martedì 15 giugno 2010

Storie di ordinaria follia (calcistica)

Sabato 12 giugno. Un mio collega giordano entra in ufficio con un foglio stampato formato lenzuolo.

- Vedrai che ci tornerà utile per le prossime settimane. Attaccalo in bella vista.

Comincio a leggere. Sabato 12, ore 14.30 Argentina-Nigeria. Ore 17.30, Corea del Sud- Grecia. Ore 21.30, Inghilterra-Stati Uniti. Domenica 13, ore 14.30 Algeria-Slovenia.. C’è pure l’aggiustamento all’ora locale.

Continuo a non capire.

- Vedi, giovedì scorso abbiamo chiamato una parrocchia per organizzare un incontro per oggi, ma non c’è stato verso. Ci son troppi tifosi dell’Argentina. Idem per mercoledì, abbiamo dovuto rimandare la riunione perché i comitati non si vogliono perdere la partita della Spagna.
- ?
- In una parrocchia di Zarqa hanno allestito un mega schermo per poter vedere le partite. Per l’Italia stai sicuro che ci sarà un bel po’ di gente.
***

Pomeriggio dello stesso giorno. Rainbow Street, Jabal Amman. Questa via, coi suoi cafè e coi suoi locali sfavillanti è uno dei luoghi della movida ammanita. Tornando dall’ufficio mi fermo in un fast-food per prendere uno shawarma (una specie di piadina con kebab di pollo). Lo schermo è sintonizzato su Argentina-Nigeria. Esco col mio panino e mi accorgo che TUTTI i bar e i café che mi circondano sono sintonizzati sulla partita, con volumi in alcuni casi davvero imbarazzanti. Mi mancano i video delle discinte cantanti libanesi che parlano di amore eterno e di buoni sentimenti.

Passo oltre i ragazzini che vendono i gagliardetti delle squadre (ma avranno anche quello della Corea del Nord? Ammetto che non mi fermo a controllare..), ma non posso fare a meno di constatare che i Suv che tentano di schiacciarmi i piedi tifano chiaramente Brasile - le bandierine che escono dai finestrini non mentono.

E’ tutto molto folcloristico. Almeno fino a quando non mi imbatto in due giordani con la parrucca, la maglia dell’Argentina e la faccia pitturata con strisce bianco-azzurre-blu. Questo è già più inquietante.

La partita volge al termine. Non sono ancora a casa quando degli improbabili caroselli stanno già festeggiando la vittoria di Maradona e soci in giro per la città.
***

Domenica 13 giugno. Entro in una cartoleria per cercare del materiale di cancelleria. Il commesso è letteralmente sdraiato sulla sua sedia girevole, non mi guarda nemmeno. Una gracchiante telecronaca in arabo sta catturando tutta la sua attenzione. Serbia – Ghana.

- Ancora 0-0?
- Già, non è una gran partita.
- Ma per quale tieni delle due?
- No per nessuna, io son per il Brasile.

Faccio per incamminarmi verso casa, ma ho dimenticato di prendere la frutta. Dal baracchino del fruttivendolo, non più grande di 4m per 4, mi arriva di nuovo la familiare voce del telecronista di Al-jazeera Sport. Sto scegliendo delle fragole quando tutto si ferma. Rigore per il Ghana. Ragazzini del quartiere, anziani sheykh che non capiscono che sta succedendo, signore coi bambini che sono lì per comprare pomodori e mulukhye si ammassano a portata di televisore. Quasi mi emoziono quando l’attaccante ghanese la butta dentro, anche se mi sorge il dubbio che gli altri spettatori non stravedano per gli africani.
***

Oggi, martedì 15 giugno. Questa mattina vado in prigione a visitare un detenuto. Le guardie fanno i loro controlli di rito e mi chiedono documenti.
- Francese?
- No, italiano.
- Ma che è successo ieri?

Per un attimo mi si gela il sangue. Oddio, cosa abbiamo combinato ieri? Ma è solo un attimo e gli rispondo.

- Guarda, non me ne parlare. Anche a me girano le scatole per questo pareggio!

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