Un bel documentario che racconta i progetti di Diaconia ad Orhei in Moldova. Niente da aggiungere, se non buona visione!
lunedì 26 novembre 2012
giovedì 22 novembre 2012
Domnul sef
Quando ti prepari per andare in missione (n.d.r. “svolgere un compito particolare fuori dalla sede abituale di lavoro”, nel nostro caso in Moldova) sei concentrato sugli obiettivi, le persone da incontrare, i progetti da conoscere o da valutare.
Se poi la meta da raggiungere è abituale, non ti preoccupi troppo del contenuto della valigia. Sai che gli amici ti accoglieranno come in famiglia e non incontrerai ombre di cui aver paura.
Punti la sveglia alle 4.30, il decollo a Malpensa è previsto alle 8. Affronti la fatica con serenità, perché hai la certezza che alla fine della giornata varcherai senza incertezze la soglia di casa.
Ad avere un po’ più di tempo, avrei corredato il post di una musica strappalacrime ma si sa, “noi abbiamo gli orologi…sono gli africani che hanno il tempo”.
Anche M&M&M, nonostante quintali di formazione interculturale, non hanno avuto il tempo…di pagare la bolletta della luce!!!!!!!
E così da un paio di giorni mi tocca condividere con il collega (altro M, un incubo!), in una romantica atmosfera, gli spazi vitali (ma proprio TUTTI) che una casa può offrire.
Per rimediare al nefasto scarto culturale, M cerca di rimediare colorandosi di nero e colorando M che stoicamente non oppone resistenza.Decidiamo di immergerci nella cultura moldava e accogliamo con piacere la proposta di una cena in un locale non propriamente turistico. La città riserva sempre sorprese e così, mentre ci incamminiamo verso la ridente trattoria “Più sotto del bagno” (c’è poco da ridere…), rimaniamo colpiti da almeno un paio di stranezze.
La prima
La seconda merita il lancio di un nuovo concorso (scrivere le ipotesi nei commenti al post):
cosa rappresenta questo cartello stradale?
La serata scorre piacevolmente…in particolare per M e M a turno vengono abbordati da un cortese quanto brillo signore che, ebbro di felicità, ci dona una caraffa di vino della casa!
Si torna a casa e ci si prepara all’evento della settimana: tutto l’ufficio è fibrillazione per la conferenza che racconterà pubblicamente gli esiti di anni di un processo di lavoro promosso dalla chiesa locale e condiviso con generazioni di SCE.
Un manifesto pubblicitario ci ricorda che qui la strada da percorrere è ancora lunga…
Verso l'Europa: verso un futuro decente |
Ore 7, suona la sveglia! Abbiamo messo in valigia il vestito della festa e finalmente, ora che la luce è tornata, possiamo guardarci allo specchio per farci belli.
La sala è gremita, gli studenti dell’Università che ci ospita, gli operatori sociali e le autorità ascoltano con attenzione i relatori. M termina il suo intervento tra gli applausi, gli amici di Diaconia sono contenti!
Ora però pubblico il post che stasera si festeggia!
p.s. Dimenticavo. Questa volta mi porto a casa una gratificazione grande almeno quanto il risotto alla salsiccia e il tiramisù cucinati da M. Il mitico signor Jacob, uomo tuttofare nonché “agente immobiliare nostrano”, interpellato per l’emergenza buio, entra in casa Caritas, mi riconosce (!?!), interrompe il vano tentativo di aggirare l’embargo dell’ENEL locale (collegando un numero imprecisato di prolunghe) e mi saluta dicendo: “Buna ziua domnul sef!"(buona sera signor capo!.
Questo si che è sentirsi a casa!
lunedì 19 novembre 2012
Una striscia rosso sangue…
Gaza non propriamente in prima pagina!
Premessa
Si sa che i media nostrani sono sempre un po’ riservati nel parlar di “cose lontane” per umiltà, poca conoscenza o semplicemente perché i corrispondenti sono un lusso e costano e oggigiorno le notizie fanno fatica a pagarsi… Quindi prima di addentrarci in questa selva oscura di dichiarazioni dei vari potenti di turno circa quanto sta succedendo in Medio Oriente, riportiamo oggi (data astrale 19 novembre 2012) ciò che viene titolata come prima notizia sulle Home Page dei principali quotidiani nazionali.La Stampa, La Repubblica, Il Corriere della Sera, Il Giornale, Libero, Il Messaggero, il Fatto Quotidiano, Il Sole 24 ore
Sequestro Spinelli: il cassiere di Berlusconi rapito per alcune ore nella notte tra il 15 e il 16 ottobre, per un dossier che potrebbe ribaltare la sentenza Lodo Mondadori...! Gli indagati avrebbero chiesto come estorsione 35 milioni di € in cambio di carte importanti per Berlusconi contro De Benedetti.
Chi apre su Gaza e la nuova guerra in Medio Oriente sono “il diavolo e l’acqua santa”: Il Manifesto e Avvenire.
Non è per stilare una classifica ma solo per registrare un dato di fatto. La notizia dei bombardamenti su Gaza e Israele viene citata da tutti come seconda, terza o più giù, e se si va a leggere nelle rispettive pagine degli Esteri la troviamo. Ma in che modo? E cosa si sottolinea?
Tutti cercano di descrivere la complessa situazione e per non rischiare di essere di parte quello che ci vuole è una bella equidistanza che convinca i lettori da che parte sta il male e da quale il bene. Quasi mai l’operazione riesce a ricordare quali siano i diritti e doveri di ciascuno!
In modalità random sottolineiamo e commentiamo le interessanti dichiarazioni di “autorevoli” esponenti della politica internazionale, lasciando a ciascuno la riflessione sull'opportunità delle stesse. Noi speriamo siano frutti di errori di traduzione...N. d. A. Alcune meriterebbero di essere segnalate su un blog leggermente satirico come Spinoza!
da Il Corriere della Sera
«Hamas apre il fuoco dalle aree civili e colpisce la propria gente». Per Catherine Ashton, Alto Rappresentante per la Politica Estera dell'Ue, serve «una soluzione a lungo termine che assicuri pace e sicurezza alla gente che vive in quella zona». Quanto è lungo il termine? Quale zona?
Mentre Terzi, il Ministro degli Esteri Italiano, annuncia che «ci sono le premesse perchè si arrivi a una tregua nelle prossime ore», ma Israele può «autolimitare la sua forza solo se c'è sicurezza assoluta che i lanci di missili non si ripetano».Autolimitare? Forse bombardando a giorni alterni così il PM10 delle polveri sottili non aumenta...
ISRAELE - Mentre le offensive continuano, secondo un sondaggio del quotidiano Haaretz, l'84% degli israeliani appoggia l'operazione «Colonna di nuvola», contro un 12% che la rifiuta. A schierarsi per un attacco via terra su Gaza è solamente il 30% del campione di israeliani consultato dal giornale, mentre il 39% intende continuare solo con gli attacchi aerei. Intanto per il figlio di Sharon, Gilad, bisognerebbe radere al suolo tutta Gaza. Perché «gli americani non si sono fermati a Hiroshima: i giapponesi non si stavano arrendendo abbastanza in fretta, così hanno colpito anche Nagasaki».Certo sarebbe interessante sentire il parere dei Giapponesi, ma la storia non la scrive chi perde la guerra...
da La Stampa
Rasmussen, Segretario Generale della Nato: «Sono molto preoccupato per l’escalation» a Gaza, dove da una parte «gli attacchi contro Israele devono cessare» e dall’altra «la comunità internazionale si aspetta che Israele mostri moderazione».Forse "modearazione" significa: "Ragazzi, l’accordo è semplice: basta razzi. E noi sganciamo ordigni light".
Ban Ki-moon ha parlato mentre era diretto per Il Cairo dove si unirà ai colloqui in corso per una possibile tregua. Il Segretario delle Nazioni Unite ha lanciato un appello per un cessate il fuoco immediato.Certo che se ci si mette anche l’Onu a lanciare qualcosa… Provare a stare un po’ fermi ed azionare solo il cervello?
da Il Giornale
Un comunicato del portavoce militare israeliano traccia una sorta di riassunto dell'operazione "Colonna di nuvola": "L'aviazione israeliana ha colpito 1.350 "siti terroristici". Nella notte ne sono stati centrati 80: fra questi rampe sotterranee di lanci di razzi; tunnel utilizzati a fini terroristici; basi di addestramento e cellule impegnate nel lancio di razzi".
Oltre ad un certo numero di civili che abitano in quei quartieri… Con tutto lo spazio e la terra che ci sono a Gaza dove poter sopravvivere! A proposito, ma l’operazione non si chiamava “pilastro di difesa”?
Gli emissari della Lega Araba saranno domani a Gaza, mentre ieri Laurent Fabius, il Ministro degli Esteri francese, ha incontrato Netanyahu: «La guerra deve essere evitata», ha detto. Quello che la comunità internazionale cerca in queste ore di evitare è un'offensiva di terra israeliana.Oui, bien sûr, la guerre doit être évitée, les bombardements sont une autre chose...!
Ieri il Presidente americano Obama, pur difendendo il diritto d'Israele a difendersi dal lancio di razzi, ha detto che un'incursione di terra rischia di gonfiare il numero delle vittime. William Hague è andato oltre. Anche il Ministro degli Esteri britannico ha rinnovato il proprio sostegno a Israele per poi però ricordare che un'invasione costerebbe al governo di Netanyahu l'appoggio internazionale.Certo che il rischio di “gonfiare” il numero delle vittime è troppo anche per un Premio Nobel della Pace!
da Libero
Il quotidiano Haaretz sottolinea che l’operazione «Pilastro di Difesa» può aprire la strada ai raid contro i siti atomici iraniani anche se sul piano militare si tratta di operazioni molto diverse tra loro. Il rischio è semmai che una lunga battaglia a Gaza (il comando israeliano ha avvertito la popolazione di prepararsi ad almeno sette settimane di guerra) allarghi il conflitto all’Egitto, agli Hezbollah libanesi o allo stesso Iran. Uno scenario che infuocherebbe il Medio Oriente facendo quasi dimenticare la guerra civile siriana ma che potrebbe concretizzarsi solo se Washington si smarcasse dall’alleanza storica con Israele. Forse proprio per questo la Jihad Islamica palestinese non crede che gli israeliani facciano sul serio e valuta la minaccia di un assalto a Gaza e il richiamo dei riservisti. «Azioni di guerra psicologica», come ha detto Ahmad al Mudallal all'agenzia iraniana Fars. «Non vorremo entrare a Gaza ma lo faremo se nelle prossime 24-36 ore saranno lanciati altri razzi contro di noi», ha dichiarato invece alla CNN il Vice Ministro degli Esteri israeliano, Danny Ayalon. Presto vedremo chi sta bluffando.
Ci risiamo. Non si chiama “colonna di nuvola”. Il Mossad poteva chiamarla "guerra"... Quanto ad umorismo quelli dei servizi si dimostrano original yiddish!Meno male che si sono organizzati in sole sette settimane di guerra; nel frattempo aspettiamo di vedere chi bluffa!
Vedo difficile parlare sempre e solo di legittima difesa, ritorsioni, diritti e mai parlare di accettare l’altro. Se si fa di tutto per convincere la propria opinione pubblica che il male sta solo dall’altra parte, prima o poi tutti ci crederanno e allora sarà solo arrivato il tempo di scegliere su quale fronte combattere. Forse è quello che potrebbe evitare una “fantomatica” Comunità Internazionale, che, invece di calcolare le opportunità di real politik, dovrebbe solo guardare all’unica opportunità che ci compete: quella di cercare in ogni modo di umanizzare le vite di ciascuno perché la pace e la salvezza riguardano tutti noi oppure sarà solo questione di tempo e il vento farà il suo giro!
Per tutti noi forse vale la pena di questi tempi rileggere il discorso per la festa di Sant'Ambrogio fatto nel 2001 dall’allora Cardinale Carlo Maria Martini su terrorismo, ritorsione, legittima difesa, guerra e pace.
Alberto
alle
17:10
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La comparsa
Tra le forme d'arte che il mio mondo mi ha regalato, quella cinematografica è forse la più vicina a me per la sua completezza, il suo impatto sensoriale, la sua immediatezza ricercata. Mi piace osservare i visi degli attori, le loro espressioni, la loro finta verità.
Più di tutto, in ogni genere di film, sin da bambina, il mio interesse veniva catturato dai luoghi in cui l'azione si sviluppava e da quel numero infinito di persone che li popolavano: la stazione centrale di New York, le spiagge di una costa francese, i mercati rionali italiani, e tutti quegli omini indaffarati sullo sfondo che pensano solo a correre per andare a lavoro, prendere il sole o tuffarsi in acqua, fare la spesa; il tutto mentre gli attori protagonisti si impegnano a portare avanti la trama.
Mi domandavo se fossero stati filmati a loro insaputa mentre si trovavano lì, troppo immersi nelle loro attività quotidiane per accorgersi di una cinepresa.
E adesso mi trovo qui, e ho l'impressione di essere una di loro. Una di quelle comparse.
Tra stage, formazione, rientri per/dall'Italia (previsti e non), sono stata catapultata in un film in cui non avevo scelto di avere una parte, in un Congo che non era il mio.
Nel mio Congo la terra è rossa, il caldo è esagerato, il fiume è segnato dai percorsi delle piroghe, i visi pallidi sono pochi.
Nell'altro Congo polvere e paesaggio sono nerissimi, così come le strade attraversate da antenati della bicicletta in legno, da minibus che traboccano di gente, da camion carichi di ogni che, da fuoristrada sensazionali con il logo di una delle troppe ONG che hanno sede a Goma. Alle baracche (che poco hanno a che vedere con la fierezza e la dignità delle povere abitazioni kindulesi) si alternano simil-castelli avvolti nel filo spinato. Troppi dispongono di armi. Siano essi Caschi blu, siano essi centinaia di militari dell'esercito sparsi per la città, siano essi chi, non ci è dato sapere. Ci sono camioncini blindati, carri armati carichi di soldati UN tanto contenti dei loro stipendi, quanto ignari della ragione della loro presenza lì.
Ho avuto un impatto forte con l'altro Congo. Laddove anche passeggiare diventa un'attività pericolosa, ho avvertito una difficoltà estrema a conoscere e far mie le strade: se non lascio le mie impronte, come faccio a ritrovare il mio cammino?
Goma è una città in cui l'odore della guerra incombente è così forte che quasi non si riesce a respirare.
Eppure non mi ha lasciato un gusto amaro. Mi ha concesso il tempo di assaporare lentamente le sue rivelazioni.
Di giorno osservo questi congolesi di frontiera, che come delle formichine invadono e popolano Goma e la abbandonano di notte alla volta della più sicura e vicina Gyseni. E quelli che, invece, fanno il percorso opposto, per andare ad acquistare merce ruandese per poi rivenderla in Congo. Ma sono dei veri Congolesi? O è più corretto definirli Ruandesi? Certo il loro passaporto potrebbe darmi una risposta. Ma no. Questi popoli apparentemente nemici, appartengono alle loro terre e alla loro gente. E solo una stupida logica politica, intrisa di storia mal raccontata e di retaggio coloniale, può dare un senso plausibile a questi quesiti.
Di sera, invece, il coprifuoco costringe alla ritirata a casa e mi ridona il senso del buio, della notte, del calore domestico.
E piano piano scopro un sapore dell'altro Congo non cattivo, semplicemente diverso. Un po' come il sombe: chi arriva a Kindu dice che il suo sapore è diverso, più selvaggio. Le foglie di manioca sono le stesse, l'aspetto è identico, eppure..
L'aria cambia. E così la scenografia.
Con un aeroplanino UN sorvolo kilometri di terra inaccessibile e disabitata, rientro nella mia incantevole quanto isolata Kindu, abbracciata dal suo fiume e da una foresta equatoriale che tutto donano ai loro abitanti. Li ritrovo tutti lì, sempre in movimento nella loro immobilità forzata, e apprezzo la loro unicità culturale, affettiva e spirituale.
Sono in un altro film?
Forse sì.
Io sono ancora una comparsa. Che passa meno inosservata per via della sua pelle bianca (che poi tanto bianca non è).
Senza di me il film era cominciato. E così va avanti. Ma che occasione incredibile avere una particina in questa opera d'arte.
Più di tutto, in ogni genere di film, sin da bambina, il mio interesse veniva catturato dai luoghi in cui l'azione si sviluppava e da quel numero infinito di persone che li popolavano: la stazione centrale di New York, le spiagge di una costa francese, i mercati rionali italiani, e tutti quegli omini indaffarati sullo sfondo che pensano solo a correre per andare a lavoro, prendere il sole o tuffarsi in acqua, fare la spesa; il tutto mentre gli attori protagonisti si impegnano a portare avanti la trama.
Mi domandavo se fossero stati filmati a loro insaputa mentre si trovavano lì, troppo immersi nelle loro attività quotidiane per accorgersi di una cinepresa.
E adesso mi trovo qui, e ho l'impressione di essere una di loro. Una di quelle comparse.
Tra stage, formazione, rientri per/dall'Italia (previsti e non), sono stata catapultata in un film in cui non avevo scelto di avere una parte, in un Congo che non era il mio.
Nel mio Congo la terra è rossa, il caldo è esagerato, il fiume è segnato dai percorsi delle piroghe, i visi pallidi sono pochi.
Nell'altro Congo polvere e paesaggio sono nerissimi, così come le strade attraversate da antenati della bicicletta in legno, da minibus che traboccano di gente, da camion carichi di ogni che, da fuoristrada sensazionali con il logo di una delle troppe ONG che hanno sede a Goma. Alle baracche (che poco hanno a che vedere con la fierezza e la dignità delle povere abitazioni kindulesi) si alternano simil-castelli avvolti nel filo spinato. Troppi dispongono di armi. Siano essi Caschi blu, siano essi centinaia di militari dell'esercito sparsi per la città, siano essi chi, non ci è dato sapere. Ci sono camioncini blindati, carri armati carichi di soldati UN tanto contenti dei loro stipendi, quanto ignari della ragione della loro presenza lì.
Ho avuto un impatto forte con l'altro Congo. Laddove anche passeggiare diventa un'attività pericolosa, ho avvertito una difficoltà estrema a conoscere e far mie le strade: se non lascio le mie impronte, come faccio a ritrovare il mio cammino?
Goma è una città in cui l'odore della guerra incombente è così forte che quasi non si riesce a respirare.
Eppure non mi ha lasciato un gusto amaro. Mi ha concesso il tempo di assaporare lentamente le sue rivelazioni.
Di giorno osservo questi congolesi di frontiera, che come delle formichine invadono e popolano Goma e la abbandonano di notte alla volta della più sicura e vicina Gyseni. E quelli che, invece, fanno il percorso opposto, per andare ad acquistare merce ruandese per poi rivenderla in Congo. Ma sono dei veri Congolesi? O è più corretto definirli Ruandesi? Certo il loro passaporto potrebbe darmi una risposta. Ma no. Questi popoli apparentemente nemici, appartengono alle loro terre e alla loro gente. E solo una stupida logica politica, intrisa di storia mal raccontata e di retaggio coloniale, può dare un senso plausibile a questi quesiti.
Di sera, invece, il coprifuoco costringe alla ritirata a casa e mi ridona il senso del buio, della notte, del calore domestico.
E piano piano scopro un sapore dell'altro Congo non cattivo, semplicemente diverso. Un po' come il sombe: chi arriva a Kindu dice che il suo sapore è diverso, più selvaggio. Le foglie di manioca sono le stesse, l'aspetto è identico, eppure..
L'aria cambia. E così la scenografia.
Con un aeroplanino UN sorvolo kilometri di terra inaccessibile e disabitata, rientro nella mia incantevole quanto isolata Kindu, abbracciata dal suo fiume e da una foresta equatoriale che tutto donano ai loro abitanti. Li ritrovo tutti lì, sempre in movimento nella loro immobilità forzata, e apprezzo la loro unicità culturale, affettiva e spirituale.
Sono in un altro film?
Forse sì.
Io sono ancora una comparsa. Che passa meno inosservata per via della sua pelle bianca (che poi tanto bianca non è).
Senza di me il film era cominciato. E così va avanti. Ma che occasione incredibile avere una particina in questa opera d'arte.
Chiara
alle
10:07
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venerdì 16 novembre 2012
Vita da SCE
Kindu, R.D. Congo [Foto di Magda]
Ido che lavora, abbarbicato sull’antenna |
Donne che decorticano il riso proveniente dai campi, rive droite |
Giordania [Foto di Dario]
Nicaragua [Foto di Emilia]
Moise - el juego |
La famiglia Brambilla |
Nicaragua [Foto di Beatrice]
Piscina versione Guis |
Nicaragua [Foto di Elena]
Lactancia materna |
Taller de sexualidad |
lunedì 12 novembre 2012
Sarà perché...te iubesc!
Credo sia capitato un po' a tutti...quel momento, un po' inaspettato dove danno una canzone alla radio, e dentro di noi si accende qualcosa. Io mi ricordo quando facevo le notti in Croce Verde e andavo di guardia medica, ore in macchina a orari assurdi, ad aspettare che il dottore finisse le sue visite. Mettevo su la radio per passare il tempo ma alla fine il modo per passare il tempo diventava lo zapping, finché poi non arrivava una qualche canzone e per qualche minuto la nottata diventava stupenda.
Che poi io di solito la radio non la ascolto tanto, però qui in Moldova, volente o nolente, la ho spesso nelle orecchie.
Mi ricordo quelle volte in macchina con Vasile, Dorel ha lasciato su Jurnal FM e alla mattina ci sono i due dj che fanno domande buffe per il pubblico, e chiama chiunque, dal "simpaticone" alla "gospodina", per dare risposte ovvissime, bruttissime e magari se capita anche simpatiche.
Mi ricordo quelle volte nelle rutiere con radio sul popolare ed è una festa (tipo della donna, della mamma) e chiamano tutte le signore per augurare alla categoria "lunga vita" e "tanta fortuna" nei mille modi che consente le lingua romena.
Mi ricordo di tutte quelle volte in cui andando ad Orhei abbiamo beccato i posti in fondo, che significano scossoni amplificati e, se va bene, anche amplificazione amplificata, perché gli altoparlanti li hai diretti nella orecchie e la musica "pompa nelle casse" (cit. Rosa Bettiga).
Mi ricordo quella volta che, tornando dai Cantieri, Anatol ha mandato un messaggio in radio, noi tutti mezzi addormentati nel pulmino, abbiamo creduto di sognare quando abbiamo sentito: "Grazie ai volontari italiani e a quelli di Diaconia per queste due settimane di campi a Manta e Razalai".
Mi ricordo tutti quei viaggi verso i centri di Diaconia, con Nadea e con l'immancabile Radio Noroc e la sua musica popolare che, come dice il jingle, è "in inima Moldovei" ma anche un po' nel nostro.
E poi c'è una di quelle volte, come ho detto, che spunta fuori quella determinata canzone e ti riempe la giornata. Se quella volta, questa è "Sarà perché ti amo" allora capisci che non è tanto la musica ma è tutto quel che c'è intorno, e se sei felice magari non è la canzone ma è quel che stai vivendo e soprattutto dove.
Moldova, sarà perché te iubesc...
Che poi io di solito la radio non la ascolto tanto, però qui in Moldova, volente o nolente, la ho spesso nelle orecchie.
Mi ricordo quelle volte in macchina con Vasile, Dorel ha lasciato su Jurnal FM e alla mattina ci sono i due dj che fanno domande buffe per il pubblico, e chiama chiunque, dal "simpaticone" alla "gospodina", per dare risposte ovvissime, bruttissime e magari se capita anche simpatiche.
Mi ricordo quelle volte nelle rutiere con radio sul popolare ed è una festa (tipo della donna, della mamma) e chiamano tutte le signore per augurare alla categoria "lunga vita" e "tanta fortuna" nei mille modi che consente le lingua romena.
Mi ricordo di tutte quelle volte in cui andando ad Orhei abbiamo beccato i posti in fondo, che significano scossoni amplificati e, se va bene, anche amplificazione amplificata, perché gli altoparlanti li hai diretti nella orecchie e la musica "pompa nelle casse" (cit. Rosa Bettiga).
Mi ricordo quella volta che, tornando dai Cantieri, Anatol ha mandato un messaggio in radio, noi tutti mezzi addormentati nel pulmino, abbiamo creduto di sognare quando abbiamo sentito: "Grazie ai volontari italiani e a quelli di Diaconia per queste due settimane di campi a Manta e Razalai".
Mi ricordo tutti quei viaggi verso i centri di Diaconia, con Nadea e con l'immancabile Radio Noroc e la sua musica popolare che, come dice il jingle, è "in inima Moldovei" ma anche un po' nel nostro.
E poi c'è una di quelle volte, come ho detto, che spunta fuori quella determinata canzone e ti riempe la giornata. Se quella volta, questa è "Sarà perché ti amo" allora capisci che non è tanto la musica ma è tutto quel che c'è intorno, e se sei felice magari non è la canzone ma è quel che stai vivendo e soprattutto dove.
Moldova, sarà perché te iubesc...
mercoledì 7 novembre 2012
Pronto soccorso nica e altre saggezze popolari
Aiuto aiuto, mi ha punto uno scorpione! Non preoccuparti, tutto se ne andrà con acqua, zucchero e succo di limone!
E se lo sguardo di fuoco di un borracho incontra il corpicino indifeso di un bebè?
E se lo sguardo di fuoco di un borracho incontra il corpicino indifeso di un bebè?
In questo caso calenturaassicurata, ma il rimedio sempre c'è: lo stesso ubriacone, o un suo collega non importa, dev'essere dal bimbo ricondotto, sputargli saliva e guaro su po' sopra un po' sotto, con la maglietta sudata avvolgerlo tutto e dopo una bella squassatina se ne scapperà via il male brutto! Se poi questo non dovesse funzionare, una seconda possibilità rimane, molto banale: si sà che le donne incinte sono un gran toccasana e infatti, succhiando un po' di latte da una primipara - che ovviamente di latte ancora non ne ha! - il suddetto bimbo in forza tornerà!
A mio chiedere perché nel mio paese questo non accade, giustamente mi fanno notare che non c'è tanto sole né così tanti borrachos per le strade... qui però, mi assicurano, a tutti i bimbi almeno una volta succede: è normale, quasi obbligatorio, e per evitare che di nuovo succederà la nipotina di Doña Chayoindossa fiera dall'alto dei suoi sei mesi un bracciale-amuletomacho y hembrache dal mal de ojola proteggerà.
Quando la calentura non da un borracho proviene ma da forte sol che ti regala sempre ben più di una bruciatura, allora il rimedio è differente e chiama in causa il potere delle piante: con un bel bagno di ruta e guaro (che dire, l'alcool, sarà banale, ma rimane sempre l'elemento essenziale!) il povero malcapitato suda suda suderà e presto nuovo si sentirà!
Sempre a proposito di piante, ve ne conto una bella: che ogni donna sia pericolosa, questo lo si dice senza posa. Quando poi ci troviamo nel nostro periodo mestruale, per mantenere la buona sorte evitare il contatto diventa una questione di vita o di morte!
I veri campesini nica questo lo sanno bene, e ad ogni donna, nei suddetti giorni, proibiranno di passeggiare nei dintorni... le spiegazione scientifica è che con tutto quel “calore” il raccolto immediatamente si guasterebbe come neve al sole!
Tutto questo lo imparai nelle varie occasioni in cui con la gente di qui mi ritrovai: quindi un grazie speciale a Jasmina, Chilo e a tutta l'equipe del Guis, che all'ora di mangiare sempre un sacco di bambanate suelenraccontare; a Chayo la cuciniera e alle sue tre generazioni di mujeres, che nella loro casa mi hanno accolto mostrandomi la veridicità di ogni racconto; a Don Juan custode della finca,i cui saperi mi sono arrivati tramite Marta eEli, la dueñadella Quinta...
E se il tuo ospite ti mette la scopa para atrás?!?
Finora -gracias a Diós! -non mi successo, se e quando capiterà, buon tema per un altro post questo sarà...
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