Managua 19 Aprile
Quattro donne diverse per storia e provenienza unite da
una comune lotta per la difesa della terra e del proprio territorio, hanno
raccontato la loro esperienza ad un pubblico altrettanto variegato in un
incontro organizzato da “Iniciativa Nicaragüense de Defensoras de los DDHH de
las Mujeres” con l’appoggio dell’organizzazione “Popolna”, ospitato
dall’Universitá Centro Americana di Managua.
In un’epoca di estrattivismo e grandi opere, cosa succede
ai territori? Come si organizza la resistenza? Queste le domande che hanno
aperto l’incontro.
Dolene Miller, di origine creola, vive a Bluefield e racconta delle problematiche della Costa
dell’Atlantico Sud. La Costa ha ottenuto l’autonomia nel 1987, ma per molti
aspetti questa autonomia non viene riconosciuta e la lotta che Dolene porta avanti
è di riappropriazione del senso di questa autonomia, promuovendo la
partecipazione della comunitá nella costruzione della stessa.
Lottie Cunningham, che arriva invece dalla provincia di
Waspan nella regione dell’Atlantico Nord, è di origine Miskito, il gruppo
indigeno maggioritario in Nicaragua. Parla, infatti, della legge 445, quella
che riconosce nel Paese i diritti dei popoli indigeni e la proprietá comune
della terra, legge che, a detta dell’oratrice, viene costantemente calpestata.
Nell’area dell’Atlantico Nord numerosi sono stati gli
scontri fra gli indigeni e i “coloni”, gruppi sfollati da altre zone del Paese
e ricollocati dal governo nel territorio Miskito. Questo porta, secondo Lottie,
ad una continua tensione nella zona.
Dall’Atlantico si passa poi all’entroterra: prende parola
Haydee Castillo, della Nuova Segovia.
Comincia dicendo che, in quanto femminista, il primo
territorio che difende è il suo proprio corpo e accenna alla guerra che si sta
portando avanti contro le donne di questo Paese e i loro corpi.
Della nuova Segovia racconta di ettari e ettari di terra,
un tempo foresta, svenduti a potenze
straniere, privando gli abitanti delle proprie risorse. I contadini della
Segovia ora hanno come unica alternativa alla migrazione, lo sfruttamento.
Infine parla Francisca Ramirez, detta Doña Chica, celebre
leader del movimento campesino in
difesa delle terre minacciate dalla costruzione di un canale interoceanico.
L’accordo del 2013, firmato dal
presidente Ortega e l’imprenditore cinese Wang Jing per la costruzione del
canale, viene sigillato da una legge, la 840: “ Legge speciale per lo sviluppo
di infrastrutture e trasporti nella zona del canale, zone di libero commercio e
simili”. La legge permette all’imprenditore di disporre per piú di cento anni
di tutte le risorse naturali, proprietá pubbliche, private o comunitarie in
qualsiasi parte della nazione, che siano necessarie per il progetto. Ed è proprio alla svendita del territorio ad
un impresa straniera, nel totale disinteresse dei suoi abitanti, che il
movimento campesino, guidato da doña
Chica, si sta opponendo.
Francisca Ramirez ricorda che
la lotta non è solo dei contadini che verranno colpiti dal canale, ma deve
necessariamente essere una lotta di tutti gli abitanti di questo paese.
Il 22 Aprile, Giorno
Internazionale della Terra, si svolgerá a Juigalpa la ottantasettesima marcia
contro il canale e in difesa della terra; l’invito viene rivolto a tutti.
Donne afrodiscendenti,
indigene, campesinas sono le
indiscutibili protagoniste di questi nuovi movimenti in difesa della terra che
stanno prendendo piede in tutto il Nicaragua. Marginalizzate da sempre, ora
alzano la voce rivendicando sovranitá e autonomia. Come non ascoltarle?
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