martedì 26 febbraio 2008

santo gabriele in valentino

Il giovedì 14 febbraio era san valentino, ma io non lo sapevo: da sostenitore accanito d codesta festività al dio del consumismo, credevo ke sanvalendino fosse il 13 febbraio. Quindi ho dovuto trovare altri motivi x rendere memorabile quella giornata.

Giovedì 14 febbraio mi sveglio alle 7. Alle 7e25 ho appuntamento con Sami davanti casa, alle 7e30 col driver dell’ACS (Segretariato dell’Arcidiocesi cattolica), il quale ci avrebbe portato nella prigione di *****.

Giovedì 14 febbraio alle 7e22 apro il cancello di casa mia. A circa 5m, Sami m’attende, braccia incrociate e trai piedi un cucciolo di cane. Io non amo gli animali, mi piacciono; li ritengo un gran sbattimento, ma fanno compagnia. Lì non c’era molto da decidere: il puppy mi stava kiedendo d prenderlo con sé o di lasciarlo andare a morire. Nelle scelte istintive talvolta sono terribilmente buonista, ma le 2 alternative non si escludevano. Non lo sapevo e, forse, avrei fatto meglio a non necessitare di ulteriori motivi per dare senso al 14 febbraio. Ma in quel momento presi il cucciolo di cane e lo misi in uno scatolone, dove ci buttai anke un paio d miei pantaloni per fargli + tana.

Giovedì 14 febbraio avevo dormito male (evento eccezionale x me), non respiravo benissimo, e alle 10e36 i responsabili di un carcere etiope erano in apprensione x la mia salute. Caldissimo&freddissimo, ma soprattutto difficoltà a portare avanti frasi con almeno una subordinata senza interrompermi per rifiatare. Per tranquillizzarli ridevo, ma non li tranquillizzava affatto accorgersi ke insieme ad una sanità fisica stavo smarrendo anke una sanità mentale. Smisi di ridere, e mi diedi un po’ d contegno. Non tanto.

Giovedì 14 febbraio chiacchierai molto con Sami, ci raccontammo abbastanza; il direttore del carcere fece qke foto colla mia makkinetta, Sami me ne kiese il prezzo (azzardai 120 €, ma non appartenendomi sparai) e concluse saggiamente kei ragazzi etiopi non hanno un reale bisogno duna makkinetta fotografica. Mica come quelli italiani.


photo by ato director
Giovedì 14 febbraio il direttore del carcere c’invitò a pranzo a casa sua, e non l’aveva mai fatto. Lui abita vicino alla prigione ed è una bella casetta, con dei suoi ritratti militari da giovane molto elegante, con sfondi multicolori kitch; c’era da mangiare anche cibo occidentale e il mio malessere non gl’impedì di riempirmi nuovamente il piatto che tanto faticosamente avevo svuotato. Le regole dell’ospitalità si scontravano contro la penuria d’appetito del malato, rischiando di farmi mancare di buona creanza. Alla televisione scorrevano dei filmati sugli infortuni calcistici e scorsi Ronaldo colla maglia dell’Inter. Un binomio bruttissimo, che non fece che peggiorare la mia situazione.

Giovedì 14 febbraio il viaggio di ritorno da quel carcere fu lunghissimo e come mai ho sprezzato i lavori stradali dei cinesi decorati di buke kel nostro driver provava a skivare con differenti esiti.

Giovedì 14 febbraio si portarono molte ipotesi sull’identità del morbo ke m’affliggeva. Malaria, menopausa, tifo, tubercolosi, malattia della montagna; questo prima di andare in ospedale, dove dottori preparati (il meglio dei diplomati etiopi ha accesso alla carriera medica) si preparavano a offrirmi il meglio delle loro conoscenze e dove finalmente avrei scoperto come nella mia biografia avrei menzionato quel giorno malato.


sofferenza documentata
Alla reception del Saint Gabriel Hospital ci sono due impiegate, e dietro di loro cataste di faldoni ad anelli e un ombrellone da spiaggia chiuso. Il dottore #1 è simile ad un presbitero etiope d mia conoscenza d cui non apprezzo la nulla kiarezza: mi misura la pressione mentre parla con un’infermiera con infradito&calze, quindi mela rimisura (120) e poi estrae un attrezzo ke mi punta alla tempia.


Finale a sorpresa! Complimenti alla fantasia dello sceneggiatore, non melo sarei mai aspettato. Fammi scrivere una lettera almeno. Si vede ke sto talmente male ke non vuole farmi soffrire. Tengo gli occhi aperti, non darò soddisfazioni d sorta. Mi guarda sicario. “38e9”. Qto sei tecnologico? Mi peso (62), mi fa indossare un bracciolo e melo gonfia con una pompetta. Lui guarda un oggettino, sarà un indicatore, l’unico d cui non condivide con me l’indicato… ahia… si muove velocemente verso l’apparecchio telefono, compone un nro telefono ed inizia a parlare al. Sarà l’ambasciata? Il direttore dell’ospedale? Il ministro della salute? Le onoranze funebri? D’Avanzo? Perché si è mosso così velocemente? Non poteva muoversi un po’ + piano? Normale bastava, leggermente accelerato, ma non così veloce. Rimango sereno e imperturbabile, chissà se avrò il tempo d raccontarla, questa. Certo ke sì, certo ke sì, servono dettagli per la futura narrazione, guardat intorno, cosa tincuriosisce? Una bottiglia d cocacola finita abbandonata nel piano inferiore d 1 carrello. Ok. Fine. Bene, allora aspetta, fermo&sereno, guardando fuori, ci sono i fiori, una bella ragazza che gioca con i cani (ospitalità, dolce benvenuto, trasformare in melodia lo strascico duno starnuto). Sì, se solo riuscissi a starnutire, ho il fiato troppo corto. Bene, mi manda dal dottore #2.

Il dottore #2 mi preleva freddamente del sangue e lo analizza x vedere se è malaria o tifo. Io faccio il tifo per nessuno dei 2 e vinco. Quindi un’ora e un tot d Birr dopo, Dottore #3.

Denzel Washington (ma Denzel è uno degli economizzatori cognitivi a cui + associo alcune fisionomie etiopi), sorridente, m’accoglie nell’ufficio. Tappezzato di quei poster medici con tutti i tipi di puss pussibili; lui doveva essere un esperto nel campo orale perché c’erano un sacco di bubboni alla bocca e altre orripilanti infezioni, di quelle che mi sono sempre kiesto x’ un dottore deve tenerli in studio? Se il culendario di Max è troppo sessista, prenditi un panorama alpino. Se è introvabile, un landscape della rift valley. “Cosa hai avuto, quando?”. Freddo caldo fiato corto fastidio qua. “Lettino”, ok tolgo le scarpe, la stanza s’imbeve d’un caldo aroma, mi preme il torace, lucina nelle pupille, sente il battito, e qcs'altro tipico dei medici. Poi mi chiede d aprire la bocca e d tirare fuori la lingua. Devo sforzarmi d non pensare ke è san valentino (x’ nel frattempo la notizia era giunta a miei padiglioni auricolari). Mi invita a fare “così”. Non capisco, sorry: come? “aaaaa”. A, lo faccio. Me lo rikiede lo rifaccio. E lo rifaccio. E lo rifaccio. E lo rifaccio n volte, tantissime volte, sempre una + d te. (Muro). Di fuori credevano che fosse la risata demoniaca del medico, modello Dottore dei Simpson. Poi mi guarda le mani, me le gira, me le fa piegare, mi schiaccia le unghie. “Ma è normale che diventino + kiare se le skiaccio?”. Ok, Paolo, cerca di rimanere serio. “Beh, dipende, se le schiacci con un martello diventano viola”, ok, qsta mela mangio che l’uomo ke ho d fronte potrà decidere quale malattia ho preso. E poi mi guarda nella gola e c trova 2 tonsille. Ora, agli Etiopi, fino alla scorsa generazione, le tonsille le tranciavano e le tiravano fuori dalla gola in un cucchiaio. Quindi mi chiedo se la sua osservazione inerente le mie tonsille (“Mi sembrano particolarmente grosse”, qualunque uomo vorrebbe sentirselo dire) fosse al netto rispetto la media etiope ke non le ha. Diagnosi finale: un’infezione alle tonsille, ma fai qsta puntura sul fondoskiena e fatti vedere da qst’altro dottore. Dindindin, ennesimo passaggio dal via, la cassa dell’ospedale, un’infermiera mi ficca lo spillone didietro. Ah, qte emozioni qsto san valentino..

Col dottore #4 ripasso per l’ennesima volta l’interrogatorio della visita medica, gli descrivo i sintomi, cos’han detto i suoi colleghi, gli faccio “ah” e gli mostro le mie buffissime unghie ke se le pigi rimangono kiare per una frazione d secondo. “Dottore, mela caverò?”. Diagnosi: infezione da cause sconosciute: prenditi un antibiotico e se tra 2 giorni stai ancora male torna qua ke riproviamo la malaria e il tifo. “Ma le investigazioni di prima dicevano ke malaria e tifo..”. Sì, sì, ma sai com’è (no, comè? Se qualcuno melo dicesse..), può essere che sabato cambino i risultati. Fratello, come sai tranquillizzare i pazienti tu.. Intanto vado a farmi una pizza poi ripenso a tutto quello ke m’avete detto e vedo.

L’indomani Sara mi dice che ha parlato con una dottoressa italiana ke le ha svelato ke i miei sono i kiari sintomi di una pleurite. “Stefania, wikipedia, pleurite!”. Ok, sembra guaribile, e come tale la sto curando. Sto prendendo l’Augmentin le cui controindicazioni controindicano

Nelle avvertenze speciali inerenti la gravidanza: Studi di riproduzione condotti negli animali (topi e ratti trattati con dosi fino a 10 volte superiori a quelle utilizzate nell’uomo) non hanno evidenziato effetti teratogeni dopo somministrazione di AUGMENTIN, sia per via orale che per via parenterale. [i miei parenteri ora staranno + tranquilli, ci tengono molto a topi&ratti].

Negli effetti indesiderati: Iperattività reversibile (molto raramente) e variazione della colorazione superficiale dei denti (molto raramente).

Dopo d ke mi sono scordato cos’avessi ed ho raccontato in giro d avere la pneumosi e di necessitare d yogurth e miele per ripristinare la fauna batterica provata da bombardamenti antibiotici; qsto impressionò parekkio, ma x iscritto molto meno, mene rendo conto indi vado a finire.

10 giorni dopo: oggi martedì 26 febbraio va bene, 1° giorno senza antibiotico come il resto della mia vita prima d qsti 10 giorni. Era pleurite? Non lo so, non lo so, non mela sento ancora d scartare tutte le alternative e non so se in futuro potrò + avere bambini. In compenso reputo la mia incontinenza comunicativa effetto non duna reversibile iperattività qto d un settimana trascorsa trale mura d casa, e in qto tale i prossimi giorni, la pagherete anke voi vedendo recapitate nelle vostre piccole mailbox tanti post.

Ghigno (coi denti bluastri), vostro vivo Paolo

Ps.. no, mamma, non credo fosse la stessa malattia di Bunno (il cane), no. Stefania dice ke anke lei c aveva pensato (ma non me ne aveva fatto menzione, vista come poi.. beh, non volio bruciare il prossimo post), io non c avevo neanke pensato e, con le mie competenze medike, lo ritengo poco poco plausibile.

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