Cinisello Balsamo, 154 m s.l.m.
Lunedì 23 agosto 2010, h. 1.00
Nuovo idolo: Daddy Yankee, star portoricana (ho studiato) che canta il tormentone: ”Que tengo que hacer”, colonna sonora della mia estate 2010, tanto tamarra e tanto dolce alle mie orecchie.
Esattamente un mese fa partivo per la mia avventura.
Ora a tre giorni dal mio rientro scriverò della nostra avventura.
Sono sola, seduta sul divano con il computer sulle gambe. Narrare di cosa è stata la Bolivia è molto più complicato di quanto pensassi. Allora partirò da questo: sono sola.
Eppure è come se intorno a me percepissi ancora lo sguardo corrucciato di Benjamin, il sorriso di Omar, l’occhio di Husto, quello buono, quello che non vede ma ti guarda, ti trafigge e quando sei pronta a farti colpire, questo è capace di scatenarti un’ondata d’amore come poco altro è mai stato capace di fare.
Galletas de agua.
Eppure è come se intorno a me vedessi le manine di Josè Louis mentre costruisce quelle lettere tanto semplici e tanto cattive per lui. Lettere che hanno l’ingrato compito di ricordargli il chi e il cosa ma che probabilmente non gli riveleranno mai il perché.
Mate de coca.
Eppure è come se intorno a me sentissi la vocina esile di Saul che mi domanda perché ce ne dobbiamo andare – Perché in Italia mi aspettano, ho un lavoro – rispondo banalmente. -Vieni qua a lavorare!- mi dice lui con candore.
Incredibile come un bambino di 9 anni possa metterci in crisi con 4 semplici paroline.
Papaia.
Eppure è come se intorno a me sentissi ancora la musica che ci trasporta e ci fa danzare.
Caporales.
Eppure è come se intorno a me vedessi i ragazzi ancora seduti ai tavoli con le mani nel piatto per raccogliere l’ultima goccia sugo della pasta italiana preparata per loro e del putiferio scatenata alla domanda:- Qualcuno vuole ancora un po’ di pizza?-. Lo scrivo e ancora mi vien da ridere.
Salteña.
Eppure è come se intorno a me si celebrasse ancora la Messa a lume di candela con i campesinos.
Palta.
Eppure è come se intorno a me vedessi qualche bellissima cholita (capelli traditori!)
Chicha.
Eppure è come se intorno a me vedessi l’orologio che segna le cinque. Io da quelle carceri potevo uscire. Loro no e ne sentivo il soffocamento.
Empanada.
Eppure è come se intorno a me vedessi orde di monos che attaccano il nostro eroe, ma lui impavido le affronta e le sconfigge tutte, conquistando i cuori di tutte le belle ortolane di Cochabamba (per vedere questo mi sono concentrata molto...).
Mango (anche qui molta concentrazione...)
Eppure è come se intorno a me sentissi i pensieri della mia socia.
Taquiña.
Eppure è come se intorno a me sentissi la contentezza della mia vicina.
Cancha.
Eppure è come se intorno a me sentissi: ”Lasciatemi solo!”
Yucca.
Eppure è come se intorno a me sentissi “uffa, smettetela di dirmi che sono piccola!” No, non lo sei e l’hai dimostrato. Ciò non toglie che siamo un po’ infami e forti di un sano nonnismo... continueremo a prenderti un po’ in giro!
Chirimoya (la prossima volta...)
Eppure è come se intorno a me vedessi una minuta figura di ragazza.
Coca, anche Cola.
Eppure è come se intorno a me vedessi ancora chi gioca a “Trova le cantieriste!”
Amuchina (questa sto cercando di eliminarla dalle mie visioni!)
Eppure è come se intorno a me sentissi qualcuno che par me dovrebbe andare a la escola perché ha juegato molt all’allegro chirurgo.
Dulce de leche.
Eppure è come se intorno a me sentissi ancora speziate fragranze che mi confermano: “YO TAMBIEN QUIERO ...!”
Danilo. Lo pterodattilo.
Eppure è come se intorno a me sentissi la voce di chi ha spolverato il tutto con gratuita dolcezza.
Pique macho.
Ecco allora dove sta tutta la magia! Sono seduta sul divano con il computer sulle gambe. Sono al km 0.
Ma non sono sola.
Esattamente un mese fa partivo per la mia avventura.
Ora a tre giorni dal mio rientro scriverò della nostra avventura.
Sono sola, seduta sul divano con il computer sulle gambe. Narrare di cosa è stata la Bolivia è molto più complicato di quanto pensassi. Allora partirò da questo: sono sola.
Eppure è come se intorno a me percepissi ancora lo sguardo corrucciato di Benjamin, il sorriso di Omar, l’occhio di Husto, quello buono, quello che non vede ma ti guarda, ti trafigge e quando sei pronta a farti colpire, questo è capace di scatenarti un’ondata d’amore come poco altro è mai stato capace di fare.
Galletas de agua.
Eppure è come se intorno a me vedessi le manine di Josè Louis mentre costruisce quelle lettere tanto semplici e tanto cattive per lui. Lettere che hanno l’ingrato compito di ricordargli il chi e il cosa ma che probabilmente non gli riveleranno mai il perché.
Mate de coca.
Eppure è come se intorno a me sentissi la vocina esile di Saul che mi domanda perché ce ne dobbiamo andare – Perché in Italia mi aspettano, ho un lavoro – rispondo banalmente. -Vieni qua a lavorare!- mi dice lui con candore.
Incredibile come un bambino di 9 anni possa metterci in crisi con 4 semplici paroline.
Papaia.
Eppure è come se intorno a me sentissi ancora la musica che ci trasporta e ci fa danzare.
Caporales.
Eppure è come se intorno a me vedessi i ragazzi ancora seduti ai tavoli con le mani nel piatto per raccogliere l’ultima goccia sugo della pasta italiana preparata per loro e del putiferio scatenata alla domanda:- Qualcuno vuole ancora un po’ di pizza?-. Lo scrivo e ancora mi vien da ridere.
Salteña.
Eppure è come se intorno a me si celebrasse ancora la Messa a lume di candela con i campesinos.
Palta.
Eppure è come se intorno a me vedessi qualche bellissima cholita (capelli traditori!)
Chicha.
Eppure è come se intorno a me vedessi l’orologio che segna le cinque. Io da quelle carceri potevo uscire. Loro no e ne sentivo il soffocamento.
Empanada.
Eppure è come se intorno a me vedessi orde di monos che attaccano il nostro eroe, ma lui impavido le affronta e le sconfigge tutte, conquistando i cuori di tutte le belle ortolane di Cochabamba (per vedere questo mi sono concentrata molto...).
Mango (anche qui molta concentrazione...)
Eppure è come se intorno a me sentissi i pensieri della mia socia.
Taquiña.
Eppure è come se intorno a me sentissi la contentezza della mia vicina.
Cancha.
Eppure è come se intorno a me sentissi: ”Lasciatemi solo!”
Yucca.
Eppure è come se intorno a me sentissi “uffa, smettetela di dirmi che sono piccola!” No, non lo sei e l’hai dimostrato. Ciò non toglie che siamo un po’ infami e forti di un sano nonnismo... continueremo a prenderti un po’ in giro!
Chirimoya (la prossima volta...)
Eppure è come se intorno a me vedessi una minuta figura di ragazza.
Coca, anche Cola.
Eppure è come se intorno a me vedessi ancora chi gioca a “Trova le cantieriste!”
Amuchina (questa sto cercando di eliminarla dalle mie visioni!)
Eppure è come se intorno a me sentissi qualcuno che par me dovrebbe andare a la escola perché ha juegato molt all’allegro chirurgo.
Dulce de leche.
Eppure è come se intorno a me sentissi ancora speziate fragranze che mi confermano: “YO TAMBIEN QUIERO ...!”
Danilo. Lo pterodattilo.
Eppure è come se intorno a me sentissi la voce di chi ha spolverato il tutto con gratuita dolcezza.
Pique macho.
Ecco allora dove sta tutta la magia! Sono seduta sul divano con il computer sulle gambe. Sono al km 0.
Ma non sono sola.
Wow grande Anna ! Vorrei far notare l'attenzione nei particolari : 154 s.l.m. !
RispondiEliminaChi è il fantasco eroe che ha sconfitto l'orda di monos inferociti???
RispondiEliminaVoglio avere il suo numero, o almeno mandatemi una foto!
-anonimo :)
...che emozione leggerti...
RispondiEliminabentornata!
a presto per i racconti!
elisa
Bodins:sei troppo il nostro guru!
RispondiEliminaeh già anonimo....ti piacerebbe!!!è un eroe impegnativo troppe ortolane cadaveri sui cui passare...
Da come narri le sue gesta, farei qualunque cosa!! Che eroe!
RispondiElimina-Anonimo :)