giovedì 1 settembre 2016

Un paese di nome Georgia?

“Mani, prendi queste mie mani
fanne vita, fanne amore,
braccia aperte per ricevere chi è solo.
Cuore, prendi questo mio cuore,
fa che si spalanchi al mondo,
germogliando per quegli occhi
che non sanno pianger più.”

Il tormentone di Arali, una delle canzoni che tiravamo fuori di continuo.
Le mani dei bambini di Vale, Arali, di Kutaisi. Mani che cercavano la mia mentre ci mettevamo in cerchio. Le mani che le donne anziane stringevano e baciavano a ognuna di noi solo per il piacere di avere un contatto. Le mani del panettiere di Arali e della moglie che ci hanno cucinato uno sproposito di puri e khachapuri. Mani di tanti bambini che ho preso nelle mie. Mani, braccia, gambe che usavamo per comunicare e farci capire con tutte le persone che incontravamo; salutare, formare un cerchio, chiamare, insultare, ballare, correre, esultare. Le mani con le quali regolarmente facevamo cadere una tazza o un piatto in casa di padre Misha (perdonaci!). Le mani con cui Elena, Francesca, Katherina, Ilaria, Jessica e Claudia hanno creato il murales; o le mille barchette realizzate per richiamare il tema di sconfinati (ora le sappiamo fare a una velocità pazzesca).
insomma attraverso le mani ho vissuto una parte della mia esperienza in Georgia (...anche perchè di georgiano conoscevo solo gamarjoba “ciao” che a volte confondevo con gaumarjos “alla salute!” Il russo lo lasciavo a Katherina e Laura e l’inglese lo mischiavo perennemente con l’italiano).
L’altra parte della mia esperienza l’ho vissuta attraverso i nomi delle persone conosciute. Una difficoltà spropositata imparare tanti nomi con una pronuncia diversa! Ma quando, per sbaglio ovvio, ricordavo un nome e lo dicevo nel modo corretto la persona rimaneva piacevolmente sorpresa e mi sorrideva. E’ come conoscere una piccola parte del bambino, donna o anziano che ti sta di fronte. E la soddisfazione più bella era l’essere chiamata a tua volta per nome dai bambini! Ti sentivi ormai parte del gruppo che si stava formando.

Quindi grazie, madloba, spasiba alla gente della Georgia!
Sara

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