sabato 5 dicembre 2015

I discorsi di due grandi

Il Pontefice e Il Fundi: come parlare ai giovani
The Holy Father, His Holiness Pope Francis – il Pontefice – è venuto anche qui in Kenya dal 25 al 27 novembre ed anche i servizio civilisti presenti nel paese sono andati a sentirlo!!!
Venerdì 27 novembre ci alziamo di buona mattina, sebbene il discorso sia alle 10.00 e lo Stadio sia a soli 20 minuti di matatu da casa nostra: si prospetta un delirio nello stadio stesso e per strada. Fatto sta che alle 6.30 prendiamo il matatu ed effettivamente ci sediamo alle 9 dopo una serie di code e controlli, quindi la nostra previdenza è stata ricompensata.
Al contrario di ieri alla messa in Università, il Papa ritarda un pochino e prendiamo qualche goccia di pioggia, poi il cielo si apre ed esce fuori un sole bello caldo. L’atmosfera però è già calda, solare, gioiosa, armoniosa, felice di per sé: c’è musica; un uomo incita la folla in Kiswahili e ci si scalda facendo una serie di “ole” che partono da una parte dello stadio fino all’altra, da brividi sulla schiena per il perfetto coordinamento!
E, finalmente, il Pontefice arriva: mani in alto, folla in delirio… Dopo poco Papa Francesco inizia il suo discorso conciso, breve e verso mezzogiorno guarda l’orologio chiedendo a noi giovani se abbiamo fame perché è quasi ora di pranzo e quindi a breve concluderà il ragionamento.
Quello che più mi ha colpita dal discorso di Francesco è stata la sua chiarezza e trasparenza riguardo il tema della corruzione e del creare relazioni vere, concrete, di vicinanza.
La corruzione è ovunque anche in Vaticano; è qualcosa che mangia da dentro e le persone corrotte non vivono la loro vita in pace. [..] La corruzione non è un cammino di vita ma un cammino di morte. […] La corruzione è come zucchero, dolce, facile; ti piace, è ovunque ma alla fine ti rovina da dentro come il diabete e così anche il paese diventa diabetico”.
Questi sono alcuni appunti che ho preso direttamente allo Stadio Kasarani, confrontati con quanto scritto nel giornale settimanale The EastAfrican (November 28 – December 4, 2015).
E poi il Papa continua dicendo che le espressioni facciali, le parole, i sorrisi servono per comunicare anche con i bisognosi e le persone non accettate dalla società. Si sofferma sui giovani e sui bambini, così come sugli anziani, dicendo che ciascuno deve fare tutto in suo potere per difendere la famiglia e “Se non ricevi amore, dona amore; se sei da solo, cerca gli altri”.
Ecco che allora conclude chiedendo a noi giovani di prenderci per mano, tutti insieme, perché “Noi siamo tutti una nazione, e così è come i nostri cuori dovrebbero essere”.






Venerdì 4 dicembre, giorno come tutti gli altri, unica eccezione è che oggi si cercherà di portare a termine la costruzione della nuova stalla a Cafasso.
La campana che avvisa che il pranzo è pronto suona alle 12.30, ma nessuno dei ragazzi, contrariamente al solito, si muove dalla posizione in cui è: i ragazzi, i fundi (esperti/tecnici), Gianluca, Felix sono tutti a lavorare sotto la stalla cercando di sollevarla di circa un metro, un metro e mezzo dalla posizione di partenza. Non vedendo arrivare nessuno anche noi donne (House-mother, sister, Angeline ed io) e dopo aver preparato i piatti, ci rechiamo anche noi alla stalla per osservare il lavoro: tutti concentrati, ciascuno al proprio posto, un vero e proprio gioco di squadra perfetto.
Circa un’ora dopo, quando tutta la costruzione è messa a norma, il capo fundi comunica ai ragazzi che ora si può correre a mangiare in quanto molto affamati, ma che nessuno dovrà lasciare la sala da pranzo prima che lui dica alcune cose. La curiosità nasce in tutti, ma vince la fame: tutti di corsa in sala da pranzo!
Ecco che Waboni, così è il nome del capo fundi, esce dalla stanza da pranzo e vi ritorna con due casse: una piena di pane e l’altra di bibite in completo silenzio, la suspance e l’interesse aumenta.







Passa tra i ragazzi un foglio bianco con al centro un piccolo pallino nero e Waboni ci interpella chiedendoci cosa vediamo e rispondiamo: “Un pallino nero disegnato su un foglio bianco”.
Ecco che il fundi inizia, quasi come un grande saggio, a parlare: abbiamo visto e dedicato attenzione tutti subito al punto nero e il foglio bianco è stato tralasciato in secondo piano; questo è un po’ un paragone della nostra vita poiché la vita è come se fosse il foglio bianco pieno di esperienze da fare e vivere ma noi ci soffermiamo la maggior parte sui punti neri, ovvero quelle delusioni, quelle preoccupazioni e quelle difficoltà che ci preoccupano.
Quindi, tornando al foglio, i punti neri sono una parte insignificante del foglio ma questi occupano la maggior parte dei nostri pensieri quotidianamente, lasciando poco spazio ai momenti positivi; ci ha invitato quindi a dedicare maggior attenzione e cogliere prevalentemente il bianco rispetto al nero, le risorse degli altri in questo caso rispetto alle loro mancanze.













Poi Waboni ci ha mostrato un coperchio pieno di fango e ha chiesto cosa vedevamo, la risposta ovvia di tutti è stata: “Solo del fango”; invece muovendo il fango c’era al di sotto un pezzo di carta che sembrava un semplice foglio con delle scritte sopra ma, lavandolo con acqua, in realtà era una banconota. Ciò a significare che se non poniamo attenzione nelle e alle cose non ci accorgiamo nemmeno del loro valore e di come in fretta, solo con del fango, le cose stesse possono cambiare valore se non valorizzate.
La reazione dei ragazzi è stata di grande ed immensa sorpresa alla fine e di ascolto completo durante tutto il discorso del fundi!


Un abbraccio a tutti,
prestissimo ci si rivede!

Ire


Nessun commento:

Posta un commento