mercoledì 7 febbraio 2018

"Quando ritornerai a dirmi addio ...

ti regalerò un segreto” disse la volpe al piccolo principe.


Dobbiamo imparare a dire addio. A noi non piace dire addio. Spesso lo storpiamo in “arrivederci”. Eppure, a volte, chi può dire se davvero ci rivedremo?!

Rivedersi

Era questo il dubbio che avevo. “Chissà se rivedremo tutti i bambini e le ragazze che abbiamo conosciuto!?” pensavo nelle due settimane trascorse in Italia. Poi, siamo tornate, di nuovo a Mombasa – tutto un altro mondo! Ed è stato tutto un rivedersi. In quanti – colleghi, amici, proprietari di casa, persino le guardie – son stati contenti di rivederci. E noi con loro: è sempre bello rivedersi! Tanto quanto è bello, ora, sapere che abbiamo un po’ di tempo in più per restare. 

Restare 

Non si può restare nel centro d’accoglienza. Lo dice la parola. Così, giorno dopo giorno, è tutto un gran via-vai. Qualcuno torna a casa, in famiglia; qualcuno si trasferisce in altri centri; qualcun altro arriva, qualcuno ancora arriverà. Bisogna star pronti: non sai mai chi ritroverai, chi non incontrerai e chi conoscerai. Bisogna aver l’animo pronto, perché prima o poi ciascuno deve andare …  

Andare

Dovevamo andare! Sapevamo che ci stavano aspettando già dal giorno prima. E anche noi volevamo rivederli al più presto. Non sapevamo cosa aspettarci. I dubbi non mancavano e, tra i pensieri, uno dopo l’altro affioravano: “pensa se domani andando al centro scopriamo che S. è tornato a casa” ho detto a Chiara.


Il rescue center "Mahali Pa Usalama"

“Domani S. torna a casa. È un po’ triste. Ti va di parlarci un po'?”


<colpo>

Io con S. ci parlo, volentieri. Prima però fammi masticare, ingoiare e digerire questo misto di emozioni. 

<faccio spazio ai pensieri>

Caspita! La vita a volte è proprio sorprendente … La provvidenza è fenomenale! Che strano, da un lato sono contenta di esser qui oggi, dall'altro, per quanto avessi supposto la possibilità che si verificasse tutto ciò ... non è di certo facile ...

<ritorno nel mondo>


Attività creativa all'ombra del grande albero


“S. che succede?” dico mentre mi siedo accanto a lui. Parole e lacrime. Non riesco a capire. “Cosa dici? Non riesco a sentire bene” aggiungo mentre pian piano ci facciamo un po’ più vicini. “Se vado a casa non vedrò più i miei amici … non potrò più giocare con loro, non vi rivedrò più.” Ha ragione. È vero. Cosa posso digli io? Come posso trasformare questa tristezza perché possa tornare a casa felicemente e con il suo solito sorriso?

Sorriso

Basterebbe questa parola per descrivere S. probabilmente. Un nanerottollo paffutello, (quasi) sempre sorridente, con un volto simpatico e un culotto pronunciato che ama muovere a ritmo di musica per danzare e divertirsi. Credo si sia legato a me durante una giornata in piscina (gentilmente offerta da un misterioso donatore che, durante le vacanze di dicembre, ha scelto di rendere speciale una giornata di questi bambini). Quel giorno S. era molto felice. Tanto quanto, poi, era spaventato. Non voleva proprio saperne di entrare in acqua. Poi, la svolta. Non si sa bene come e perché, ma ad un certo punto S. mi ha detto “carry me”. Così, avvinghiato come un polpo, fin quasi a strozzarmi, si è lasciato trasportare in acqua e, pian piano, passo dopo passo, a fine giornata S. sapeva camminare in piscina, da solo, insieme a tutti i suoi amici

Un polpo in piscina!

Amici

È sorprendente sentire S. chiamare amici gli altri bambini del centro. Loro che si affezionano velocemente, tanto quanto velocemente devono salutarsi. Che bello, è sorprendente questa pura e semplice affezione. Però, ora, li deve salutare. Come posso abbracciare la sua tristezza? Cosa dire ad un bambino? Tento di mettere insieme qualche parola, prendendo spunto dalla mia esperienza, provando a dirgli che anch’io ora sono qui e i miei amici sono lontani … Poi, mi sovviene un dolce ricordo: “gli amici son come le stelle.”

Stelle

“S. hai ragione, sai, andando a casa, dovrai salutare gli amici che hai incontrato qui. Ma non esser triste, perché son certa che a casa incontrerai dei nuovi amici e anche con loro ti divertirai” annuisce. “Vedi, nella vita si incontrano sempre persone nuove. A volte, poi, bisogna salutarle. Guarda che bello, oggi ci possiamo salutare. Se fossimo venute domani, non oggi, non ci saremmo salutati” proseguo. “Non devi aver paura, incontrerai nuovi amici e poi, sai cosa puoi fare quando sarai a casa?” scuote la testa. “Ogni tanto, la sera, alza gli occhi verso il cielo. Nel cielo ci sono le stelle. Alcune sono più vicine e luminose, altre son lontane, altre qualche volta stanno dietro le nuvole e non si vedono, poi magari riappaiono. Gli amici sono proprio come le stelle!” sorride. Il suo sguardo è cambiato. “Guarda in alto S., cercando le stelle nel cielo dei tuoi amici ti potrai ricordare!” 

Ricordare

Vorrei ricordare ogni istante, ogni emozione, ogni volto incontrato e ogni storia ascoltata. Vorrei ricordarmi di S. con il suo sorriso e gli occhi luminosi come le stelle; di M. che non ho salutato e chissà ora dove è andato; di A. che mi ha stretto in un abbraccio sorridente prima di tornare a casa; di S. che è tornata a casa ed è già scappata; di B. che nient’altro chiedeva se non di esser amata. Vorrei saper ricordare quel segreto che ciascuno mi ha regalato nel momento in cui mi ha salutato. Per imparare a vedere gioia e meraviglia intorno a me, come sempre fanno gli occhi dei bambini … 


Ora, anch'io, la sera, ogni tanto, guardo le stelle. E vi sento più vicini. 
Ciao amici! Un caldo abbraccio da Mombasa, Greta

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