29.07.2015 Magnago,
ore 9.13
Eccoci arrivati alla data tanto attesa; sono le 9, ho appena
finito di fare colazione e di chiudere con acrobazie degne del circo Orfei la
mia valigia. Ho ancora un paio d’ore prima dell’ultimo pranzo all’italiana e
della partenza verso l’aeroporto.
Dopo giorni in cui la mia mente e il mio corpo hanno corso
all’impazzata per preparare tutto il materiale necessario, tutti i
documenti, tutti i vestiti (non
ho ancora capito se le sere moldave siano fredde o “tropicali”), ora mi trovo quasi costretta a stare ferma, in silenzio. La casa è
vuota e si sente solo il canto di qualche uccellino, mescolato al sottofondo
delle macchine rombanti. Proprio in questa strana commistione di suoni iniziano
a far capolino tra i miei pensieri le parole di Martin Buber, che in quest’anno
mi hanno accompagnato non poco:
“A che scopo?”; a che
scopo ritornare in me stesso, a che scopo abbracciare il mio cammino personale,
a che scopo portare a unità il mio essere ? Ed ecco la risposta: “Non per me”.
Cominciare da se stessi, ma non finire con se stessi; prendersi come punto di
partenza, ma non come meta; conoscersi, ma non preoccuparsi di sé. (…)
“Non di te stesso, ma del mondo
ti devi preoccupare!”
E’ con questa consapevolezza nel cuore che OGGI PARTO; dopo un anno in cui ho provato
a lavorare tanto su me stessa, cercando di conoscermi e riconoscermi anche nei
limiti e nelle debolezze, PARTO. Mi
incammino, sapendo di dover ancora scoprire un sacco di cose su me e sul mondo;
mi incammino, cercando di portare con me tutte le forze e, perché no, tutte le
fragilità di cui dispongo. Mi incammino con tutta
me stessa, avendo nel cuore il desiderio dell’incontro: con la realtà
locale, con le tradizioni, con la cultura moldava, ma soprattutto con le
persone, gli uomini, le donne, i bimbi,
gli anziani che mi verranno donati in queste tre settimane.
“Quando l’amore vi chiama, seguitelo, anche se le sue strade sono
ardue e ripide. E quando vi parla, credetegli. Anche se la sua voce può
infrangere i vostri sogni e disperderli. Poiché come l’amore vi incorona, così
vi crocifigge, e come raggiunge la cima della vostra vita, accarezzando i rami
più teneri, così discenderà nella quiete della notte fino alle vostre radici e
le scuoterà dove sono abbarbicate con più forza alla terra”. (K. Gibran)
In questo giorno così particolare, PARTO con questo “comandamento” nel cuore e nella mente.
E dato che oggi
faccio fatica a trovare da sola le parole più adeguate per l’occasione, mi
rifaccio un'ultima volta al mio “amicone” Buber:
“C’è una cosa che si
può trovare in un unico luogo al mondo, è un grande tesoro, lo si può chiamare
compimento dell’esistenza. E il luogo in cui si può trovare questo tesoro è il
luogo in cui ci si trova”.
A voi amici, cantieristi o compagni di vita che vi siete
ritrovati (magari un po’ per caso) a leggere questo post, auguro di trovare il
vostro tesoro, di scoprirlo lì, proprio nel posto in cui state ora, che sia un paesello
sperduto nel mondo, un ufficio, una casa con la vostra famiglia, una
realtà che ora magari non vi va molto a genio e da cui vorreste scappare.
Buon viaggio e un abbraccio a ognuno!
La revedere!=)
Anna
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