Vuol
dire scappare dalla Siria per salvare la tua vita e quella delle persone più
care.
Vuol
dire affittare una casa in un campo profughi palestinese, che esiste da circa
60 anni e pagare una stanza 500 Dollari al mese. Forse gli altri si dimenticano
di aver vissuto la stessa condizione che hai vissuto tu, ma, nella disperazione
di non avere diritti da 60 anni e di non potersi pagare le cure più costose
come la dialisi, senza la quale non potrebbero sopravvivere, lucrano sulla tua
di disperazione.
Vuol
dire che alcuni aiuti inviati dalle ONG internazionali arrivano scaduti e non
possono essere utilizzati, perché è passato troppo tempo da quando sono stati
raccolti a quando sono arrivati. Le motivazioni non si conoscono, ma, anche se
sei profugo e disperato, i cibi scaduti non li puoi mangiare e nemmeno darli ai
tuoi bambini.

Vuol
dire che il giorno prima sei un ragazzo dagli occhi buoni, studente di
ingegneria e il giorno dopo fai il
cameriere in un bar in Libano, perché hai scritto sul tuo profilo Facebook
contro il regime. Sai che, se tornassi in patria, saresti arrestato e quindi,
sempre con gli stessi occhi buoni, forse perché non hai perso la speranza,
cerchi di far passare una bella serata a sette volontari italiani che si
vogliono rilassare.
Vuol
dire che, nonostante tu non sia più giovane, abbia
lavorato una vita e voglia finalmente goderti i frutti del tuo lavoro nella tua
terra, sei costretta a scappare dal tuo paese e ad essere accolta in un centro
Caritas, perché non sai dove altro andare.
Vuol dire sperare che tutto questo
finisca, non tanto per te che la tua vita l'hai già fatta, quanto per i tuoi
figli e i tuoi nipoti, perché non debbano vivere quello che tu hai vissuto.
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