mercoledì 3 agosto 2005

Entrare a Nueva Vida...

Entrare a Nueva Vida è come entrare all'inferno: nella zona uno finisce quella che si poteva chiamare strada, nella zona due finisce il controllo, nella zona tre la sicurezza, nella quattro finisce la ragione e nella cinque la speranza.

Nella zona uno vive Meilyn, che da poco è tornata a casa con i suoi due bambini di tre anni e sei mesi. Meilyn "lavora" nella discarica e i suoi figli vi si nutrono. Li ho trovati tutti e tre aspettando di essere visti dalla dottoressa del centro: lei con la pelle sfigurata dalla micosi e i bambini incapaci di reggersi in piedi per la denutrizione.

Nella zona due vive Wilbert Jeovanis, un ragazzo della scuola tecnica, quindici anni e tanta voglia di vivere. Quando però arriva il venerdì e si rende conto che il pranzo che tiene fra le mani è l'ultimo che vedrà fino al lunedì successivo, diventa nervoso, disperato e irragionevole. Il panico lo assale e comincia a girare come una meteora ingurgitando tutto quello che trova di commestibile.

Nella zona tre vive Kenia, una della tante ferite aperte di Redes. Una tredicenne inquieta e ribelle che sa di avere una madre solo quando si guarda le cicatrici sparse per il corpo. Tanti problemi di personalità o forse solo un'adolescenza un po' più complicata. Il mese scorso è stata violentata da due giovani con qualche anno più di lei, che avevano deciso di verificare se era davvero lesbica come dicevano tutti.

Nella zona quattro vive Maria Lourdes, ventisei anni e come diremmo noi "qualche rotella fuori posto": suo marito ha esagerato un po' con il bastone... Vive chiedendo notizie delle sue due figlie che sono custodite, per ordine del ministero della famiglia, in un istituto dove studiano e vivono tutta la settimana. Lei gira con aria stralunata per le strade di Nueva Vida, il sorriso stampato e una innocenza artificiale che la rende facile preda dei maligni. La trovo spesso nell'autobus delle sei del mattino.: mentre io vado a lavorare lei sta tornando... si prostituisce al mercado oriental per poco più di due dollari.

Nella zona cinque oggi sono andata con Cristina e la dottoressa a visitre Maritza, una donna che la notte scorsa ha partorito sola, nel pavimento di casa sua, una bimba alla quale mi ha chiesto di darle il nome. Con il filo da cucito ha stretto il cordone ombelicale e con una forbice prestata da non si sa chi l'ha tagliato. Questa mattina erano lì distese sul letto in una casa fatta di quattro pareti, un divisorio e una brandina. Una montagna di vestiti stracciati sul pavimento e la gomma piuma cenciosa su cui aveva partorito.
Un sorriso spento fatto di rassegnazione e di privazioni: niente da mangiare... chissà per quanto tempo ancora... mentre nuove bocche si aggiungono alla lista...
Gloria Perin

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