Febbraio 2012. Avevo iniziato da qualche mese l’università, facoltà di Lingue e Letterature Straniere a Torino. Lingue scelte? Arabo e inglese. Sopravvissuta alla prima sessione esami della vita ricevetti una proposta da un amico: «Vieni con me a Beirut? Devo andare a recuperare la mia valigia e altre cose personali».
Poco più di un anno prima, un’ondata di manifestazioni e contestazioni di piazza aveva iniziato ad infuocare i territori nordafricani e mediorientali: prima la Tunisia, poi l’Egitto, Libia, Marocco, Yemen, Siria. Gli equilibri geopolitici stavano cambiando in fretta e dall’Italia si guardava con curiosità e interesse a ciò che stava succedendo oltre il Mar Mediterraneo.
S. era partito per Damasco nel 2010, quando la Siria era ancora una delle mete privilegiate per lo studio dell’arabo. Nell’inverno del 2011 era tornato in Italia pensando di fermarsi solo qualche settimana, ma la crisi siriana era rapidamente entrata in una fase critica acuta e irreversibile. Le ambasciate stavano chiudendo, i pochi studenti rimasti si apprestavano a ritornare – spesso forzatamente – nei propri paesi di provenienza con l’amaro in bocca, lasciando amici e compagni in balia di un futuro incerto.
Sede dell'EDL (Electricité du Liban) - Beirut |
Decisi di partire insieme a lui. Oggi mi piace pensare che in quella decisione ci fu “un misto di incoscienza e di coraggio” come recita una canzone hiphop italiana. Questo perché atterrammo a Beirut, vero, ma il giorno dopo, alle 7 del mattino, un taxi ci portò a Damasco dove ci fermammo appena 48 ore. Poche ore che, tuttavia, sono scolpite nella mia mente come se fosse ieri. Recuperate le valigie e salutati gli amici ritornammo nella capitale libanese dove restammo ancora qualche giorno.
Nonostante avessi già visitato qualche paese arabo insieme alla mia famiglia, quel viaggio-lampo in Libano rappresentò – forse – uno spartiacque nella mia vita. Fu il primo di tanti viaggi, per la maggior parte affrontati da sola, e l’inizio di un percorso di riflessione e passione che mi porta ad essere qui oggi.
Gennaio 2019. Ad una settimana dalla partenza – destinazione Beirut - convivo pacificamente con quel brivido che mi ha percorso in questi ultimi anni nelle occasioni in cui ho deciso di buttarmi in un’esperienza totalmente nuova, magari sconosciuta e diversa da quelle precedenti. Le prime volte fa una paura terribile, ma quando lo ritrovi dentro di te è un po’ come incontrare un amico di vecchia data con cui vuoi chiacchierare tutta la notte davanti ad un bicchiere di vino.
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