venerdì 3 febbraio 2017

Ai confini della realtà

Lo dico subito: il direttore del Centro di Subotica e il personale che abbiamo incontrato oggi sono stati molto disponibili e hanno risposto alle nostre domande per oltre un'ora e mezza.

Ci forniscono dati aggiornati degli ospiti, ci spiegano come funziona il protocollo delle liste di attesa per attraversare il confine serbo-ungherese e non nascondono fatiche e preoccupazioni.

E la violazione dei diritti umani della polizia ungherese.

Raccolgono storie e ferite, non metaforiche, da uomini,  donne e bambini respinti dopo essere entrati in Unione europea.

Ce lo dicono senza ipocrisia: "uno schiaffo ci può anche stare. Ma non è tollerabile che, avvistato un migrante,  vengano lasciati liberi i cani oppure che si bagnino completamente con l'acqua."
Non è raro che il piccolo ambulatorio del Centro curi casi di congelamento.

No, non è tollerabile.

Così come è incomprensibile che le famiglie vengano deliberatamente spezzate.
Sì, perché oggi la regola ungherese consente il passaggio di 10 richiedenti asilo al giorno (pochi mesi fa ne passavano 60, poi 30) ma da due confini diversi (5+5).


In questi giorni abbiamo incontrato nuclei famigliari numerosi: come faranno?
Chi sceglieranno di lasciare indietro? 
Questo è un campo piccolo ma su 103 ospiti 34 sono minori e 16 sono non accompagnati.

L'IOM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) è autorizzata ad accompagnare a Subotica i migranti che sono accolti in altri Centri ma non possono accompagnare al confine chi finalmente ha acquisito il diritto di sconfinare.
I due punti di uscita si trovano rispettivamente a 10 e a 30 km di distanza.
O ci vai a piedi oppure paghi un taxista.

Inoltre i migranti possono iniziare le pratiche per l'ingresso in Ungheria la mattina presto ma sono obbligati a presentarsi la sera prima, pena il respingimento.  Significa rimanere una notte intera all'aperto.

Il direttore conclude l'incontro dicendo:
"Se l'UE decide di chiudere definitivamente i confini si passerà da una crisi migratoria a una catastrofe migratoria".

Torniamo a casa ottimisti?


Sergio Malacrida

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