Davanti a questa pagina bianca, è difficile mettere in ordine l’enorme quantità di emozioni che questi due
giorni ci hanno portato.
Qui allo Shelter il tempo sembra non passare mai, se non
fosse per il suono della campana che
annuncia l’arrivo delle “succulente” piadine.
Ci capita spesso di riflettere proprio sul senso del tempo qui.
Tutti sono in attesa…in attesa del cibo, in attesa delle
attività, o, più importante, in attesa dei documenti, di capire dove sarà il loro futuro e di riabbracciare i loro figli in patria.
In Libano infatti, se non hai i documenti, vieni messo in
prigione, motivo per cui i datori di lavoro si premurano di sequestrare il passaporto di queste donne al loro
arrivo. Il passato e il futuro delle storie che ci sentiamo raccontare assumono sfumature spesso difficili da
capire. I ricordi delle loro esperienze
qui in Libano, da una partenza alla ricerca di fortuna e con la speranza di guadagni da
mandare in patria allo scontro con realtà di sfruttamento e
violenza, emergono in modo molto spontaneo,
contrastando con l’apparente serenità con cui hanno saputo accoglierci, la
semplicità con cui sanno regalarci sorrisi davanti alle parole più banali e ai
gesti più comuni.
Il loro è un passato che sicuramente le ha duramente cambiate,
profondamente segnate, a volte anche fisicamente, ma che spesso non ha tolto
loro la speranza o la forza e il coraggio di guardare avanti. Molte sono le
giovani donne con progetti che ancora
suonano raggiungibili, con desideri che le rendono fiduciose e determinate, con
la fermezza di ritrovare la forza in nome del loro essere donne e madri.
Insomma, qui il passato si mischia al futuro in modo molto strano, condizionando
e al tempo stesso arricchendolo della giusta sfumatura di determinazione nell’attesa di quel che verrà. Attesa…
Riempire il tempo è quindi il giusto modo per avvicinare il passato da dimenticare al futuro da
costruire.
Oggi il tempo è volato
costruendo delle deliziose maschere alla Veneziana con cartoncini, perline,
gessetti e strass. I talenti più nascosti hanno prodotto oggetti originali di
cui ogni donna andava molto orgogliosa, indossandoli per lo shelter come se si trovassero improvvisamente in un raffinato salone alla moda.
Attesa…
Eppure le cose cambiano fuori dal centro di Rayfoun, in modo
anche incontrollabile e determinante. Poco lontano, la guerra in Siria spinge
sempre più civili a varcare il confine di quel paese che fine a poco tempo fa
era l’ "occupato". Lunedì abbiamo avuto modo di collaborare alla distribuzione
di aiuti a 25 famiglie di rifugiati siriani, ospitati in un convento qui
vicino. L'incontro è stato molto
commuovente, tristemente toccante pensare alla loro fuga, alla loro necessità
di chiedere aiuto in terra straniera, immaginare quanto possa essere stato
straziante abbandonare case, persone care, interrompere le proprie vite. Questa situazione estrema non cancellava però la fierezza, che ancora si leggeva nei loro volti, e l’orgoglio che guidava i loro gesti. La responsabile
del centro, Nancy, ci ha comunicato che queste non sono le uniche famiglie che
hanno trovato ospitalità presso la
comunità locale e che presto ne incontreremo altre. La possibilità di poter
contribuire anche in questo piccolo modo ci rende molto fiere, e ci spinge ad
agire affinché la sensibilità nei confronti di questa emergenza quasi
invisibile possa diventare l’emergenza
di tutti.
Bravissime..continuate così!!! È una goccia nell oceano, ma se non ci fosse all oceano mancherebbe ^_^ siete super!! ..Clara
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