Il diritto alla salute, questo sconosciuto
Milano, giorno di settembre 2017. “Buongiorno, vorrei
prenotare una visita oculistica” “Va bene l’8 novembre alle 10.30?” “eh no,
guardi, partirò i primi di novembre per andare un anno all’estero, non c’è
un’altra data?” “Signora, 8 novembre 2018”. Ah.
E qui sono partiti gli insulti al Servizio sanitario nazionale italiano.
E qui sono partiti gli insulti al Servizio sanitario nazionale italiano.
Cochabamba, 17 novembre 2017. Passo davanti all’Hospital Viedma, zona centrale
della città. Davanti all’ingresso del pronto soccorso c’è una distesa di
persone sedute, in piedi, sdraiate, accasciate, che aspettano. Uomini, donne,
anziani e bambini. Qualcuno è steso su un telo super colorato come se ne vedono
tanti in giro, altri mangiano qualcosa mentre aspettano, qualcuno piange.
Ambulanze? Ne vedo due e pure scalcagnate. Mi si stringe lo stomaco… io nel frattempo sto facendo il “farma-tour”,
ovvero sto andando in differenti farmacie della città a chiedere quanto costano
dei farmaci per un signore che ha chiesto aiuto alla Caritas. Ed è incredibile!
Ogni farmacia propone prezzi diversissimi per gli stessi identici medicinali:
si passa da quasi 800 boliviani (100€) a 400. In ogni caso, troppi. Il signore
in questione non ce li ha. Forse si riuscirà ad attivare un aiuto per il mese
di dicembre. Ma poi? Suo figlio ha una malattia psichiatrica, se non prende
quei farmaci diventa violento. E dopo dicembre che si fa? Non c’è risposta.
Cochabamba, 16 novembre. Viene in Arzobispado
(all’Arcivescovado) un giovane uomo, professione fotografo. Si è fratturato
l’ulna e il radio, deve essere operato. Costo dell’operazione: 15.000 boliviani
(circa 1800€). L’uomo piange. Quei soldi non ce li ha! Adesso che ha il braccio
rotto non sta neanche lavorando… forse potrebbe tenerselo così, aspettare che
guarisca solo con la fasciatura. Non si può. Il dottore ha detto che bisogna agire tempestivamente altrimenti il suo braccio
non tornerà più come prima. Il giovane uomo ha sentito di un centro privato dove lo opererebbero con 2000 boliviani (250€), potrebbe andare lì? Non è sicuro! Esiste gente che lucra su
questo sistema sanitario inesistente e si improvvisa medico pur di guadagnare
dei soldi. Cercheremo di trovare una soluzione ma lei non vada lì, per favore. Hasta luego, ci rivedremo. Si ma intanto
che ne sarà di lui e del suo braccio? Non c’è risposta.
Cochabamba, 14 novembre. Ruperta, dell’Abds (Associazione donatori di sangue boliviani) ci
racconta di un signore che ha avuto bisogno di sei sacchette di sangue per
operarsi. In cambio i familiari dovevano restituire il doppio delle
sacche di sangue richieste (trovatevi dei donatori), e pagare 300-500 boliviani (40-60€) per
ogni sacca. Il signore purtroppo è morto in sala
operatoria. Niente sacche di sangue allora? Ehnno! Le ha comunque utilizzate,
tutte e sei! Quindi? Quindi la famiglia non può seppellirlo se non ripaga il
suo debito. Signori e signore, corpo in ostaggio: o 12 sacche di sangue e 2000 boliviani o il
vostro caro defunto rimane qua. La famiglia ce l’ha fatta? Sì, l’Abds li ha
aiutati a recuperare le sacche e il signore alla fine ha ricevuto la sua degna sepoltura. Caspita, ma almeno i donatori di sangue, qualora dovessero averne bisogno, hanno delle
agevolazioni? Magari, che so, non pagano i 300 boliviani per sacca…
Agevolazioni? No di certo! Bravi loro che donano, ma qui c’è il 2X1 al contrario:
prendi una sacca e ne devi riportare due, sempre. E la sacca conquistata comunque la
devi pagare, sempre. Ah.
Quando torno in Italia richiamo per prenotare la visita oculistica, e quando me
la danno, me la danno.
NB: secondo l'Ine (Instituto Nacional de Estadìstica), nel 2015, il 38,55% della popolazione viveva sotto la soglia di povertà, ovvero con meno di 3€ al giorno nelle aeree urbane e meno di 2€ al giorno in quelle rurali.
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