Nelle ultime settimane Haiti si divide tra il ricordo del terribile terremoto del 2010 e le proteste per le elezioni mancate contro un governo che rischia di operare senza controllo.
Il panorama per chi legge gli aggiornamenti su questo Paese appare (ed è) drammatico e inesorabile.
Ma difficilmente si potrebbe immaginare che in questa giornata una grande preoccupazione che accomuna grandi e piccini è il ‘BALONDOR’.
A chi andrà il balondor? Lui lo merita, ma non lo vince. Lui lo vince ma non lo merita. Urla si alternano ad apologie del perfetto calciatore.
Ebbene sì, stormi di uomini si annidano davanti a piccolissimi televisori sparsi qui e lì in posti improbabili (dalle capannine dei barbieri ai saloni parrocchiali) sintonizzati sul canale sportivo di una tv satellitare le cui immagini sono zittite in favore del fantastico commento radiofonico in creolo.
Da giorni litigano per difendere la sicura pole position del proprio giocatore favorito.
Poco importa che adesso si sa che il Pallone d’oro sia stato assegnato a Cristiano Ronaldo: le stesse interminabili discussioni e liti per sostenere le ragioni del giocatore del cuore continueranno nei prossimi mesi, così com'è accaduto per i mondiali.
Superficiale per quanto possa sembrare, è bello constatare che le passioni distraggano le menti e risveglino gli animi anche laddove la fatica del quotidiano sembra tale da non lasciare spazio ad altro.
Chiara Briguglio,
operatrice Caritas Ambrosiana ad Haiti
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