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Il Chapare si estende a est di Cochabamba dopo l’ultimo residuo di montagne boliviane. Zona di turismo, coca e frutta tropicale è incanto e orrore. Fiumi larghi e sinuosi carichi di pesci che nella stagione delle pioggie rubano spazio alla terra e uccidono esseri umani. Alberi altissimi e fecondi, fitta maglia verde che dona frutti. Pianta di coca che da’ pane ed energia ma può trasformarsi in polvere bianca e mortifera.
Finalmente, Chapare. Riapro gli occhi sulla strada per Eterazama, centro di poche case e tanta terra. Per noi abituati a posti in cui ci si pesta i piedi anche stando fermi, il Chapare è un verdissimo deserto.
Ad Eterazama ci andiamo per visitare una scuola in costruzione: corsi di infermeria, agronomia e informatica. La scuola è inspiegabilmente grande per i miei occhi, ma tra un succo di ananas e un fazzoletto pieno di sudore scopro che in quella zona che a me sembra deserta ci sono più di 8000 giovani. Con pochi sbocchi in loco, spesso emigrano verso le città o l’estero in cerca di lavoro, studio e stimoli. La scuola vuole mantenerli lì, con le loro famiglie e un lavoro dignitoso. Dignitoso nella paga ma anche nella costanza e possibilità di fare una vita serena.

Saltellando tra le buche e scansando le fronde abbondanti sulle strade del Chapare, penso che qui inizia quel viaggio infausto che passa mani e frontiere. In Chapare lascia soldi facili, insicurezza, disgregazione, violenza, mafie. Penso questo guardando un paesaggio meraviglioso e penso che sì, con i loro occhi abituati a tanta bellezza, i giovani di qui meritano davvero qualcosa di meglio! Bello!
Letto. e, grazie.
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