Anuradhapura, 23 novembre 2010
Un po’ x scrivere un post ad “Anuradhapura” (che il correttore ortografico di Word2007 già conosceva), un po’ x scrivere che del lembo di missione al nord, a Jaffna e a Kilinochchi (che il correttore ortografico di word2007, a qsto punto con l’iniziale minuscola, non conosceva, con mio sentimento di rivalsa), non se ne potrà scrivere. Perché è meglio di no, ci viene spiegato. E noi, dalla zona militarizzata dello Sri Lanka, non si può che obbedire. L’unica nazione che ha sconfitto il terrorismo, vien detto da una parte.
Tra le cose che non si possono scrivere ci sarebbe sincero apprezzamento per alcuni, non perché a loro cambi qcsa (beh, purtroppo sì, ma forse in peggio), ma x la dedizione ammirevole alla propria missione. Con un pezzo di bomba nella testa e cicatrici nel cuore.
E poi i bambini, che sono coloro che le guerre meno le possono capire e più se le portano addosso, svuotati di anni di sorrisi e di corse alla porta di casa. Giocare con loro non era richiesto dalla missione, ma l’ha spruzzata di un senso, emotivo, che non vorrei smarrire.
Sempre lodato sia il cicicicià.
Un’immagine memorizzata in qste giornate è una ragazza con una maglietta nera di google che passa sotto un arco artigianale creato con il corpo ferro che sostiene le catene due altalene, con le stesse ormai inestricabilmente arrotolate sopra, gingilli che guerra e tecnologia, dove autonome, dove compresenti, rendono decadenti ornamenti delle odierne cittadine.
Salendo al nord si avvistano con frequenza cartelloni pubblicitari volti verso i mezzi che arrivano. Spot di assicurazioni e telefonini e shampoo. Nel nulla delle brughiere bruciate dagli scontri e delle paludi abbandonate ad antiche solitudini, la vita riprende a rilucere dai cartelloni rappresentanti occidentali sorridenti.
Beppe ci ha omaggiato di un quaderno fatto al 50% di sterco riciclato di elefante: in Sri Lanka i 2800 elefanti rimasti sono considerati animali nobili e cortesi, meno che dai contadini, che ne invocano il trasferimento. Si dice che questo sia l’unico posto del pianeta dove puoi avere le balene davanti e gli elefanti dietro. Non una posizione esattamente comoda.
Badulla, 24 novembre 2010
I pachidermi sembra che portino fortuna perché vicini alle nuvole, e quindi alla pioggia. Certo è che forse ne portano troppa, considerati gli allagamenti a Colombo di oggi e la nostra traversata a sud in macchina fino a Badulla, contro muri d’acqua e banchi di nebbia. Ha smesso di piovere solo nelle occasioni di visite in cui dovevamo avanzare a piedi scalzi, per poi riprendere burlone quando ci trovavamo troppo distanti dalle nostre scarpe sportive.
Talvolta una statua gigante del Buddha inframezza il panorama. Altrimenti tutto verde. Alberto ipotizza che il verde nasca da qua e poi venga esportato. Certamente questo succede con il tè. Quello verde e quello nero.
Paolo
Foto di Alberto Minoia
e sempre lodato sia il cicicicià
RispondiEliminaamen!
conservalo quel senso...non vale la pena smarrirlo per nulla al mondo!
paolo io avrei un'idea per il mio regalo...ha a che fare con l'elefante ma non è fatto al 50% del suo sterco...pensaci!
RispondiEliminaio intanto ho trovato la pianta per l'ufficio e per aspettare il natale e per non farla morire e...tante altre cose!