Fa rabbia.
Fa rabbia la disparità di questo mondo, fa rabbia il sistema
, fa rabbia che sembra impossibile cambiarlo.
Mi fa rabbia Federico, che torna da Haiti e si adatta così
facilmente al suo Trentino: speravo o temevo di starci malissimo, di non
dormirci la notte. Invece, forse, perché volontariamente cerco di concentrarmi
su dove sono ora, a Trento, coi miei amici, affetti, parenti, sono felice. Come
sono felice, molto, quando sono a Port au Prince.
E’ casa mia questa, e sono cresciuto così e forse , ragionavo
mentre ero nei Caraibi, quello che posso fare, che possiamo fare, è continuare
a farci domande, metterci in gioco e vivere con gli occhi aperti al mondo, indipendentemente
da dove noi siamo. Ma soprattutto, sto riflettendo sul fatto che ciò che può
davvero fare la differenza, quantomeno per me, è il MODO.
Non so come spiegarlo, ma credo che, posto il fatto è che mi
ritrovo a vivere in un mondo così strano, così poco paritario, la differenza la
può fare il come io vivo nella mia piccola Trento o nella grande Port au
Prince, e così via, insomma, ovunque io sia , conta il COME vivo. E non credo
sia facile.
Vivere con uno sguardo amplio sul mondo, aperto; vivere
cercando ogni giorno di donare semplicemente un sorriso all’altro; vivere
cercando di cambiare le cose nel nostro piccolo: nei rapporti coi vicini, nel
cercare di fare comunità, nell’accogliere tutti i giorni, nonostante le
difficoltà. Nel limitare gli sprechi, nel puntare ad un’economia sostenibile,
aver un occhio di riguardo per l’ambiente. Mettersi in gioco socialmente e
politicamente, nelle cose piccole del quotidiano. Sono solo alcuni degli spunti
che mi stanno venendo in mente nei miei “viaggi mentali”.
Il punto centrale infine, credo sia questo: non so se è o
meno una fortuna essere nato a Trento, fatto sta che ci sono sempre stato bene;
ma ciò che è una certezza, è che qui io ho un infinito numero di opportunità e
possibilità: possibilità di scegliere, potrei dire, qualsiasi cosa. Ad Haiti
invece di opportunità ce ne sono davvero poche.
Credo che quindi la prima cosa che posso fare nei confronti
di tutta la gente che ho incontrato a Port au Prince è non avere paura di non
ottenere un posto fisso; è non avere paura di non riuscire a fare carriera, o
di pagare un mutuo, o di non riuscire a
invecchiare fino a 90 anni. Credo che il primo gesto di rispetto sia quello di
lottare fino all’ultimo per ogni mio sogno, per ogni mio idealismo, passando
magari per sciocco o sognatore. Ma , come disse Mandela, “un sognatore è un
vincitore che non ha mai smesso di sognare” e invito col cuore me e soprattutto
tutti i giovani che come me hanno mille opportunità, di inseguire sempre ciò
che sentono dentro, non fermarsi per la paura e la mancanza di certezze, perché
a Port au Prince non ci si arrende nemmeno di fronte all’assenza di cibo, di
lavoro e di opportunità, ma si continua a vivere, provare a sorridere e
lottare. Credo sia un nostro dovere non avere paura, paura di sognare,
Fede
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