Caro Rafael, sei arrivato al Centro di Nutrizione Infantile “Albina
Patiño”
pochi giorni dopo di me. Ovviamente siamo al Centro per motivi diversi: io svolgo
qualche ora del mio Servizio Civile e tu sei stato portato dopo che ti sei
stabilizzato in ospedale, come tutti i bambini che stanno qui.
Qualcuno potrebbe pensare che sei nato sotto una cattiva stella perché sei
arrivato su questa Terra molto prematuro, troppo: avevi sei mesi. E la tua
mamma ha compiuto un gesto che solo le persone più disperate possono fare: ti
ha tirado a la basura, gettato nella
spazzatura. Così ti hanno ritrovato, quasi in fin di vita, in uno stato di
denutrizione gravissimo, motivo per cui ancora oggi, dopo cinque mesi, il tuo
piccolo corpo ancora ne patisce le conseguenze. Purtroppo la denutrizione se
non curata può portare a gravi danni neurologici, epatici, renali, polmonari e
tanto altro ancora.
Quando ti ho visto la prima volta al centro eri uno scricciolo, ti ho sollevato
dalla tua culla per darti il biberon e pesavi quanto un batuffolo di cotone, ed
eri altrettanto morbido e tenero. Ci siamo guardati negli occhi e dopo aver
bevuto avidamente il tuo latte, ti sei placidamente addormentato tra le mie
braccia. Dopo un po’ quasi non eri più un batuffolo di cotone ma un piccolo
piombino. Da quel giorno sei diventato il mio preferito (shhhhh! Non dirlo a
nessuno!) e mi sono sempre ritagliata dei momenti per stare con te, per cullarti
e darti il biberon. Da allora sei cresciuto un sacco e sei pure un po’
ingrassato, hai delle guanciotte che chiunque se le magnerebbe se ti
incontrasse!
Poi un giorno non hai voluto mangiare. “Che strano”- ho pensato- “Tu che sei sempre così vorace”, ma niente, giravi la testa dall’altra parte quindi è proprio un “no!”. Ho chiamato l’infermiera Patty per avvisarla e lei ha immediatamente avvertito le due dottoresse perché decisamente qualcosa non andava: “non senti che respiro affannato?”. “No Rafa, per favore, non ti ammalare! Proprio adesso che avevi iniziato a prendere peso…”. E invece di corsa all’ospedale. Diagnosticata polmonite. Domando a doña Patty: “quando tornerà Rafael?” “Non tornerà, dall’ospedale lo mandano direttamente in orfanotrofio”. BAM. Un colpo. Non ti avevo nemmeno salutato! Perché Rafael? Perché ti sei ammalato?!
Una decina di giorni dopo, entro nella stanza 5 perché un bebè piange a squarciagola
e chi vedo nella culla di fianco alla porta? RAFAEL! Sei proprio tu! Sono così
felice che continuo a domandare retoricamente a tutte le infermiere: “ma allora
Rafa è tornato?!”. L’illusione però dura poco, basta prenderti un attimo in
braccio per capire che qualcosa nei tuoi polmoni non va… di nuovo arrivano le
dottoresse, ti pinchano, ti bucano le
manine con piccoli aghi per farti degli esami, ti auscultano e… niente, bisogna
nuovamente portarti in ospedale, la polmonite non è guarita, anzi sembra si sia
aggravata. “No, Rafael! Di nuovo, perché?”.
Ti voglio dire che, per fortuna, prima che ti ricoverassero abbiamo avuto un
po’ di tempo per stare insieme. Eri ancora spaventato per tutte le punture e
gli esami pre-ricovero che ti avevano fatto, così ti ho cullato per calmarti un
po’. Ti ho tenuto in braccio a lungo,
così a lungo che alle fine ci siamo addormentati entrambi. Poi ti ho
delicatamente passato nelle braccia del dottore e ti ho visto uscire dalla
porta avvolto nella tua copertina celeste.
Caro Rafael, oggi ti ho salutato perché non so se ti rivedrò ancora.
Se qualcuno nella tua vita dovesse mai dirti che sei nato sotto una cattiva
stella, io spero che in fondo in fondo, nella memoria più inconscia e
ancestrale che ha ognuno di noi, tu invece sappia che qui al Centro tutti ti
hanno coccolato, cullato, nutrito. E soprattutto ricorda: anche tu sei stato un
bambino amato.
Con tutto il mio affetto,
Mari
Grazie Mari per questo affresco di umanità che traspare dal tuo racconto. La tenerezza che hai vissuto con Rafael non ti lascerà, mai.
RispondiEliminaMuito lindo Mari, no inconsciente dessa criança vai está guardado todo se amor por ele.
RispondiEliminaGrade abraço
Mari que gosta do mar.