Il
19 aprile 2013, con la consegna delle chiavi delle case, si è concluso il
progetto di costruzione delle abitazioni per gli
sfollati del terremoto del 2010. Ecco 2 storie di quella tragedia!
Una delle case costruite |
Wilner davanti alla porta della sua nuova casa |
Beauchamp
Wilner, sfollato nella cittadina natale di Môle
St. Nicola a più di 200 km dalla capitale: “La sera, quando ripenso a quello
che è successo mi accorgo di aver dimenticato dei pezzi. Ricordo […] che l’edificio
ha cominciato ad oscillare e che mia sorella mi ha detto: “questa è la casa che
sta crollando!” Quando ho cominciato a correre per uscire, la porta (aperta per
beneficiare dell’effetto del fumo) si è chiusa e dopo la chiusura c’è stata
un’altra oscillazione: correvo perché non avevo mai sentito un rumore così.
Siamo usciti e mi sono accorto di avere le gambe molli. […] Il problema che
avevo era che la casa era crollata completamente ed avevo perso tutto. Avevo studiato
a Port-au-Prince, avevo deciso di restarci e vi avevo lavorato: facevo il
meccanico e sollevavo cose pesantissime, poi avevo sostenuto una prova (d’esame),
ero diventato operatore (meccanico) e poi è passato il terremoto. Sono tornato
a Môle ma sfortunatamente qui non c’è
possibilità di fare il mio lavoro. Questo che abbiamo concluso è un bel progetto,
dico grazie a Caritas e non riesco ancora a credere che adesso ho una casa.”
Jacques durante la consegna delle chiavi |
Jacques Illiener, è l’ingegnere della Caritas diocesana di Port-de-Paix (con cui Caritas Ambrosiana collabora) che ha diretto e supervisionato tutti i cantieri. Lui stesso è uno sfollato che ha cercato riparo dopo il terremoto nella principale città della regione del Nord-Ovest a 220 km da Port-au-Prince: qui ha trovato lavoro presso la Caritas locale reinventandosi una vita e diventando il responsabile diocesano unico del settore “costruzioni”e di quello “rischi e disastri” che cerca di dare risposte e di fare prevenzione, con i pochi mezzi a disposizione, proprio in merito a quelle catastrofi che hanno segnato così profondamente la sua stessa vita. Il 12 gennaio 2010, si trovava in capitale: il terremoto lo ha sepolto sotto la sua abitazione dalla quale è stato estratto vivo dopo più di un giorno di attesa, speranze e chissà quali pensieri.
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