martedì 29 luglio 2008

incipit d giornata tipo

questa foto sembra messa un po' a caso e un po' l'ho messa a caso e un po' a casa
A Natanaele veniva sempre kiesto almeno 2 volte come si kiamava. A Natale mi veniva kiesta la mia giornata tipo. A Natema è brutto.

Ormai ke son trascorsi sabat mesi, ed è assodato come una giornata tipo non esista, provo a skizzarne una media. Alla spina. Ma non ce la faccio, sto post è posteggiato in cartella "E.T.opiaccentataa" da mesi, allora c cambio titolo e diventa “un inizio d giornata tipo”.

Verso le 8e30 inizio a pensare ke il mondo ha bisogno di me anke oggi. Poi mi correggo: penso ke il mondo anke oggi ABBIA bisogno di me. Avendolo già pensato 2 volte in 2 millisecondi ritengo d avere bisogno del mondo e mi alzo. Paul Valerie aleggia in camera e sussurra “C’è un solo modo per vedere realizzati i propri sogni: svegliarsi!”. Lo mando a zappare. La prima volta il suo motto è una battuta ad effetto, la centesima è una pianta d ortike nel costume da bagno, irritante come quelle spiritose segreterie telefonike registrate con un copione e ke poi la gente tiene per decenni. Sono cose ke fanno male.

Spalanco le persiane e assaggio l’aria.

    Voce al cameraman: riduciamo il dettaglio e proseguiamo.

Colaziono con qcsa ke mi passa a tiro, una freccetta (s’impianta un po’ nello stomaco) una banana uno yogurth un succo un’arakide un aracnide un niente, ed esco: approssimativamente mi dirigo a 300m a ore 12e20 dove si trova il mio bungalow, elemento di una piccola corte di casupole bejoline, dove arrivo a ore 9e30. Da Mogadiscio (il mio quartiere somalo) al Darfur (le nos3 barakkette da rifugiati dove abbiam l’ufficio) in 7 minuti, passando per una mulattiera verdeggiante.

    Nota di sceneggiatura: in questa giornata media c’è elettricità (olè) e non si va in prigione (ke ora ke mi escono i numeri = col dado gli altri hanno innalzato gli alberghi e, alle strette, mi trovo ad ipotecare vicolo stretto, unico contratto ke il mio braccino corto mi permette d possedere assieme a vicolo… corto? Ok, corto. Dal verbo cortare).

Se c’è Abìt, il figlio del custode, 2 calci a pallone con lui e poi è lavoro.

Butto un okkio nell’ufficio d Abba Girma (il cappellano matto), vuoto: sarà a festeggiare il suo non compleanno, come ieri, come domani. Saluto Nigist (la segretaria, al computer) e Martha, sedutale d fronte ke stan scrivendo il report x il SegretariAto, mi kiedono come sto, cos’ho mangiato, perché sono pallido e come sta Stefania. La conversazione è amabile e le 2 donne sono bendisposte a ridere alle mie sfuocatissime battute. Un bel modo d ingranare la mia giornata tipo.

Ancora compiaciuto, mi apposto, qdi accendo il portati lino, controllo la time table della giornata e la rinvio all'indomani, musica random, e mi appisolo in attesa della pausa thè. Troppo stress, ho bisogno d'una vacanza.

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