Gennaio 2009, 27. 20:52. Port Blair.
Sono arrivato sulle Isole Andamane, distretto indiano composto da 576 isole situate sotto il Myanmar, nel Golfo del Bengali. Il 90% (7,171kmq su 8,249kmq) è abitato da alberi, in foreste e giungle; fino a quest’estate non sapevo neanche che esistesse. Scendiamo dall’aeroplanino e il vescovo Alex (nome retaggio del periodo portoghese in India) ci porta a casa sua, dove risiederemo in questi giorni. Lui ha 63 anni e Giovanni Paolo II, Magno, lo chiamava “il primo vescovo delle isole indiane”; la prima volta che lo vide esclamò: “ Che vescovo giovane!”; Alex ricorda i loro incontri con occhi gaudenti. Ha un fare affabile ed una bella cultura, arricchita da un copioso numero di viaggi; la nostra presenza è occasione per chiacchierate in italiano sul mondo e sulla Chiesa di oggi. Nel suo patio siamo accolti con ghirlande di fiori di tessuto intorno al collo. Fa un caldo umido, ma questo posto è ad un 1° sguardo rilassante, per colori e suoni.
Gennaio 2009, 29. 6:14. Andamane Centrali.
SMS
Nanni svampa nelle orecchie dà il cambio a carla bruni mentre le strade Andamane scorrono saltellanti dal finestrino del nostro fuoristrada. è ancora buio, ma l’impressione di una pacifica terra distonica dal resto del mondo è delineata. sto bene, aspettando la colazione.
Gennaio 2009, 29. 9:20. Andamane Centrali.
Non è un anno d Etiopia, questo. Sono 17 giorni d Asia. Non c’è tempo per dormire: delle ultime 117 ore ne ho dormite 21, il 18%; ho trascorso una delle ultime 117 ore a realizzare questo conto, lo 0.85%. Non c’è tempo per pensare cosa scrivere. Se ne trovo per buttare giù qualcosa, lo faccio, ma non rileggo.
All’alba stamane mentre riscendevamo le isole per tornare nella capitale, dopo una missione di visita ad un progetto a Mayabundar, a 180 km, ho visto una ragazzina in vestiti variopinti seduta su un muretto. Chissà cosa, chi aspettava. M’immagino di chiederglielo.
- Cosa aspetti ragazzina in vestiti variopinti seduta sun muretto?
- Io non aspetto
Più avanti un’altra visione: a lato della strada un water di cemento da cui non smette di fuoriuscire acqua.
Ieri alcune delle studentesse beneficiarie del progetto m’hanno lavato i piedi, appena arrivato. Il saluto che si pronuncia in Indi durante le presentazioni, mani giunte e piccolo inchino, significa: “Riconosco la parte di divinità che c’è in te”. Non me l’hanno porto lavandomi i piedi, ma prima.
Nella camera in cui ho dormito stanotte l’interruttore della luce non si spegneva, bisognava convincerlo a rimanere schiacciato.
- Spengiti!
- No
- Rimani schiacciato, dannazione. Mi stanno aspettando.
- No
- Perché no? Ti dà fastidio che qualcuno ti schiacci? Non vuoi sentirti come un pisolino?
- No
Gennaio 2009, 29. 12:07. Andamane Centrali.
Sono in attesa del 2° traghetto della giornata. Sono sulla jeep “Skorpio” targata AN0 e dei numeri. Vedo, tra le persone sparpagliate che attendono con noi, una mucca e una mucchina. Questi animali in India hanno uno status privilegiato, un DNA divino e possono fare un po’ quello che vogliono. Sembrano svaccate, ma non particolarmente allegre. Possono fare un po’ quello che vogliono. Non fanno niente, forse pensano.
Gennaio 2009, 30. 0:39. Port Blair.
Oggi e ieri abbiamo avvistato i Jarawa. 12. In 5 gruppi. I Jarawa sono un’etnia indigena (composta da 240 uomini, divisi in tribù) che vive nelle foreste ed è protetta dal governo locale. Quindi il loro territorio si attraversa in convogli di auto, alla testa del quale c’è un militare, che controlla che i Jarawa non siano avvicinati, fotografati. Che non gli venga dato da mangiare. Anche perché sarebbe pericoloso per loro, hanno un sistema immunitario completamente diverso dal nostro. Proteggerli così fa un po’ zoo, “si prega di non molestare i Jarawa”. Sono negroidi, si dice siano arrivati dall’Africa 60,000 anni fa. E si siano trovati bene.
Ad un certo punto abbiamo iniziato ad incontrarli. Uno più di tutti mi ha colpito. Era un cacciatore (vivono di caccia e pesca). Impassibile, statuario, nerissimo. Impossibile, anche. Ci guarda, fiero e muscoloso. Un incrocio fuori da orologi, calendari. Anch’io ero paralizzato, ma dall’emozione. Ne scriverei per minuti, ma sono sfinito. Credo che se lo avessimo fotografato non avrebbe impressionato la pellicola, perché la foto ferma nel tempo, ma lui non appartiene al nostro tempo. O, forse, noi non apparteniamo al suo. Mi han ricordato gli studi antropologici che avevo letto per la tesi, i !Kung africani.
Questo ieri, il 27. Oggi invece ne ho anche salutato uno, un ragazzo. Ci siamo alzati la mano, l’abbiamo tenuta ferma. Cosa pensi, ragazzo Jarawa, come vivi, cosa fai nel tempo libero, come puoi camminare scalzo nella foresta, in cosa credi? Wikipedia accenna a forme d animismo, ma dovrei fare ricerche più accurate. Ognivolta abbiam provato a fotografarli e filmarli, e non ce l’abbiamo mai fatta come voloevamo: giusto Alberto da dietro, attraverso un vetro, da lontano; perché troppo lenti noi, le mani impacciate, nella testa il pensiero indigesto che ad aumentare la velocità di azione perdevamo lo sguardo. Mi salta in mente chi si è sparato un giorno di coda per vedere il cadavere del Papa e ha usato i 5 secondi a disposizione per scattare la foto col telefonino. Senza quindi guardarlo dal vivo.. La registrazione della vita che diventa più importante della vita. Quando diventa condivisione. Mi piacerebbe anche leggere ora, mi rilasserei, ma scrivo. Son contento di non averli ripresi. Mi seccherebbe essere ripreso da chi non conosco, da chi viene dal futuro.
- Perché mi riprendi, tu, o Jarawa?
- Forse perchè sei diverso da me
- Allora ci si dovrebbe riprendere sempre tutti
- Non è forse quello che facciamo?
- Forse, porcatrupazza, non lo so
- Tipo: tu ora mi riprendi per averti ripreso.
- No, non riesco a reggere il confronto.
Ora spengo questo micro portatile ed entro sotto la zanzariera coll’ultimo internazionale, la pila, il telefonino, un pennarello azzurro.
Quando posterò queste parole? Le sistemerò prima?
alcune domande: Alberto sta bene? vedi di non farmelo sclerare che è anche il mio capo, noi però lo chiamiamo Alby, ehy Alby!
RispondiEliminaLa pila che hai usato per leggere internazionale era la sua con doppia o tripla luminosità a seconda della distanza e ti permette di avere le mani libere? mi ricordo nel deserto giordano come ne andava fiero! io ne ho una con dinamo, molto sfottuta ma pratica in caso di.
Abbracci.
mi ero dimenticata una cosa:
RispondiEliminama ma Carla Bruni??? nuuuu birla! :-)
aspetta ke glielo kiedo. al, stai bene?
RispondiEliminaPRIMO E SECONDO PARIMERITO VORREI SAPERE CHI E' STO PAOLO,
KOMUNKUE STO ABBASTANZA...
A PROPOSITO LA MAGIKA FRONTALE PILA FUNZIONA MOLTO BENE ANCHE ALLE ANDAMANE.
PRIMA DI DIMENTICARVI COME STATE ORIANA E DANIELE NELLE MEDITERRANEE TERRE LIBANESI ?
carla bruna, si'.. m. gia'.
io so chi è Paolo.
RispondiEliminanoi si sta bene.
ora dimenticaci.
;-)
però ALby, vedi di non dimenticarci troppo...oggi Daniele ha cercato di chiamarti ma non rispondi mai, buuuuuu. richiamalo quando puoi.
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