Il viaggio che separa casa nostra da Kay Chal non è mai
ripetitivo e scontato.
Un giorno può capitare di trovare la strada libera e di
riuscire letteralmente a volare fino al centro, un altro giorno bisogna
prendere qualche scorciatoia sterrata che ci tiene belli svegli e sballotatti
per evitare un po’ di traffico, altri giorni ci si blocca nelle scorciatoie e allora
si può schiacciare un pisolino, altre volte ancora anche le scorciatoie
abituali sono inagibili. È in quei giorni che bisogna guadare il fiume.
Port au Prince: il ponte Marasa e il fiume che guadiamo. |
Ci dirigiamo verso la strada che guada il fiume . Questa
mattina è più trafficata del solito visto che molti deviano di qui per entrare
in città. Attraversiamo il fiume col nostro potente mezzo e iniziamo la
risalita dell’altra riva seguendo un’altra macchina che abbiamo davanti a noi.
Arrivati ad un certo punto, intravediamo un po’ di persone
sul bordo della strada e ci chiediamo cosa stiano facendo lì. La macchina
davanti si ferma, parlano un po’ e poi riparte. Ci mettiamo in moto anche noi
ma subito alcuni uomini piazzano in mezzo alla strada davanti a noi un bel bokit (secchio) che ci impedisce di
passare.
“Ma cosa state
facendo? Perché non si può passare?”
“Per poter passare di
qua dovete pagare…”
“Ma perché?La strada
non è mica privata,c’è sempre stata e tutti la usano…”
“Si ma oggi per
passare si paga…l’abbiamo anche sistemata un po’ visto che c’era tanto
traffico. Potete darci quello che volete non c’è una tariffa….”
“Ma non è normale
dover pagare per poter usare una strada….” Per evitare complicazioni, gli diamo
25 gourdes, poco meno di mezzo dollaro.
La cosa ci lascia
stupefatti, la povertà porta l’uomo ad ingegnarsi e ad approfittare delle
situazioni più disparate.
Sembra essere così
confermata l’idea generalizzata del popolo haitiano che, povero, cerca di
sopravvivere in ogni modo incapace di buon senso, gentilezza e solidarietà.
Il nostro viaggio
prosegue e ci immettiamo in una scorciatoia battuta quotidianamente. Arrivati
quasi allo sbocco sulla strada asfaltata (finalmente) vediamo in mezzo alla
strada un bella roccia che non impedisce il passaggio ma lo rende sicuramente
più difficoltoso. Un signore che cammina al bordo della strada si ferma, prende
la roccia, la sposta, ci sorride e prosegue il suo cammino.
Ma come?Non ci chiede
di pagarlo per il servizio che ha fatto?
Il susseguirsi in
maniera ravvicinata di questi due gesti mi ha fatto riflettere: ma com’è il
popolo haitiano veramente?
Da un lato lo
stereotipo confermato dal secchio che le persone cercano in ogni modo di poter
guadagnare qualcosa per poter vivere, dall’altro lo stupore di un gesto
gratuito e inaspettato che ribalta la prospettiva .
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