Chi sono i migranti? Se ti dicessi persone come me e te non sarei sincero. Ho scoperto infatti che il migrante, pur assomigliandoci molto, è certamente diverso da noi: egli conosce il senso profondo della libertà, perché di essa è stato privato, e desidera ardentemente riconquistarla.
Nel campo di Krnjaca i bambini giocano tra le baracche, senza regole precise. Molto spesso scoppiano liti per un gioco conteso o per futili motivi, volano schiaffi e spintoni; un bambino scappa piangendo mentre l'altro riprende a giocare. Sono un po' selvatici i bambini di Krnjaca, sono simili a cuccioli che imparano a vivere facendosi spazio come possono, anche con le mani quando serve. Non si può certo dar loro la colpa, in fin dei conti molti non sono mai andati a scuola, mentre gli altri hanno ricevuto un'istruzione raffazzonata e discontinua, del tutto insufficiente perché la vita del campo non cancellasse quel minimo di educazione e di senso civico che tutti noi abbiamo imparato durante gli anni della scuola materna e di quella elementare.
I ragazzi sono il gruppo predominante. Tantissimi arrivano dall'Afghanistan, molti altri dal Pakistan, e poi dall'Iran, dal Ghana, dal Libano e persino dalla Cina.
Loro, al contrario dei bambini, sono di un'educazione e di una compostezza disarmanti. Molti parlano bene inglese, spesso meglio di noi, e danno prova di una curiosità e di una voglia di confidarsi che facilitano l'incontro. Scopriamo così che alcuni hanno iniziato un percorso di studi nel loro paese e ora vorrebbero continuarlo, spesso hanno un sogno nel cassetto, voglia di vivere, energia, forza fisica e mentale da spendere ma, al momento, sono chiusi in una striscia di terra, in un intervallo pallido di spazio e tempo dove ogni giorno sembra uguale all'altro, un tempo sprecato per una generazione che sembra persa.
Quasi tutti vogliono raggiungere l'Europa e ci provano di continuo, quando il tempo e le energie lo consentono. Pochissimi passano il confine, i più sono ricacciati indietro o scappano per non essere presi dalla polizia che, non si sa mai, può sempre decidere di tenerli per qualche giorno in questura, senza cibo né acqua, per far perdere loro la voglia di provarci ancora.
Liberi di proseguire, queste persone, non lo sono proprio. Così come liberi non erano nei loro paesi dai quali sono stati costretti a scappare per poter salvare la pelle, magari dopo aver visto la propria famiglia uccisa dai talebani o i compagni di scuola massacrati in qualche attentato terroristico. Molti ragazzi erano di buona famiglia e l'intelligenza delle loro domande esistenziali ci lascia l'amaro di non saper rispondere. Poche sono le persone fuggite per la povertà ma, mi chiedo, perché si dovrebbe far distinzione fra migrante economico o politico visto che la fame non lascia liberi e fa morti come la guerra.
Caro lettore, vorrei poter condividere con te la risposta, ora chiara per me, alla mia domanda iniziale ma mi rendo conto che la mia penna è limitata e non può trasmettere l'incontro che è avvenuto anche se continuassi a scrivere per altre cento pagine: sto pensando a volti che hanno nomi precisi e sentimenti e vocazioni proprie.
Spero allora che ciò che non riesce ad esprimere la parola possa essere compreso dal cuore.
Chi sono i migranti? Persone da amare.
Stefano Polli
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