farei comunque".
La
popolazione quasi non è stata toccata, ma proprio per questo profondo senso di
responsabilità dei rumeni nei confronti della propria patria, una legge di
questo tipo risulta quasi un passo falso, una contraddizione. E' una legge che
da un lato ritiene ancora fondamentale l'obbligo di servire la patria, un
principio per ora irrinunciabile, ma dall'altro sminuisce questo stesso
principio permettendo l'acquisto della libertà dagli obblighi di leva a chi
ha i soldi per farlo.
Se si prende
poi in considerazione che il lavoratore rumeno medio riceve circa 120 Euro al
mese, viene da pensare come tale legge possa veramente essere unicamente un
privilegio per i giovani provenienti da famiglie benestanti.
Il
quotidiano "La nazione", il 1° Dicembre 2003, festa nazionale, ha
ricordato il giorno in cui nel 1918 si è definitivamente formata la Romania
unita, con l'annessione della Transilvania al territorio nazionale. Nel giorno
dell' Unità nazionale i riflettori erano puntati sulla parata militare svoltasi
a Bucarest e ad Alba Iulia.
Il tutto
dimostra come la "Grande Romania" sia un paese che tiene fortemente
al suo apparato militare e considera la difesa militare della patria un
principio fondamentale.
Il 2
Dicembre il quotidiano "Romania Libera", uno dei più importanti
quotidiani di opposizione, è uscito con il titolo in prima pagina "Oggi 85
anni: atmosfera di autentico patriottismo".
Alberto, OdC
in Romania
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