Hai presente quell'albero secolare, il più veccho di Gibuti, quello che ha 400 anni? Ma sì quello dove i dromedari fanno la siesta e i babbuini dal culetto rosso si cotonano i capelli, capito?
Ecco, bravo. Lì al bivio tieniti a sinistra e inventati una strada tra rocce sassi e faglie continentali. Se continui così alla terza mucca a destra (mi raccomando conta solo quelle con le costole bene in vista, gozzo sul groppone e corna paraboliche) ti aspetta una gazzella per indicarti la via. Capra dopo capra, come d'incanto...bienvenue à Ripta!
Capanne di pietra, cimitero di sassi, cisterna a forma di mastio non utilizzata da 10 anni, pozzo seccato dal vento tempestoso del deserto, scuola vuota e impolverata ferma al suono dell'ultima campanella di giugno. Insomma, solo noi, Clint Eastwood ed Ennio Morricone nelle orecchie.
All'improvviso, la sensazione di essere osservati, cresce piano piano. Tanti piccoli occhi curiosi sbucano da ogni direzione e fanno capolino. Stoppa Ennio, saluta Clint ed eccoti arrivato: un villaggio gibutino sperduto nel deserto e nel tempo. Dall'orizzonte una camicia bianca si avvicina. Passo africano, portamento elegante, come i pantaloni neri che la accompagnano.
È il mayor, che ti apre le porte di questo piccolo mondo.
Dispensario, mensa, dormitorio tutto all inclusive, tranne tetti e porte, ancora working in progress. Poi la visita finisce, ed inizia il gioco. Una palla azzurra tra le tue mani è la novità per il primo gruppo di bimbi intmorito ma in avvicinamento.
Piano piano prende forma il cerchio della vita, e basta girogirotondocascailmondo a mettere in moto la giostra. Tra versi di animali locali e bans improvvisati i sorrisi che accendono il viso svelano la semplice ingenuità di una vita tra pietre e capre.
Ora devi andare. L'ultima gazzella è in partenza. Saluta e fotografa gli ultimi istanti, prendi le tue cose ma non tutto. Alla prima pausa gazzella, voltati. Guarda quella piccola parte azzurra di te, rimbalzare di mano in mano. Saprai che anche domani accenderai i loro sorrisi.
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