lunedì 18 febbraio 2008

da Awasa

Beh, appto, poi siamo arrivati ad Awasa. Ki una doccia, ki 2 salti colla corda, dopo d ke (dopo di ki) ci siam recati vacanzieri & cosmopoliti al lago d Awasa, al quale abbiamo in breve rubato il palcoscenico di attrazione del pomeriggio. Coppie che interrompono strofinamenti di lingua per occhieggiarci, noi colle nostre macchine fotografiche e le teste girevoli. Il lungolago ospita numerose scene curiose. C’è un uccellino che a 6, 7 m d’altezza sventola le ali come un pazzo ma rimane immobile in un punto su un punto, fino a lasciarsi cadere a sasso in verticale, sul pesce a lui ortogonale; come i cartoni animati dove i personaggi mulinano in aria i piedi per poi schizzare via velocissimi. Ma lui non schizzava, come la migliore Cagn8. Come quei disegnatori acerbi che disegnano subito in bella. O forse i loro sono solo schizzi, troppo giovani per credere di realizzare già disegni compiuti e poco confidenti nella propria mano per insistere collo stesso soggetto. Così qualcuno scambia i loro lavori per opere concluse; ma dove sono finito? Torno al lago, dove il sabato pomeriggio ci si va per divertirsi, magari facendo il bucato in compagnia, oppure per lavarsi. Uomini&animali, c’è acqua x tutti.

bagni d tramonto

Qualche ragazzo guarda ridendo Masaya dandogli del Ciainìs; poche etichette gli sono meno gradite: il nostro amico sostiene fieramente di non conoscere molto dei cinesi e quello che conosce non gli piace. Gli autoctoni più benestanti  vengono qua per trascorrere il weekend in macchina, parcheggiati a qke m dalle rive lacustri, a masticare ciàt (lo scrivo come lo dico), foglie con effetti affini a quelli dell’hashish (in Etiopia, a differenza del fumo, il ciat è legale e consistente merce d’esportazione); scrivo per sentito dire, se qc1 ha mai provato qsto ciat contribuisca a renderne noti i poteri; Maurizio sa che io non ne sto usando. Nonnònnòno. E qste mail come si spiegano? Come vele. Waaoh.

ciattano. pare un po' una foto della narcotici..

Dopo una singola notte in una doppia con Masaya… pausa aneddoto mancato. Prendiamolo un po’ largo, hai 3 minuti? Tanto qsto è un post breve e non bussa mai 2 volte. Come molte città della costa adriatica, che vivono d bagni, Awasa è un po’ la cittadina dell’amore: sul lago ci si vuole + bene (scusate, ci si vuole meglio) ke in città, anke x’ i cittadini d prima classe x volersi bene se ne vanno al lago al largo dalla loro quotidianità. Di conseguenza la popolazione locale di Awasa è gambizzata dal mastino dell’aids. Di conseguenza le autorità locali nascondono goldoni in ogni buco; beh, in molti buchi. Non per promuovere la drammaturgia italiana, avete ragione, lo sapevo: le mie compatriote m’hanno osservato come questo termine non sia tanto deagostinizzato come parola: intendo i condomi. Non voglio pensare allo spammer che bersaglierebbe il blog se utilizzassi termini + noti. Bene, ne ho rinvenuti belli impakkettati dalla direzione dell’albergo (credo) anke nel mio comodino. L’idea era di uno skerzo interculturale italia giappone, dove li estraevo dalla tasca ammiccando in direzione d Masaya; qualcosa di simpatico per facilitare la relazione amicale con lui. Niente che potesse mettere a disagio, ma va, tipo corna di Berlusconi, per intenderci (il “di” assume valore di specificazione, non di possesso), quei siparietti per cui il mondo ci riconosce per quello che effettivamente siamo. La realtà è ke, rincamerato dopo l’ultima magra prestazione della compagine ivoriana (drogba dipendente e drogba deludente), son piombato diretto in un sonno senza sogni. Un aneddoto mancato, non velo posso raccontare.

Dopo una singola notte in una doppia con Masaya, sulla via del ritorno, ci fiondiamo come lucertole al Sabana, una sorta di spiaggia privata con bar, ombrelloni, galleggiante con scivolo, canoe sul Lago Langano. Un motivo per cui fare cooperazione in Etiopia, direi. Vinci il pregiudizio che ti spinge a desiderare l’acqua azzurra e non marrone e ti sbatti al sole a prenderle, o a ridere di come i bianchi siano rifugiati nella riserva protetta dell’ombrellone (tranne sporadike fughe su canoe acquatiche) mentre gli altri se la sguazzano in giro. Poi mi chiedo di che colore sono io, intuisco che forse dovrei proteggermi dai cancerogeni raggi solari, ma mi guardo e fortunatamente mi scopro rosso semaforo (infatti lampeggio); qsto comporta che sono autoesentato dal segregarmi in una pozza d’ombra. Yuppie.

bagni colorati

A lato, fuori dal terreno del Sabana, c’è un bambino magro; non so come sia arrivato lì, ma mi dicono che ci sia una capanna in quella direzione. Voglio credere che la abbatteranno, presto o tardi. Ha la maglietta strappata, è molto serio. Se la leva, si butta nel lago per lavarsi, non per fare il bagno. Ci sporcherà tutta l’acqua marrone. Dovrebbero rimuovere anche lui, la sua tristezza mi pare davvero fuori luogo, inaccettabile. Il responsabile (che forse conosciamo, o forse conosciamo il responsabile dei camerieri, non è ancora kiaro) riceverà una mia lettera. Spero che quel bambino non mi abbia visto. Sarebbero stati capaci d saltare fuori i miei redivivi sensi di colpa e quella roba lì. E poi mi torna in mente perché ero qua. No, grazie.

Oh, poi siamo tornati, e qsto sarà un video su youtube, un giorno, qdo avrò una connessione autostradale, magari per le elezioni la vinco.

Salute a voi, ke qua…

Paolo

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