Acqua
Acqua. Questo è stato il pensiero che mi ha assillato a gennaio,
quando sono tornata in Italia per la formazione.
E in occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua (22 marzo), è ancora questo il pensiero forte e profondo che ho dentro, quello che mi fa
pensare davvero a ciò che ho a casa e a ciò che mi ha più
stravolto quando il 4 gennaio sono tornata in Italia per tre settimane
di formazione.
Arrivavo da due mesi dove un giorno si e un giorno no dovevamo
bollire e filtrare 4 o 5 litri di acqua. L'acqua a Nairobi è
potabile, arriva dall'acquedotto, ma per noi, che non siamo abituati
a quest'acqua, sarebbe impossibile berla senza bollirla. E infatti la
bollivamo, filtravamo e la tenevamo in frigo per poterla bere fresca.
A Nairobi, prima di partire, abbiamo incontrato le altre due ragazze
che fanno Servizio Civile in Kenya come noi. Però loro sono sulla
costa, a Mombasa. Ci hanno subito raccontato che gli ultimi dieci
giorni erano stati davvero difficili perché non avevano avuto
l'acqua in casa.
Nella zona dove sono loro è quasi un anno che soffrono per la
siccità. Durante la stagione delle piogge, che avrebbe dovuto essere
ad aprile e a maggio dell'anno scorso, non è arrivata molta acqua, e
allo stesso modo la stagione delle piccole piogge, prevista pre
novembre e dicembre, non ha dato acqua. Loro per fortuna hanno una
casa dove arriva l'acqua pubblica, ma un danno ha rotto le tubature.
Quello che loro mi hanno raccontato mi ha fatto pensare.
E ancora di più mi hanno fatto pensare le parole di Alex Zanotelli,
nel suo libro Korogocho, dove racconta la sua esperienza più che
decennale in una delle peggiori baraccopoli del Kenya: a Korogocho:
“l'unico
servizio che fornisce il comune di Nairobi è l'acqua, che però non
arriva nelle baracche, ma è portata con delle tubature a punti di
riferimento e poi venduta un tanto al secchio da alcuni abitanti
della baraccopoli che fanno un contratto con il comune. Così i
poveri la pagano più cara dei ricchi. È un fatto che l'acqua per
riempire le piscine delle tante ville di Nairobi costa molto meno
dell'acqua che si beve nelle baraccopoli” (A. Zanotelli, Korogocho.
Alla scuola dei poveri,
Feltrinelli, 2003).
Soprattutto quando sono tortnata a casa, ho iniziato ad accorgermi di
quanta acqua buttiamo via, che butto via anch'io, nonostante da tempo
cerchi di avere uno stile di vita sostenibile e di non buttare via un
bene così prezioso. Ogni volta che andavo al bagno non potevo non
pensare che noi facciamo i nostri “bisogni” nell'acqua potabile e
in Kenya devo bollirla, e sono fortunata io, che ce l'ho a casa!
Noi che abitiamo nella parte ricca del mondo, ci permettiamo di
buttare via l'acqua come se ce ne fosse per sempre, e intanto con le
nostre politiche vergognose amò modificato il naturale ciclo del
clima a una maniera tale che nell'altra parte del mondo non possono
nemmeno fare affidamento sull'acqua che viene dal cielo, e devo
supplicarla, quando con poco e con niente fino a un centinaio di anni
fa l'acqua era sufficiente.
Con i nostri stili di vita che non rispettano l'ambiente, gli
animali, le persone, abbiamo contaminato l'aria e l'acqua e adesso
bisogna andare chissò dove per trovare acqua e aria pulite.
Secondo me basterebbero davvero poche piccole attenzioni tutti i
giorni per fare la nostra parte, e che non si pensi che non possano
fare la differenza perché, come dice Madre Teresa di Calcutta
“quello che noi facciamo è colo una goccia nell'oceano, ma se non
lo facessimo l'oceano avrebbe una goccia in meno”.
PS: in tutto il corno d'Africa la siccità è stata dichiarata calamità naturale
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