
Il problema del Kenya è la Somalia: la Somalia non ha un vero governo dal 1991, ma un agglomerato di regioni controllate dai signori della guerra o da corti islamiche, e il governo transitorio (istituito nel 2004) non controlla neanche Mogadisho. La capitale e il sud del paese sono controllati infatti da un gruppo di fondamentalisti islamici chiamati Al Shabaab, affiliati ad Al Quaeda. Le numerose incursioni dei terroristi nel territorio keniano mettono in crisi per l'ultima volta la celeberrima diplomazia dei vicini il mese scorso: due operatrici spagnole di Medici Senza Frontiere vengono rapite a Daadab, il campo profughi più grande del mondo, mentre altre due turiste europee vengono rapite su un'isola paradiso del turismo ("X"rossa nella foto), e il marito di una delle due viene ucciso. Il 16 ottobre le truppe keniane penetrano nel territorio somalo (freccia rossa nella foto). Due giorni dopo il Daily Nation (testata kenyana) scrive che i rapimenti hanno portato un “ major blow to the tourism industry “, il Kenya che “safley host tourists and one of the world's largest aid communities” ha secondo le ambascerie occidentali il diritto di perseguire i rapitori, ed al tempo stesso la coscienza che ciò farà del paese un obiettivo dei terroristi...
“Non entrate nel nostro territorio, voi avete grattacieli e ricchezza, noi caos, vi colpiremo nel cuore dei vostri interessi”:questa la minaccia di uno dei portavoce di Al Shabaab. Detto fatto: tra domenica e lunedì due granate sono state lanciate sulla folla a Nairobi, una in un pub, una alla stazione dei pullman ( foto sotto), causando 32 feriti ed un morto. Gli Usa stanno appoggiando logisticamente il Kenya in questa sfida, non si sa quanto pianificata, al terrorismo, e avevano previsto gli attacchi: ora la polizia keniana ha diramato tramite sms i nomi dei luoghi più “caldi”: vie, ristoranti, pub, una decina in tutto.
Siamo passati di lì due giorni fa...