Proprio ieri parlando con un amico giordano ho pronunciato una banalissima frase che terminava con "…io che vivo in un paese arabo" (il riferimento era alla Giordania).
Immediato l'irrigidimento del mio interlocutore.
Stupita e imbarazzata per quella che ho capito essere stata una gaffe ho preferito tacere.
Ho capito che l'irrigidimento era dovuto essenzialmente a 2 motivi:
1.L'aggettivo "arabo", soprattutto dall'11.09, evoca irrimediabilmente atmosfere integraliste-terroriste-terzomondiste e può pesare.
2.L'aggettivo "arabo" resta vago e depistante.
Alla gaffe non ho potuto rimediare ma almeno mi ha permesso di riflettere sul senso di "arabo" e su un'espressione oggi molto in voga: "mondo arabo", vaga, onnicomprensiva, sbagliata, forse, non saprei.
So per certo, e lo sa chi come me ha studiato l'arabo, quanta confusione, legittima, susciti l'aggettivo "arabo". «Ah! Studi arabo! Quindi vai in Arabia!». È così logico…
"Mondo arabo" è un concetto creato dal colonialismo francese e, prima del 1830, anno della conquista dell'Algeria da parte dei francesi, non era possibile trovarlo in nessun documento. Ma cosa designa esattamente? E soprattutto, è utile? Proviamo:
1. "Mondo arabo" potrebbe raggruppare tutti i paesi arabi, cioè popolati da arabi. Ma per definizione un arabo è un abitante dell'Arabia. È dunque possibile definire arabo un paese abitato da pochi arabi come il Marocco, l'Algeria, la Tunisia, la Libia, la Mauritania, paesi abitati principalmente da Berberi o da negri?
2. Proviamo allora con una seconda ipotesi, stavolta di tipo religioso: sarebbero arabi tutti quei paesi in cui la religione musulmana è religione di stato o maggioritaria. Ma posso mai definire paesi arabi la Turchia, l'Iran, le Filippine o la Cina? Ipotesi, anche questa, non convincente.
3. Una terza ipotesi definirebbe arabo un paese la cui lingua ufficiale è l'arabo, anche se viene parlata dalla minoranza della popolazione. Ma siccome l'arabo si snoda in decine di dialetti (in realtà vere e proprie lingue con un'identità ben definita) mi pare che nemmeno questa teoria sia granché convincente.
4. Si tratta allora, più in generale, di una cultura comune? Direi di no visto che, solo per fare esempi gastronomici, i miei preferiti, il couscous si trova solo nel Maghreb e nel Nord Africa (oltre ad alcune zone della Sicilia), il menzaf1 solo in Giordania, la maqluba2 solo in Siria e in Palestina.
5. Inutile prendere in considerazione i fattori climatici poiché i cosiddetti "paesi arabi" sono collocati in continenti diversi.
Allora mi domando se questa espressione a cui tutti noi abbiamo fatto l'orecchio non sia un amalgama nato da ignoranza e approssimazione o il risultato di una strategia politica creata dalla Francia durante il colonialismo.
Cosa rappresenta il "mondo arabo" oggi? Forse si tratta di un insieme di paesi non omogenei tra loro il cui tratto comune più forte starebbe in una reazione più o meno confusa ad ogni forma di "espressione civilizzatrice" proveniente dall'esterno vista come ultima forma di colonialismo. Un insieme di paesi che per reazione a minacce, paure e pregiudizi tenderebbe a chiudersi in sé stesso cercando di estendere all'universo l'universalità del suo messaggio.
Più confusa di prima lascio aperta la questione.
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