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martedì 13 settembre 2016

Cosa resterà

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Rientrato a Milano. Come stai? Come è andata? Tutto bene, grazie. Piaciuto? Sì, molto.
Vorrei dire qualcosa di più ma come si fa a riassumere tutto un anno in un colloquio da saluto? Ed è difficile anche in un dialogo non da saluto, ad essere sinceri.
Sorgono domande spontanee su quest’anno, di cosa è stato e, soprattutto, di cosa resterà. Il momento emozionante della partenza, i saluti che al momento sembrano addii ma che, in realtà, sono solo degli arrivederci. Tutti i momenti, le conoscenze, le avventure e disavventure. I momenti belli e quelli difficili, le parole, i gesti, le attenzioni e tutto quello che ne consegue.
Non so darmi una risposta e non so nemmeno quali domande pormi, adesso. È un momento di transizione, un groviglio di emozioni da sciogliere. Cosa resterà di quest’anno?
Difficile immaginarlo e, ancora di più, dirlo. Per questo ho scelto di farmi aiutare da una canzone che ha accompagnato il mio ultimo periodo in Moldova, la quale, in parte, rende molto bene il caos di sensazioni ed emozioni che in questo momento provo. Lascio a lei questo difficile compito…per ora.


 


Cosa resterà – Bassi Maestro 
Metà rapper, metà uomo
cosa resterà della mia storia e di ciò che bramo
vivo parte delle mie giornate immerso dentro uno scenario che mi fa da pavimento e da soffitto stretto dentro me stesso resto ironico
senza un rammarico
tengo gli occhi saldi sopra il monitor
corico sulla mia branda ogni punto di domanda
segno appuntamenti sull'agenda
fiducioso ma inconsapevole
capo famiglia ineccepibile o spregevole all'inverosimile
con la scusa di essere in partenza, saranno ormai dieci anni che accumulano esperienza
faccio a pugni come Rocky per difendere la tesi che gli esami rimasti non sono così pochi
fermo l'immagine per chi dopo di me verrà.

Rit.
Cosa resterà della gente che mi è stata accanto
delle amicizie a cui più tengo
del tempo che ho trascorso
la strada che ho percorso per arrivare a tutto questo
cosa resterà di quello che ho vissuto
di quello che ho creato
delle cose per le quali ho faticato
forse solo poco ma voglio ricordarlo.

Anni come giorni volano
buoni propositi che riaffiorano a contatto col mondo svaniscono
dall'inizio dei novanta, quello che mi sono concesso non sempre è stato per merito di me stesso
mille tentativi
lavori di squadra e progetti da solista tuttora vivi
schermi interminabili e visioni appassionate
la semplice bellezza di Bologna e delle sue serate
nel tentativo di mantenere il resto del mio mondo vivo
chiedi a Garzon se sono un buon amico
mi sono accorto subito constatare che le cose possono cambiare è inutile ed in fondo è stupido
vivo e vegeto, spesso attonito
per ogni attrito provo un senso fisico di scomodo
guardo avanti, provo ad immaginarmi quello che sarà.

Rit.
Cosa resterà della gente che mi è stata accanto
delle amicizie a cui più tengo
del tempo che ho trascorso
la strada che ho percorso per arrivare a tutto questo
cosa resterà di quello che ho vissuto
di quello che ho creato
delle cose per le quali ho faticato
forse solo poco ma voglio ricordarlo.

Mi vedo grande con da parte soddisfazioni e pace
milioni di serate strapagate
costate su una brace
raduno intorno ad un tavolo gli amori di una vita, prima che mi mandi al diavolo
calici di rosso della mia cantina per una foto di gruppo definitiva
le immagini da copertina lasciano posto alla mia alternativa quando deciderò della mia vita
esercizi di stile facce note con un futuro breve ma ricco di prospettive
chi vivrà verrà, vedrà, saprà.

Rit.
Cosa resterà della gente che mi è stata accanto
delle amicizie a cui più tengo
del tempo che ho trascorso
la strada che ho percorso per arrivare a tutto questo
cosa resterà di quello che ho vissuto
di quello che ho creato
delle cose per le quali ho faticato
forse solo poco ma voglio ricordarlo.


martedì 1 dicembre 2015

Chi ha ragione? Ovvero Pacala e Tandala

3 commenti:
L’identità nazionale è una questione aperta in ogni Paese del mondo e la Moldavia non fa eccezione. Come si vedono i cittadini moldavi? Chi ha ragione?

Statua di Stefan cel Mare, simbolo della Patria Moldova
Alcuni si considerato moldavi al 100%, alcuni si considerano romeni,  altri ancora si considerano russi (e per questo non vogliono imparare la lingua romena, la lingua ufficiale della Moldova sin dal 1989). I primi pensano che la Moldavia abbia il diritto e il dovere di esistere come Stato a parte, i secondi pensano che sarebbe meglio per tutti riunirsi alla Romania, gli ultimi vorrebbero far diventare la Moldova un’appendice della (loro) cara vecchia Russia. Chi ha ragione?


Mappa della Transnistria
La Moldova ha al suo interno un territorio che ufficialmente fa parte della sua Repubblica ma che in realtà si è auto-proclamato Stato indipendente: la Transnistria. Poco importa se nessuno lo ha riconosciuto come Stato autonomo, questo Paese (?) si sente ancora troppo legato all’URSS o a quello che ne rimane, cioè la Russia attuale, per poter far parte della Moldova. Per questo la Russia finanzia le casse di questo “staterello” la cui economia, appunto, dipende de facto dai finanziamenti russi e dal traffico di armi (di cui la Transnistria è abile produttrice).

Questo territorio gode di leggi proprie, frontiere proprie, moneta propria. I suoi cittadini hanno la carta d’identità transnistriana ma, a livello internazionale, sono considerati cittadini moldavi. Le loro automobili hanno la targa transnistriana, possono circolare (perché tollerate dalle autorità) sul suolo moldavo ma non possono assolutamente andare all’estero (ufficialmente, quella targa non esiste). La Moldova rivendica l’appartenenza di quella regione, la Russia invita i propri cittadini ad andare in vacanza e, magari, trasferirsi in Transnistria per aumentare la propria influenza. Chi ha ragione?

Bandiera "ufficiale" della Transnistria

Targa della Transnistria





Difficile capire una volta per tutte chi ha ragione, ma ci si prova.


Nel frattempo riporto qualche storiella di Pacala e Tandala, due personaggi tipici della letteratura Moldava. Sono i classici furbetti/ladruncoli ma, in fondo in fondo, bonaccioni che ispirano sempre la simpatia del lettore. Chissà mai che non possano aiutare a capire meglio la realtà moldava?

Il ricco è ricco dappertutto
Viveva una volta in un paese un uomo rispettabile. Un bel giorno – non si capisce come e perché – si ammalò e i famigliari lo trovarono morto stecchito nel suo letto.
Gli fecero il funerale e lo portarono al cimitero. Ma al momento di calarlo nella fossa avvenne un miracolo: il morto si alzò dalla tomba, si fece il segno della croce e incominciò a raccontare tutto quello che aveva visto nell’altro mondo.
Che cosa era successo? Come mai? Aveva perso i sensi.
Ora, la moglie del più ricco del villaggio venne a sapere che un uomo era resuscitato e lo mandò a chiamare. Lo fece entrare nella corte e gli domandò se avesse visto suo marito nell’altro mondo.
-          Eh! Signora mia, sì che l’ho visto quel riccone di tuo marito. È ricco anche là.
-          Bene! E che cosa faceva? – domandò la riccona, tutta contenta per il fatto che il marito era ricco anche nell’altro mondo.
-          Niente! Il tuo riccone giaceva su un letto di ferro in mezzo alle fiamme e non faceva nulla, mentre io, che anche lì facevo il servo, mettevo la legna per alimentare il fuoco. Vedi, un vero signore è signore dappertutto.

Illustrazione di Pacala e Tandala
Mi porta via il vento
Un ladro si intrufolò nell’orto per rubare un cavolo. Il padrone se ne accorse e lo colse sul fatto.
-          Ladro, cosa fai qui?
-          Il vento mi porta via e allora mi sono aggrappato a questo cavolo per non volare via.

Il servo arguto
Un possidente doveva decidere se tenere il servo per tutto l’invero o se licenziarlo. Nel cortile c’era un gatto e il padrone domandò:
-          Ehi, Pacala, guarda là in cortile cosa c’è?
-          C’è un gatto, padrone.
-          Ma no, Pacala, non è un gatto, è un orso.
-          Padrone, non può essere, io ci vedo bene, è un gatto vero e proprio, - rispose il servo, che non capiva le intenzioni del padrone.
-          Pacala, se insisti a dire che non è un orso ti licenzio perché non sei obbediente.
-          Bene, padrone, è un orso, ma è  piccolo.
Il padrone capì che il servo era arguto e gli fece il contratto per tutto l’inverno.
Quando venne la primavera, la stagione in cui i mungitori erano pagati bene, l’arguto servo volle mettere alla prova il padrone. Sul tetto della casa c’era lo stesso gatto del precedente colloquio e il servo disse:
-          Padrone, guarda, sul tetto c’è un orso!
-          Sei ubriaco, Pacala? Non è un orso, è un gatto.
-          Padrone, se non è un orso me ne vado e non lavoro più per te.
Il padrone, che aveva bisogno di un servo, rispose:
-          Hai ragione, Pacala, è un orso, ma piccolo.






sabato 17 ottobre 2015

Vivo in un Paese dove

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Vivo in un Paese dove i preti si possono sposare ma solo prima di prendere i voti, altrimenti la regola comune (ma non scritta) impone il celibato.

Vivo in un Paese dove per indicare con le dita il numero 6, alcune persone non usano l’indice della mano vuota bensì il mignolo.

Vivo in un Paese dove la lingua ufficiale è quella romena ma moltissime pubblicità e siti internet sono esclusivamente in russo (che è anche la seconda lingua ufficiale).



Vivo in un Paese dove 2,5 litri di birra (in bottiglione di plastica) costano poco più di 1 €.

Vivo in un Paese dove un bilocale in una zona media della capitale costa 26.000 €.


Vivo in un Paese dove il codice della strada è un optional (ma in fondo anche in Italia spesso è così).

Vivo in un Paese dove alcuni si sentono moldavi, altri si sentono romeni, altri ancora russi. Eppure sono tutti cittadini della Repubblica di Moldova.

Vivo in un Paese dove la raccolta differenziata è appena agli inizi ma nei supermercati esistono i prodotti “alla spina”, cosa che in Italia si trova ancora solo in alcuni negozi specializzati.
 
Vivo in un Paese dove alcune banche (supportate, a detta di tutti, dal governo) hanno appena fatto sparire 1 miliardo di euro dalle casse dello Stato.

Vivo in un Paese dove alcuni condomini contano più di 500 appartamenti ma non tutti hanno i lavandini nei bagni (forse sono considerati superflui?).

Vivo in un Paese dove si possono ancora vedere alcuni anziani andare in giro con le medaglie di guerra dell’URSS appuntate sulla giacca.

Vivo in un Paese dove Andy’s Pizza è presente in maniera maniacale, tanto che solo nella mia via ce ne sono tre nel giro di qualche chilometro.

Vivo in un Paese dove puoi mangiare (abbondantemente) in alcuni ristoranti per circa 5-6 € ma dove una palestra nella media può costare anche 30 € al mese (se non si va in quelle di lusso, che costano anche 1.400 € all’anno).

Vivo in un Paese dove molte persone sono fredde e scontrose ma la lingua prevede dei formalismi e delle forme di cortesia che l’italiano se le sogna.

Vivo in un Paese dove la lingua francese è più parlata di quella inglese.


Vivo in un Paese dove tante (troppe) persone conoscono un po’ di lingua italiana perché sono state costrette ad emigrare in Italia per cercare un po’ di benessere.

Vivo in un Paese dove le cure mediche sono gratuite ma se si vuole essere “trattati bene” bisogna distribuire mazzette un po’ ovunque (medici, infermieri, inservienti, ecc.).

Vivo in un Paese dove la capitale ha tanto di quel verde che quasi non ci si crede.



E la sapete una cosa? Mi piace!

martedì 29 settembre 2015

Ma si dice Moldova o Moldavia?!

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Buongiorno followers MIca SCEmi! Mi chiamo Francesco, ho 25 anni, una laurea in filosofia alla Statale di Milano e sto per partire per la Moldova.
Uno SCE-2015 in piena regola, insomma.

Al Servizio Civile sono approdato dopo alcune esperienze di volontariato all'estero che sicuramente mi hanno formato o, come ci ha detto Fabio durante la formazione di ieri, mi hanno "educato".  
Tra meno di una settimana partirò con la mia collega Anna (sarda d'origine e milanese d'adozione); questo significa che tra sette giorni - a quest'ora - saremo già a Chișinău, probabilmente nella sede di Diaconia (l'associazione locale partner di Caritas Ambrosiana) a conoscere quelli che saranno i nostri collaboratori per i prossimi (quasi) dodici mesi. Inutile dire che non vediamo l'ora di partire! Ovviamente nessuno dei due ha ancora preparato la valigia.

Anche se conosco "su carta" il progetto, non so bene cosa aspettarmi da questa esperienza...fortuna che un piccolo amico "testimonial" di Diaconia mi aiuta a buttarmi a cuor sereno in questa avventura.

Rapporto annuale 2013 dell'associazione
 Diaconia, Moldova
Moldova, aspettaci che arriviamo! 
Francesco

P.S.
"Ma si dice Moldova o Moldavia?!" è la domanda che tutti mi hanno posto in questi ultimi mesi, per questo ho deciso di farla diventare il mio tag su MIca SCEmi