“Mosnegelul”, "Il vecchietto”, è solo uno dei mille soprannomi di Grigori, il guardiano della sede dell'“Associazione Diaconia”, presso la quale io e Lorenzo svolgiamo il nostro Servizio Civile qui in Moldova.
Dopo aver tanto spesso sentito parlare gli amici libanesi dei “loro nonnini”, mi è venuta la voglia di dedicare un post anche a lui, anche a nome di Elisa, che nutre un affetto particolare nei suoi confronti.
Grigori è anziano, ha una moglie e due figli che studiano all'Università, avuti in età avanzata, quando le speranze di avere figli si erano quasi spente. I soldi per garantire gli studi ai figli però mancano, la pensione non basta, e così lui cerca di guadagnare qualcosa facendo il guardiano la notte e durante i fine settimana alla sede di “Diaconia”. Per la verità mi sono sempre chiesta quale genere di malintenzionato che voglia entrare nella sede possa rimanere intimidito o intimorito dalla sua innocua e pacifica figura...ma pare che l'importante sia che ci sia qualcuno che tenga lontani i malintenzionati, a quanto ho capito e mi hanno detto basta la sua presenza, e almeno così si spera che sia.
Non sa il rumeno, in passato qui non serviva saperlo, quindi parla in russo. Noi non capiamo il russo, ma questo per lui non ha alcuna importanza, e ci parla lo stesso.
Ci saluta, ci abbraccia, ci bacia. Ci fa capire che non vuole disturbare, possiamo, anzi dobbiamo, continuare a lavorare anche se lui è arrivato.
E poi, in silenzio, con cura e pazienza, estrae dalla sua borsa delle noci raccolte per strada, o delle mele, delle caramelle, o un dolcetto fatto da sua moglie, e ce li mette nelle mani. Impossibile rifiutare il dono, così semplice, così offerto con il cuore.
Si siede, o va in un'altra stanza per non disturbare, poi torna, si siede accanto a noi, indossa gli occhiali e inizia a leggere il suo libro, in russo; quello che sta leggendo ora parla della regina Cleopatra, della quale mi ha dettagliatamente raccontato la storia, sempre in russo.
Noi ci prepariamo e ce ne andiamo, lui ribadisce, cerca di farci capire, che dobbiamo continuare a lavorare, che non ce ne dobbiamo andare... Ci augura un “Drum bun”, un "Buon viaggio", ci bacia e rimane solo, fino alla mattina successiva.
Questo è quello che accade all'incirca tutti i giorni nei quali ci troviamo a Diaconia, ma ogni volta è diversa e unica.
Un giorno Grigori ha voluto che gli dessi un foglio e una penna. Ha iniziato a scrivere dei numeri 24 03 1935. Pensavo mi volesse scrivere il suo numero di telefono...ma poi ho capito: voleva scrivermi la sua data di nascita. Forse voleva dirmi che in tutti questi anni di vita ha visto tante, ma proprio tante cose, ha sofferto tanto, ha gioito tanto, ha amato tanto. Non so cosa volesse comunicarmi, ma con quel biglietto mi ha in ogni caso detto tanto.
Nonostante io creda profondamente nel valore della parola e del dialogo nel creare e rafforzare le relazioni, in quel momento ho proprio pensato: a volte non c'è davvero bisogno di parole.