3 settembre,Tshinkvali
Caro lettore,
hai presente la setazza che ti prende quando il tasso alcoolico ha raggiunto il livello massimo sopportabile dal tuo corpo? Ecco, quella. In russo si dice “susgnac” (libera traslitterazione dell’autore) che fa rima con cognac. Ma ne parliamo dopo.
Dopo due giornate da titolare, oggi il mister ha giustamente concesso a Kaka il meritato riposo e ha deciso di giocare il suo ruolo scendendo in campo. P. Witold è da molti anni il direttore di Caritas Georgia, anzi per essere precisi, è il fondatore. Dopo la colazione, ci attende nella sua auto che, invece di emanare un’essenza disgustosa dall’arbre magique, avvolge gli assonnati ospiti di un profumo di pane appena sfornato: lungo il percorso che ci porterà a Gori (città che ha dato i natali a Stalin), incontreremo alcune famiglie colpite dalla guerra che ancora oggi, e chissà per quanto tempo ancora, non vedono da tempo un tozzo di pane.
Non è difficile comprendere quando sei arrivato al confine con l’Ossezia: la polizia, o meglio, i militari “travestiti” da poliziotti, ci fermano ad un paio di posti di blocco, inizi a vedere i fuoristrada degli osservatori (letterale, no comment) della Comunità europea e soprattutto le case distrutte dai bombardamenti. Tshinkvali, “capitale” di uno stato riconosciuto solo dalla Russia e dal Nicaragua (!!!), si vede ad occhio nudo, ma i sacchi di terra che danno forma alla trincea georgiana, impediscono il passaggio a chiunque. Dal conflitto dello scorso agosto nessuno può passare dall’altra parte, dove militari russi fanno sventolare la propria bandiera accanto a quella ossetina.
L’incontro con le famiglie del villaggio di Ergenti è doloroso: tutto è stato bruciato, saccheggiato, distrutto. La guerra non fa prigionieri. Ma le donne che ricevono le pagnotte con le lacrime agli occhi (Caritas Georgia ha distribuito lamiere per i tetti, materassi, prodotti alimentari a lunga conservazione, legna per l’inverno,…) non ci permettono di proseguire il viaggio a mani vuote: ora la nostra macchina profuma di mele, pere, nocciole, pesche.
Caritas Ambrosiana, insieme ad altri donatori del Network, ha contribuito alla costruzione di una scuola materna che sta prendendo forma. L’asilo accoglierà 100 bambini provenienti dai villaggi di confine e permetterà alla gente di incontrarsi nella sala della comunità. La direttrice dell’asilo ci ringrazia e guardando il tetto terminato con grande sorpresa del direttore, già immagina l’allegro vociare dei bimbi. Il direttore dei lavori vuole festeggiare e ci invita a pranzo. Il viso di P.Witold si fa cupo e, nonostante il mio tentativo di addossare la colpa agli efficientisti ambrosiani che vogliono correre velocemente da una parte all’altra del Paese, non riesce a declinare l’invito.
Ettore ha contato 19 brindisi. In 1 ora e mezza di pranzo. L’occasione era speciale e quindi, invece del famoso e abbondante vino georgiano, abbiamo pasteggiato con il cognac.
19 brindisi. Il primo alla goccia, a stomaco vuoto. I seguenti, cercando di non svuotare troppo il bicchiere che sennò te lo riempivano immediatamente. Per fortuna che avevo il cellulare! “Isvinitie, mi chiamano dall’ufficio” ,mentre il Maffi, dall’altra parte della cornetta, se la rideva di gusto… Da segnalare che Ettore è riuscito a fare un brindisi e io pure (a S.Ambrogio…). Gli altri 17 tutti il direttore dell’impresa che rimpiangeva i bei tempi quando riusciva a bere otto (8!!!) litri di vino a pasto. Tra un brindisi e l’altro ci racconta che in Georgia ci sono 336 reliquie di S.Giorgio (ognuna custodita in una chiesa diversa). San Giorgio è molto venerato e merita un brindisi per ogni pezzo di sé che ha lasciato in questo mondo.
Vi lascio con questa storia che giustifica ampiamente l’amore per la tavola dei georgiani.
“Mentre Dio distribuiva terre a tutti i popoli del mondo, i georgiani erano impegnati, come al solito, in una gigantesca tavolata. Essi arrivarono in ritardo, come sempre, e Dio disse loro che tutte le terre erano già state assegnate. I georgiani, senza esitare, risposero che erano in ritardo solo perché avevano brindato in onore di Dio Onnipotente. Saputo ciò, Dio fu così felice che diede ai georgiani quella parte della Terra che aveva riservato per sé.”
Sergio
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