“
to become a good person
and to change; I want to go to school, to search a job and I want to
help my parents to get-out of the poverty”.
Queste
poche parole sono la risposta di Camcuria o meglio Ismael, il suo
vero nome, alla mia domanda “cosa fai qui?”.
Possono
essere parole che estrapolate da un discorso possono sembrare banali,
ripetitive. Quante volte sentiamo dire di voler diventare una persona
migliore o meglio ancora, di voler cambiare dall’oggi al domani il
proprio modo di essere.
Ecco
invece questa volta hanno fatto breccia nella mia mente e soprattutto
nel mio cuore. Mi rimbombano quotidianamente nel cervello come un
assolo di tamburi, bum bum bum, sì perché questa volta lo posso
dire forte, è diverso.
In
queste prime due settimane a Nairobi ho visto tanta speranza negli
occhi di questi ragazzi che mi ha fatto capire veramente che si può
ritornare ad essere se stessi e non continuare a vivere (o meglio
sopravvivere) con l’etichetta di bad-person che le condizioni di
vita ci impongono di essere.
Ismael
è uno dei tanti ragazzi che vivono a Kibiko, una scuola di vita
incantevole immersa nelle colline della capitale. Perché, come dice
padre Maurizio, ognuno di noi ha diritto al bello, soprattutto coloro
che di bello nella loro esile vita hanno avuto poco o niente.
Ismael,
è bello dirlo, è uno dei tanti. É uno dei tanti che ha voluto e
scelto questo percorso, perché al posto suo potrei scrivere
Crispine, Njuguna, Nathan, Waylong, Wesley, Francis e tanti altri
ancora. Un insieme di nomi, di storie, di vite che fanno credere in
questa rinascita. Fanno credere in questa nuova generazione di
giovani che vogliono un futuro pieno, ricco di vita e di sogni.
Un
ingegnere, un architetto, un musicista, un maestro ballerino, un
meccanico, un dottore e persino il papa: questi sono i nostri ragazzi
ed è quello che sognano e che io auguro loro davvero con tutto il
cuore di raggiungere.
Mi
rivedo molto in loro, quella voglia di riscatto, di lasciarsi alle
spalle la parte peggiore di se stessi e di cercare il bello, di voler
raggiungere il bello.
Perché
non importa se W. è dovuto diventare spacciatore per potersi
comperare i libri per andare a scuola, l’importante è che
guardando quei libri si ricordi della fatica del proprio passato e
della forza che sta mettendo in gioco per la sua felicità e per
poter finalmente dire ai propri genitori, che ormai non credono più
in lui, “ce l’ho fatta anche io!”.
Roberto
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