Più passo il tempo con i ragazzi e le ragazze del compound carcerario di Kamiti, più sento le notizie di tutto il male che c'è nel mondo, più mi rendo conto di quanto ci sia bisogno di divulgare un pensiero diverso sui carnefici.
Le parole di Carlo Maria Martini che ho trovato nel libro "NON E' GIUSTIZIA" sono più attuali e necessarie che mai:
Le parole di Carlo Maria Martini che ho trovato nel libro "NON E' GIUSTIZIA" sono più attuali e necessarie che mai:
La preoccupazione per la tutela della
società non è per nulla in contrasto con il rispetto e la
promozione della dignità del condannato. Né va dimenticato che, in
termini di prevenzione generale, risulta più produttiva una politica
criminale tesa a investire sulle capacità dell'uomo di tornare a
scegliere il bene, che non una politica fondata sul solo fattore
della forza e della deterrenza. Va ripensato e verificato il
desiderio di giustizia che trabocca dentro ciascuno di noi quando
siamo offesi e feriti o quando vediamo il nostro prossimo aggredito e
ucciso.
E' necessario infatti vigilare perchè il desiderio di giustizia non si trasformi in vendetta. Una pena lunga inflitta ai colpevoli o un'esecuzione capitale può soddisfare l'odio che si scatena nel cuore, ma non genera riconciliazione, amore e vita. Se noi fossimo tuttavia davvero convinti di questi principi ci comporteremmo come ci regoliamo con il nostro corpo: un braccio che si rompe non lo amputiamo subito, un occhio ammalato non ce lo caviamo, un cuore infartuato non ce lo strappiamo, un fegato ingrossato non lo tiriamo fuori. Al contrario ci preoccupiamo di salvare qualsiasi organo. Credo quindi che nella comunità sia necessario riscoprire ogni giorno le motivazioni dinamiche che ci convincono che l'uomo vale, che l'uomo è educabile, che l'uomo può essere salvato e, quando fosse colpevole, resta pur sempre soggetto primario, come uomo, di ogni società. L'uomo non è bestia da domare, bersaglio da colpire, delinquente da condannare, nemico da sconfiggere, mostro da abbattere, parassita da uccidere; è persona da stimare anche quando non ci stima, da comprendere anche se ha la testa dura, da valorizzare anche se ci disprezza, da responsabilizzare anche se appare incapace, da amare anche se ci odia. Tutto questo comporta un cammino verso la crescita di umanizzazione, un cammino lento e difficile.
E' necessario infatti vigilare perchè il desiderio di giustizia non si trasformi in vendetta. Una pena lunga inflitta ai colpevoli o un'esecuzione capitale può soddisfare l'odio che si scatena nel cuore, ma non genera riconciliazione, amore e vita. Se noi fossimo tuttavia davvero convinti di questi principi ci comporteremmo come ci regoliamo con il nostro corpo: un braccio che si rompe non lo amputiamo subito, un occhio ammalato non ce lo caviamo, un cuore infartuato non ce lo strappiamo, un fegato ingrossato non lo tiriamo fuori. Al contrario ci preoccupiamo di salvare qualsiasi organo. Credo quindi che nella comunità sia necessario riscoprire ogni giorno le motivazioni dinamiche che ci convincono che l'uomo vale, che l'uomo è educabile, che l'uomo può essere salvato e, quando fosse colpevole, resta pur sempre soggetto primario, come uomo, di ogni società. L'uomo non è bestia da domare, bersaglio da colpire, delinquente da condannare, nemico da sconfiggere, mostro da abbattere, parassita da uccidere; è persona da stimare anche quando non ci stima, da comprendere anche se ha la testa dura, da valorizzare anche se ci disprezza, da responsabilizzare anche se appare incapace, da amare anche se ci odia. Tutto questo comporta un cammino verso la crescita di umanizzazione, un cammino lento e difficile.
Un caro abbraccio
Giulia
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