Il
Pontefice e Il Fundi: come parlare ai
giovani
The Holy Father, His Holiness Pope Francis –
il Pontefice – è venuto
anche qui in Kenya dal 25 al 27 novembre ed anche i servizio civilisti presenti
nel paese sono andati a sentirlo!!!
Venerdì 27 novembre
ci alziamo di buona mattina, sebbene il discorso sia alle 10.00 e lo Stadio
sia a soli 20 minuti di matatu da casa nostra: si prospetta un delirio nello
stadio stesso e per strada. Fatto sta che alle 6.30 prendiamo il matatu ed effettivamente
ci sediamo alle 9 dopo una serie di code e controlli, quindi la nostra
previdenza è stata ricompensata.
Al contrario
di ieri alla messa in Università, il Papa ritarda un pochino e prendiamo
qualche goccia di pioggia, poi il cielo si apre ed esce fuori un sole bello
caldo. L’atmosfera però è già calda,
solare, gioiosa, armoniosa, felice di per sé: c’è musica; un uomo incita la
folla in Kiswahili e ci si scalda facendo una serie di “ole” che partono da una
parte dello stadio fino all’altra, da brividi sulla schiena per il perfetto
coordinamento!
E, finalmente, il Pontefice arriva: mani in alto, folla in
delirio… Dopo poco Papa Francesco inizia il
suo discorso conciso, breve e verso mezzogiorno guarda l’orologio chiedendo
a noi giovani se abbiamo fame perché è quasi ora di pranzo e quindi a breve
concluderà il ragionamento.
Quello che più mi ha colpita dal discorso di
Francesco è stata la sua chiarezza e trasparenza riguardo il tema della corruzione e del creare relazioni vere, concrete, di vicinanza.
“La corruzione
è ovunque anche in Vaticano; è qualcosa che mangia da dentro e le persone
corrotte non vivono la loro vita in pace. [..] La corruzione non è un cammino
di vita ma un cammino di morte. […] La corruzione è come zucchero, dolce,
facile; ti piace, è ovunque ma alla fine ti rovina da dentro come il diabete e così
anche il paese diventa diabetico”.
Questi sono
alcuni appunti che ho preso direttamente allo Stadio Kasarani, confrontati con
quanto scritto nel giornale settimanale The EastAfrican (November 28 – December
4, 2015).
E poi il Papa continua dicendo che le espressioni facciali, le parole,
i sorrisi servono per comunicare
anche con i bisognosi e le persone non accettate dalla società. Si sofferma sui
giovani e sui bambini, così come sugli anziani, dicendo che ciascuno deve fare
tutto in suo potere per difendere la famiglia e “Se non ricevi amore, dona amore; se sei da solo, cerca gli altri”.
Ecco che allora conclude chiedendo a noi giovani di prenderci per mano, tutti insieme, perché
“Noi siamo tutti una nazione, e così è
come i nostri cuori dovrebbero essere”.
Venerdì 4 dicembre, giorno
come tutti gli altri, unica eccezione è che oggi si cercherà di portare a
termine la costruzione della nuova stalla a Cafasso.
La campana
che avvisa che il pranzo è pronto suona alle 12.30, ma nessuno dei ragazzi,
contrariamente al solito, si muove dalla posizione in cui è: i ragazzi, i fundi
(esperti/tecnici), Gianluca, Felix sono tutti a lavorare sotto la stalla
cercando di sollevarla di circa un metro, un metro e mezzo dalla posizione di
partenza. Non vedendo arrivare nessuno anche noi donne (House-mother, sister, Angeline
ed io) e dopo aver preparato i piatti, ci rechiamo anche noi alla stalla per
osservare il lavoro: tutti concentrati, ciascuno al proprio posto, un vero e
proprio gioco di squadra perfetto.
Circa un’ora
dopo, quando tutta la costruzione è messa a norma, il capo fundi comunica ai
ragazzi che ora si può correre a mangiare in quanto molto affamati, ma che nessuno
dovrà lasciare la sala da pranzo prima che lui dica alcune cose. La curiosità nasce in tutti, ma vince la
fame: tutti di corsa in sala da pranzo!
Ecco che
Waboni, così è il nome del capo fundi, esce dalla stanza da pranzo e vi ritorna
con due casse: una piena di pane e l’altra di bibite in completo silenzio, la suspance e l’interesse aumenta.
Passa tra i ragazzi un foglio bianco con al centro un piccolo pallino
nero e Waboni ci interpella chiedendoci cosa vediamo e rispondiamo: “Un pallino
nero disegnato su un foglio bianco”.
Ecco che il
fundi inizia, quasi come un grande saggio, a parlare: abbiamo
visto e dedicato attenzione tutti subito al punto nero e il foglio bianco è
stato tralasciato in secondo piano; questo è un po’ un paragone della nostra
vita poiché la vita è come se fosse il foglio bianco pieno di esperienze da
fare e vivere ma noi ci soffermiamo la maggior parte sui punti neri, ovvero
quelle delusioni, quelle preoccupazioni e quelle difficoltà che ci preoccupano.
Quindi, tornando al foglio, i punti neri sono una parte
insignificante del foglio ma questi occupano la maggior parte dei nostri
pensieri quotidianamente, lasciando poco spazio ai momenti positivi; ci ha
invitato quindi a dedicare maggior attenzione e cogliere prevalentemente il
bianco rispetto al nero, le risorse degli altri in questo caso rispetto alle
loro mancanze.
Poi
Waboni ci ha mostrato un coperchio pieno di fango e ha chiesto cosa vedevamo,
la risposta ovvia di tutti è stata: “Solo del fango”; invece muovendo il fango
c’era al di sotto un pezzo di carta che sembrava un semplice foglio con delle
scritte sopra ma, lavandolo con acqua, in realtà era una banconota. Ciò a
significare che se non poniamo attenzione nelle e alle cose non ci accorgiamo
nemmeno del loro valore e di come in fretta, solo con del fango, le cose stesse
possono cambiare valore se non valorizzate.
La reazione
dei ragazzi è stata di grande ed immensa sorpresa
alla fine e di ascolto completo
durante tutto il discorso del fundi!
Un
abbraccio a tutti,
prestissimo
ci si rivede!
Ire
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