martedì 14 febbraio 2006

Cosa mi fa sorridere della Romania

"Chiara, avremmo piacere ad averti in Romania...", così mi ha detto Maurizio quando mi ha chiamata dopo le selezioni per il servizio civile. Lì per lì mi sono detta:

"...Romania....vicino alla Bulgaria?...meglio che guardi sull'atlante...Romania D5....bhè ha la forma di un pesce...".


Ecco tutto quello che sapevo quando sono partita per questa terra così vicina e così lontana a noi.

La prima cosa che mi ha colpito di Bucarest (perchè è lì che svolgo il mio servizio!!) sono stati i contrasti: la frenesia di case e palazzi in stili diversi, lusso e povertà, tutto rimescolato come se la città si fosse edificata precipitosamente. E ora, anche se di sensazione ne ho tante, questa è quella più radicata in me, quella che dovunque vada non mi abbandona mai.

Ieri mi hanno chiesto cosa mi facesse sorridere della Romania. Mi si è stagliata davanti agli occhi un'immagine dei primi giorni: due "tzigani" che con il loro carretto, trainato da un asino, girano per le strade di Bucarest e gridano "fier ve, fier rot", ferro vecchio, ferro rotto. Ogni giorno, e più di una volta al giorno sotto casa o sotto l'ufficio o per strada, incontri questi buffi personaggi, vestiti con i colori più variopinti, che raccolgono il ferro. Il loro grido è come una cantilena, e per qualche minuto mi estraneo, ascolto questa specie di litania e mi rilasso. Se posso, mi affaccio alla finestra e li osservo: gli uomini con i loro baffoni e i loro visi duri e scuri e le donne con i capelli neri raccolti in una coda e le loro gonne larghe e lunghe. A volte rido a pensare che in Italia una gonna così farebbe tendenza, qui invece è di cattivo gusto, è il simbolo di riconoscimento degli tzigani.
Eh sì, nonostante io sorrida tutte le volte che li vedo, il rapporto tra rumeni e zigani non è dei migliori, c'è sempre una sorta di guerra fredda tra loro....ma non voglio parlare di questo, solo delle cose che mi fanno sorridere e che mi piacciono

I rumeni sono un popolo molto ospitale
. Ci vuole un po' per conquistare la loro fiducia ma appena riesci ad entrare nel loro mondo ti ricoprono di gentilezze e ti ritrovi intorno ad una tavola imbandita di ogni ben di Dio; e guai a non mangiare, li offendi!!!!

Per quanto tutti non la sopportino, per me la cosa più buona di tutti questi mesi è stata la ciorba, una specie di minestra acida di verdure fatta con il borsch, un liquido acido che si ottiene dall'essicazione di un ramo di ciliegio. Che ridere quando Nicusor voleva darmene una bottiglia da portare a casa in Italia!!! "Nicuscor ho troppi bagagli e poi non so cucinarla", "Ti insegno io" mi ha detto. "La prossima volta, ok? A gennaio mi insegni". A malincuore e anche un po' offeso si è rassegnato.

I rumeni sono così, difficili da conquistare ma una volta che entri nel loro "giro" non ti lasciano più andare!!! Vi racconto un'ultima immagine tra le tante che affollano la mente: un ragazzo di Sf. Macrina, il centro di transito per ragazzi di strada, dove prestiamo servizio.

Vali ha più o meno 20 anni, capelli castano chiari un po' ricci. Passa le sue ore al centro, a guardare la televisione, il suo canale preferito è Mtv. Da quando era bambino assume Aurolac, una droga fatta di colla e solvente che attenua fame e freddo, ma brucia anche le cellule cerebrali. Vali, credo non riesca più a distinguere la destra dalla sinistra, quando gli parli ti sorride e chissà cosa recepisce di quello che gli dici. L'unica frase che ti sa dire è "nu stiu", non so. Qualsiasi cosa tu gli chieda non capisce.

Ti sorride con lo sguardo un po' assente e poi continua guardare la tele. Vado al centro da 5 mesi e non son mai riuscita a coinvolgerlo nelle attività che svolgiamo con i ragazzi. Un giorno eravamo seduti l'uno di fronte all'altro, ho preso un gioco e sapendo già la risposta gli ho chiesto: "Vali, giochiamo?", ".....Sì....". Non credevo a quello che sentivo. Mai si era azzardato a giocare con noi. Ho iniziato a spiegargli il gioco e lui sorrideva con quello sguardo perso nel vuoto. Io ridevo a mia volta, un po' perchè non capiva che doveva girare due carte e un po' dalla gioia. Il tutto sarà durato un quarto d'ora e alla mia nuova domanda: "Vuoi giocare ancora?", lui mi ha risposto no. Ma non importava, ero riuscita ad instaurare una relazione con lui.

La sera ero tornata a casa e l'avevo raccontato a Chiara: "Davvero?", anche lei era incredula!! Quella è stata l'unica volta che sono riuscita a fare un banalissimo gioco con lui e quel ricordo lo custodisco nel mio cuore gelosamente, quel suo sorriso, quei suoi capelli castani e quel suo....."Da"....!!!

Chiara Sarasini,
volontaria in servizio civile in Romania

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