Roberto Fallini, 5 Marzo 2012
Un’imminente guerra in Medio Oriente è un timore fondato, purtroppo. Preoccupante è soprattutto il crescente sbandieramento di un attacco ai danni dell'Iran da parte di Israele, con gli Stati Uniti, in piena campagna elettorale, divisi fra interventisti e non. Il mondo non può permettersi un Iran dotato di ordigni nucleari è la sentenza di Barack Obama, che temporeggia, senza esporsi, da assoluto mediatore fra l’allineamento al terrorismo mediatico israeliano nei confronti di Teheran da parte degli esponenti politici più guerrafondai ed il più rispettabile approccio diplomatico. Non più tardi di due settimane fa, a conclusione dell’ennesima visita a Gerusalemme, Toni Donilon, il consigliere del Presidente sulla sicurezza nazionale, ha intimato ad Israele di non procedere con un attacco militare contro l’Iran. Lo Stato Ebraico non sembra però allentare la pressione. Proprio lunedì 5 marzo, in visita a Washington, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito che Israele si riserva il pieno diritto di agire unilateralmente nei confronti di qualunque minaccia verso il proprio territorio (1).
Ulteriori sfumature, evidenti ad un'analisi più attenta, arricchiscono lo scenario.
Primo, il Presidente americano è storicamente molto sensibile alle pressioni del suo scomodo alleato mediorientale (Israele ndr), sia per questioni di equilibrio nella regione, sia per soddisfare le potenti lobby ebraiche che detengono un immenso controllo nel Congresso. Un Presidente alla ricerca del secondo mandato, difficilmente potrebbe avere successo senza il sostegno e le risorse economiche di importanti organizzazioni come l'AIPAC. Sconvolgente a proposito è quanto emerge dal volume pubblicato da John Mearsheimer e Stephen Walt, The Israeli Lobby and U.S. Foreign Policy (tradotto in italiano con il titolo La Lobby israeliana e la politica estera americana) (2). Da settimane, l’American Israel Public Affairs Committee (AIPAC) sta facendo circolare volantini che descrivono come inaccettabile l’acquisizione da parte di Teheran della tecnologia nucleare(3).
Secondo, per anni la politica americana in Medio Oriente ha cercato di erodere il sostegno del regime iraniano lavorando sul fronte interno ed esterno. Dopo gli attacchi contro l'Afghanistan e l'Iraq, Iran e Siria sono rimasti gli unici paesi esplicitamente critici della politica americana. Un Iran nucleare muterebbe gli equilibri politici della regione, costringendo gli Stati Uniti ed i loro alleati a decisioni multilaterali e concordate, limitandone pertanto la libertà di azione.
Terzo, in termini economici, una guerra contro l'Iran viene percepita come un'immensa opportunità, da parte di diversi elementi del panorama politico ed economico americano. La caduta del regime degli Ayatollah permetterebbe infatti l'accesso alle risorse energetiche iraniane da parte di compagnie americane. L'esempio iracheno docet. Poco importano i morti e l'anarchia nella quale è sprofondato il paese dopo il 2003, l'economia statunitense ha tratto enormi profitti dall'invasione dell'Iraq in termini di risorse e contratti stipulati durante la fase ricostruzione. Una parziale analisi è fornita dall’inviato del Washington Post a Baghdad, Rajiv Chandrasekaran nella sua opera Green Zone.
Seppur come spesso accade non si esponga, Obama sembra tuttavia restio ad un attacco militare, forse memore dei disastri politico-umanitari commessi dalla precedente amministrazione durante le ultime guerre cominciate dagli Usa(4). Occorrerà attendere l’eventuale secondo mandato per una presa di posizione più decisa nei confronti dell’Iran. Nove mesi di arduo lavoro diplomatico quindi, nella speranza che, nel frattempo, le parti coinvolte non si abbandonino ad un’ennesima atrocità, aprendo un ulteriore conflitto nella regione.
(1)http://www.guardian.co.uk/world/2012/mar/04/barack-obama-israel-talk-war
http://www.nytimes.com/2012/03/06/world/middleeast/obama-cites-window-for-diplomacy-on-iran-bomb.html?_r=1&hp
(2) Un ulteriore, sebbene più conciso, riferimento si trova nell’articolo di MJ Rosemberg pubblicato al link http://www.aljazeera.com/indepth/opinion/2011/06/201164151342193909.html
(3)La notizia è stata riportata da alJazeera in un articolo pubblicato al link http://www.aljazeera.com/news/middleeast/2012/03/201235162821946535.html
(4) http://www.iljournal.it/2011/la-lotta-al-terrorismo-in-cifre/231864
Limes, Rivista Italiana di Geopolitica. Numero 1/2012:
‘Washington deve colpire adesso o sarà tardi’, Matthew Kroenig
Iran, la soluzione è il contenimento, Roberto Toscano
Netanyahu sceglie le armi, Umberto De Giovannangeli
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