29/05/2012 Modena
Appena tornata incredibilmente illesa da un posto pericolosisimooo! dove la gente ti assalta per strada, ti rapina, ti deruba, dove l'aqua torrenziale della stagione delle pioggie si porta via tutto e i capricci della terra fanno crollare e radono al suolo intere città... mi ritrovo qui, nella mia terra natale, a ballare con un ritmo sconosciuto insieme a famigliari, amici, concittadini ormai stanchi e spaventati... guarda un po' le assurde capriole del vento e del destino!
Dal giardino - perchè fuori si sta, in città sembra che abbiano proclamato un nuovo Festival dell'Aria Aperta! e invece no, è solo il terremoto - con un lieve giramento di testa, ormai fisso dopo le tre scosse di oggi, e un discreto senso di impotenza, mi viene in mente che prima di partire, cioè di tornare, cioè...boh! volevo scrivere un post, di saluto al Nicaragua, di riflessione sulla speranza, sul senso del nostro servizio, sul senso..
Ma forse ora, vista la situazione, non ci sta.
O forse ci sta.
E allora mi faccio aiutare dalle voci dei bimbi del Guís:
Mi faccio aiutare dalla parole di Enzo Bianchi, che ho riscoperto, grazie al regalo di un'amica, durante la mia permanenza in terra nica:
«Ma la speranza nasce quando si prende posizione riguardo al futuro, quando si pensa che un avvenire sia ancora possibile per un individuo, una società, l'umanità intera: si tratta di vedere oggi per il domani. Scegliere di sperare significa decidersi per una responsabilità, per un impegno riguardo al destino comune, significa educare le nuove generazioni trasmettendo loro la capacità di ascoltare e di guardare l'altro: quando due esseri umani si ascoltano e si guardano con stupore e interesse, allora nasce e cresce la speranza [...] Sperare è possibile solo se si spera per tutti» (E. Bianchi, Ogni cosa alla sua stagione).
Mi faccio aiutare da un'immagine, un murales di Ciudad Sandino, comprensibile anche agli analfabeti...