Inizia un
altro anno, un nuovo anno: il 2016!
Come mi
ha fatto notare il mio OLP (Operatore Locale di Progetto), quest’anno non è uno
qualsiasi ma è speciale per me: sto
vivendo in un altro continente, con un ragazzo che fino a tre mesi fa non
conoscevo neanche e sto collaborando con St. Joseph Cafasso Consolation House, servizio
che ho conosciuto tramite la lettura del progetto per il Servizio Civile all’Estero
”Impronte di pace 2015”.
Ho celebrato
a Nairobi la fine dell’anno 2015 e l’inizio del 2016 in un pub vicinissimo a
casa nostra a Kahawa West: abbiamo aspettato la mezza notte e poi alzato in
alto la bottiglia di Tusker per festeggiare insieme ai locali presenti. In quel
momento non ho prestato molta attenzione al fatto ma, ripensando ora a tutte le
possibilità che avevo, ho portato avanti la mia decisione di spendere questo unico anno speciale per me nel luogo in
cui ho scelto di vivere questa esperienza: il Servizio Civile all’Estero.
Il presepe... |
e l'albero di Natale! |
I primi
giorni qui in Kenya mi sono stati utili per riambientarmi e per iniziare con
calma a riprendere il ritmo sostenuto i due mesi precedenti.
Sono
rimasta molto colpita in positivo su come abbiamo ritrovato la casa: pulita, in
ordine e soprattutto con poche blatte (timore che avevo, non da
sottovalutare!).
Già il 1° e 2° giorno del nuovo anno siamo
andati per qualche ora a Cafasso per salutare la staff ed i ragazzi e farci
aggiornare un po’ sulle novità e sui cambiamenti in atto. Un elemento che mi
metteva un po’ in agitazione era il cambio di house-mother che, nonostante
tutto, si è rivelato positivo in quanto la nuova donna sembra gentile,
disponibile ed efficiente, oltre che ciò mi ha “spinto” ad avere una relazione
di intermezzo tra i ragazzi e la nuova house-mother in quanto ho una, seppur
minima, maggiore esperienza nel servizio e conoscenza dei ragazzi stessi.
Lunedì 4 gennaio abbiamo iniziato a pieno ritmo i lavori a
Cafasso: qualche ora ad inizio giornata (tra le 9 e le 11) in shamba a vangare
affianco ai ragazzi che, nel tempo in cui io vango una parte di aiuola, loro ne
fanno il triplo rivoltando molta più terra della sottoscritta; poi pausa tè o
porrige e altre due orette di lavoro ancora in shamba o a tagliare l’erba per
le mucche, sfruttando l’ombra della stalla, o a dipingere la nuova casa degli
ospiti.
Dopo pranzo,
invece, visto il caldo prepotente, cerco di stare con i ragazzi che si
dividono: chi dormicchia o si riposa in stanza, chi va in classe a leggere o a
disegnare e chi va sotto l’albero di mango a giocare a carte.
Sono
soddisfatta in quanto mi
sento più libera di condividere anche i momenti di svago con i ragazzi, di
porre loro domande anche sul loro passato e di scherzare o giocare a carte con
loro anche se capisco ben poco in quanto tra loro parlano Swahili. Al contempo sono
contenta di me stessa in quanto mi sono rafforzata fisicamente: prima di
Natale non riuscivo a finire di vangare nemmeno una linea, mentre ora a
intervalli riesco a farne anche molteplici; non riuscivo neppure a tagliare
l’erba con una macchina specifica invece, questa settimana, sono riuscita anche
per un po’ di tempo ad usarla dando il cambio ad un ragazzo che stava morendo
dal caldo e dalla fatica.
Mi
sento appagata anche
perché i ragazzi ultimamente vengono a chiedermi cose non solo relative alla
cucina e provano a coinvolgermi maggiormente nei lavori che prima non osavano
nemmeno propormi (es. tagliare l’erba con la macchina).
Così come
per me, anche tutti i bambini e i ragazzi frequentanti la scuola hanno iniziato
un nuovo anno scolastico.
È stato
molto bello ed emozionante vedere come, sebbene la cultura di base sia
differente così come le usanze, il primo giorno di scuola (lunedì 4, martedì 5
o mercoledì 6, in base alle diverse scuole) i genitori hanno accompagnato i
propri figli a scuola. L’immagine che ho davanti agli occhi è di mamme e/o papà
che camminano sulla stradina sterrata all’interno del Kamiti compound con in
spalla la cartella/zainetto del proprio figlio e lo accompagnano tenendolo per
mano così da condividere questo importante momento per loro. Mi sono venuti in
mente i miei primi giorni di scuola, così come il mio primo giorno a Cafasso.
Qui in
Kenya, il sistema scolastico è differente dal nostro per cui l’anno scolastico
inizia nel mese di gennaio per poi terminare nel mese di novembre dello stesso
anno con lo svolgimento di una prova d’esame, qualora si debba passare dalla
scuola di primo a quella di secondo grado o all’high-school o si cambi concretamente
scuola. Gli studenti hanno una pausa di una settimana ogni tre mesi, quindi a
marzo, giugno e settembre e le nostre “vacanze estive” corrispondono al periodo
tra metà/fine novembre a inizio/metà gennaio. Per ultimo, ma non meno
importante, e che ci ha piuttosto spiazzato è il fatto che gli esiti degli
esami vengono fatti pervenire agli studenti, anche universitari, dopo circa tre
mesi dalla data effettiva dell’esame quindi lo scolaro se deve passare di grado
scolastico ha solo qualche settimana per decidere in quale scuola andare poi o
se deve ridare l’esame stesso dopo qualche mese o l’anno successivo.
Un
abbraccio,
Ire
P.S.
Pitturando qualcuno è diventato più bianco di noi!!! J
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