Il Natale è alle porte, è il 23 dicembre 1972 alle 12.35 la terra si enoja e trema. 6.2 gradi della scala Richter e Managua si sbriciola… morte e distruzione ovunque. I documenti dell’epoca non sono concordi, si parla di 250.000 senza tetto, 20.000 feriti e circa 10.000 morti. La città si trova in una zona particolarmente sismica, dove si scontrano due placche tettoniche. L’epicentro è il lago Xolotlàn. Si attivano altre faglie in città. Le case si “inchinano” alla potenza della natura. In seguito si afferma che tutto è stato distrutto perché le case erano di tequezal, riboccate dal precedente terremoto del 1931.
Oggi aprile 2014:
la città di Managua e i suoi dintorni sono cristallizzati…come una goccia d’acqua, forse in attesa che la natura si scateni contro l’uomo?
E’ dal 10 aprile giorno della prima scossa di magnitudo 6.2 della scala Richter alle ore 17.27, che la città è in scacco a se stessa e alla propria natura.
Nei primi giorni si sono susseguite una serie di notizie, ogni secondo giornalisti, conduttori radiofonici, opinionisti, sacerdoti alla radio commentavano l’accaduto, analizzando, raccontando, spergiurando…
Il presidente Daniel Ortega fa il suo discorso alla popolazione, al suo Nicaragua, scosso da una terra che trema e trema, dà indicazioni precise e si mette nelle mani di Dio. La premier dame Murillo a sua volta sempre presente nei comunicati, al microfono dà informazioni ufficiali, notizie e disposizioni.
Scuole chiuse, uffici amministrativi chiusi, pulperie chiuse.
Lo spettro di un giorno di dicembre del non molto lontano 1972 è tornato e si fa sentire con tutta la sua forza. Tutti sono “pronti” lo stanno aspettando come si aspetta una lettera o un pacco che tarda ad arrivare.
La gente è prudente nei propri spostamenti, in quello che fa’, l’allerta è roja, sembra che tutto e tutti siano preparati, precauzioni, linee guida per affrontare una eventuale catastrofe, su come comportarsi, gli ospedali da campo sono pronti, l’allerta è roja.
Io tengo que acostumbrarme a tutto ciò. Ogni tanto la terra vibra.
E’ interessante ed allo stesso tempo affliggente ascoltare i racconti, i vissuti delle persone, soprattutto di coloro che nel 1972 c’erano e il fantasma lo conoscono bene. Tutti sono molto incuriositi da noi mentre parliamo, dal fatto che il terremoto non lo conosciamo. Occhi sgranati quando affermiamo che la zona dell’ Italia dove viviamo non è sismica, come quasi fosse impossibile che mai avessimo provato che la terra vibrasse sotto i nostri piedi.
Ad ogni arrivederci con una persona ti senti dire un “cuidate” un po’ scaramantico un po’ materno…
Fede