mercoledì 21 settembre 2011

VUOTO

30 agosto 2011

Un mese fa, a quest'ora mi chiedevo chi me l'aveva fatto fare di partire. Sola. Con 8 estranei, dall'altra parte di un mondo sconosciuto.

Un mese dopo, il mio orologio segna le 7:09 am, ora thai.

E mi immagino che fra poco la sveglia suona. Che ci ritroviamo a quel tavolo lungo a mangiare marmellata. Che mi giro e c'è cotoletta. Che mi sorridete e mi date il buon giorno più dolce della mia esistenza.

Mi immagino che tra poche ore padre father ci da un foglio bianco e ci dice: scrivete o disegnate quello che avete provato finora. E mi vedo rientrare a testa bassa in quella stanza con un foglio vuoto, trattenuta nellE mie prigioni.

Mi vedo timida piangere e mi dico che non posso sopportare tutto questo. Non posso vedere quei bambini ai quali un'onda maledetta ha rubato un futuro. Non posso credere che qualcuno non potrà camminare per tutta la vita, senza poter far niente. Non ho il diritto, io, di entrare in quelle baracche costruite con tanta fatica e umiltà.

Ma poi, quegli 8 sconosciuti, ti asciugano le lacrime. Allora capisci che sono angeli, che ti insegnano che non è giusto solo soffrire. Che non aiuti qualcuno piangendo ma tirando fuori il sorriso, la forza, la fantasia e la voglia di amore.

Allora li vedi lì, con le facce colorate che si divertono a far ridere i bambini. Sono meravigliosi pagliacci buffi che hanno saputo dare speranza e allegria a vite meravigliose. Ce l'hanno fatta..


E allora, mentre tutti di notte dormono, ti trovi lì. sotto un cielo immenso e rumoroso. A imparare a creare la felicità, a imparare a sentirti libero di essere felice anche tu, senza sentirti in colpa perchè non sei nato lì.

E allora, quando lanci una stella in cielo, scrivi su un bigliettino che per la prima volta ti senti di amare la vita.

Che la vita è bella e che esistono tante persone buone.

Quando poi torni, in una città che senti straniera, ti senti vuota. Stai per ore a fissare il vuoto e sei solo felice di avere un ricordo splendido a cui continuare a pensare.

E quando al lavoro, ti chiudono in ufficio dicendoti che ti fanno un contratto di quattro anni, non fai una piega e ti immagini ancora lì. Pensi solo che puoi permetterti, senza chiedere niente a nessuno, di mandare ogni mese qualcosina di faticato per sostenere un progetto che crea futuro.

Alice, un mese fa avresti fatto i salti di gioia. Hai detto bene, un mese fa. Allora non credevo in nulla ed ero soltanto una stupida farang che pensava di poter immaginare la povertà. L'ho capito quando tornavo a casa che puzzavo di piscia e mi dispiaceva lavarmi. Allora non avrei mai scritto sotto il disegno di un tramonto a pastelli. Allora non pensavo che avrebbero cullato il mio cuore tra piccole e fragili manine. E di certo non pensavo che quegli 8 iniziali sconosciuti mi sarebbero mancati come una famiglia.

Alice

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