Qualche giorno fa, mentre stavo uscendo dal cancello degli uffici di Caritas, qui a Mombasa, la mia attenzione è caduta su una piccola bambina che cercava di entrare quasi di soppiatto all’interno dell’aia dove ci sono delle piccole giostre. Ha fatto prima capolino dalle inferriate del cancello, e dopo aver visto di non essere osservata, con aria trionfante e agognante è corsa verso lo scivolo, con la tenerezza che solo un bambino di quella età può avere. Ma mentre correva è caduta: due secondi di silenzio ed è scoppiata a piangere. Stavo per uscire ma non mi sono trattenuta dall’andarle incontro e rialzarla, pulirla un po’ e farle coraggio per andare verso i suoi giochi. Avrà avuto tre, quattro anni, e indossava abiti malmessi.
Su quello scivolo, in quel momento, c’era un'altra bambina che
aspettava qualcuno che venisse a prenderla, ed era vestita con l’uniforme
pulita, blu e bianca, aveva anche uno zainetto rosa. Si sono scambiate due parole, e poi sullo scivolo insieme.
Ma, al di là della condivisione di questo tenero momento, il punto è un altro:
non riuscivo a distogliere lo sguardo da quella scena, da
quelle due bambine, una di fronte all’altra sullo stesso scivolo; e, tra
cinismo e tristezza, ho pensato: eccole lì, due bambine bellissime, della stessa
età ma che probabilmente avranno un futuro diverso. (almeno in termini di
possibilità)
Ma quella scena ha continuato a interrogarmi su altro, o
comunque a portare alla mente altri ricordi del genere.. quanto spesso il
futuro di una persona è determinato dalla geografia? Diciamocelo chiaramente, a
volte è un fatto di fortuna nascere in un posto piuttosto che in un altro, in
una famiglia piuttosto che in un’altra, e questo, tristemente, può pregiudicare
il futuro di una persona. Mi sembra di poter affermare, senza retorica o
pietismo alcuno, che non tutti nel mondo hanno le stesse possibilità. O
comunque, senza gli stessi potenziali mezzi di partenza è tutto più difficile.
(beh, nel piccolo possiamo pensare anche al nostro Paese in cui nascere in un
posto potrebbe voler dire andarsene via un giorno per mancanza di lavoro, o
perché non ci sono università se vuoi garantirti un certo livello di istruzione.. insomma, perché altrove potresti avere più possibilità.. e non dipende
da te se ti sei trovato in un certo sistema!)
Cosa ho fatto io per meritarmi di nascere dalla parte giusta
del mondo? Quale può essere il mio ruolo davanti a questa che ritengo essere una delle
ingiustizie più grandi? Perché a volte non vanno avanti i più capaci, ma quelli
che hanno più possibilità.. e questo non credo sia giusto.
Quindi?
Non ho risposte chiuse, non ho soluzioni a portata di mano; però mi sono accorta che non posso neanche salvare il mondo perché supereroi non si nasce, o comunque non tutto dipende da me..
E allora?!
Finora mi sono aiutata avendo
due piccoli riferimenti metodologici che mi sembrano legati a tutto ciò: la non indifferenza e
la gratitudine.
Mi fa riflettere l’espressione “globalizzazione dell’indifferenza” e
ho sempre fatto mio lo slogan di uno dei personaggi che ha segnato la mia
adolescenza, che diceva “I CARE”..
Ripeto, non posso salvare tutti, e probabilmente non è neanche il
mio compito, e non tutti siamo chiamati all’Africa, o a esperienze forti e
grandi o qualcosa di simile (almeno sulla carta), ma io ho almeno il dovere di
non essere indifferente davanti alle ingiustizie del mondo.
Anche nel mio piccolo, anche nelle più grandi e ricche
città, io non posso girare la faccia davanti a quello non va. Non posso
dimenticarmene, e anzi devo farmi interrogare, sentirmi a modo mio responsabile e farmene
carico.
Ma come farsene carico?! In tanti modi forse, ma paradossalmente, quello che mi dico è non sprecando le possibilità che ci sono date: la scuola, il lavoro, le amicizie, la vita in generale.. tutto è possibilità! Non è detto
che si faccia sempre tutto bene e con facilità, ma probabilmente
essere almeno consapevole di ciò che mi circonda è già un grande passo avanti. Magari poi mi impegnerò anche per gli altri..
Non importa tanto il dove, ma il come mi approccio alla mia realtà, con quale consapevolezza e con quale volontà mi ci gioco, quanto mi faccio toccare, come la modello.. (perché a quelli che mi dicono "quanto sei brava" dico che, credetemi, siamo tutti bravi nelle grandi cose, ma forse la vera differenza la si fa nella semplicità e nell'imperfezione delle piccole cose ovunque sia nel mondo..e hai detto niente!!)
Poi, seconda cosa legata a questo, posso meritarmi anche tante belle possibilità, che giustamente sono anche frutto del mio lavoro e del mio impegno,
ma forse forse non tutto dipende da me. E se ho questa convinzione, che devo impegnarmi ma che comunque c'è qualcosa che mi sfugge, che va oltre la mia superbia o il mio egoismo, che non ho fatto tutto da solo, allora posso solo ringraziare.. perché tutto è possibilità, ma tutto è anche grazia.. e grazie!
Quindi, quello che mi ripeto spesso, specialmente nei
momenti più difficili, quando vorrei chiudere gli occhi e stare al sicuro, o quando mi sento con la coscienza a posto a farelabravapersona, è
che non solo devo rendere onore alle opportunità, ma devo anche dire grazie per
averle ottenute.. perché altrove le cose vanno diversamente! (e il cerchio si chiude..)
..e che, con un occhio alla mia vita adesso, da questa esperienza "straordinaria" devo imparare sempre a trarne qualcosa per l'esperienza "ordinaria".
Sennò me ne faccio poco e niente: avrò foto da mostrare, molto da raccontare ma poco da essere poi..
Angela
ps il titolo di questo post è tratto da un discorso di don Tonino Bello.. che vi invito a leggere!
Un abbraccio
ps il titolo di questo post è tratto da un discorso di don Tonino Bello.. che vi invito a leggere!
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