post datato 24/8/2016
"La settimana scorsa ero in macchina, di sera, e guardavo una
splendida e luminosa luna piena alzarsi in cielo dietro le colline della savana.
Un attimo era qui, l’attimo dopo era da un’altra parte. Eravamo in movimento, ma
non ho capito più in che direzione stessimo andando (ma tranquilli, non guidavo
io!).
Mannaggia, è l’ennesima volta che non ci capisco niente!
Eppure la natura mi ha dotato di un discreto senso
dell’orientamento! Ricordo ancora la lezione di geografia di terza elementare
sui punti cardinali, me la ricordo l’immagine del sussidiario con un omino, di
spalle, al centro di una croce per terra: il braccio destro ad est, dove sorge
il sole e di conseguenza nord, sud ed ovest dovrebbero essere facilmente riconoscibili.
E vogliamo parlare dei punti di riferimento? Dovrebbe essere
facile poi orientarsi avendo dei punti di riferimento. Beh, nelle vaste distese
della savana, nelle strade polverose di terra rossa, nella caotica e
disordinata Mombasa - che è un’isola e ha due ponti e un traghetto, più una
serie di strade fatte di vicoli senza apparente senso – valli a trovare i punti
di riferimento. Diciamo che ci ho messo un po’!
qualche sera è anche andata via osservando la luna e
domandandoci: “ok, la luna è lì, allora il mare dovrebbe essere da quella
parte, ma allora perché il sole sorge di là?!” e neanche google maps aveva la
risposta.
Ma poi, li avrò trovati davvero i punti di riferimento? Qui
le cose cambiano ad una velocità impressionante. Oggi c’è una struttura che
ieri non c’era, domani il negozio a cui andavo sempre potrebbe essere chiuso..
Ecco come spesso mi sono sentita qui: DISORIENTATA, geograficamente
e non.
Già per il solo fatto di vivere sotto l’equatore, le stagioni
sono invertite rispetto a noi, le stelle sono diverse e la luna cambia
posizione (prendete la vostra mano e con pollice e indice formate una C: da noi
la luna è una C che guarda a destra e a sinistra.. qui la luna è una C che
guarda sopra e sotto.. e quindi che forma una U).
Insomma, già solo la natura invita a cambiare prospettiva!
Ma il disorientamento è soprattutto associato al perdersi, allo
spaesamento..
Poi c'ho pensato e mi sono chiesta: ma è veramente un pericolo perdersi?
Devo ammetterlo: non poche volte mi sono sentita persa qui.
Ma è necessariamente un male? Forse.. no!
Innanzitutto mi piace pensare che non mi perdo mai – (ma
come, ho appena detto che mi sono persa più volte?!) – perché preferisco
parlare di .. esplorazione!
Spesso mi è capitato di andare a zonzo con amici in città
sconosciute, e quando m’incolpavano di averli fatti perdere rispondevo, un po’
da paraculo, “no no, non ci siamo persi, stiamo solo.. esplorando!!” e
ripensandoci, molte volte, grazie proprio a queste deviazioni dall’itinerario
consigliato, ho scoperto angoli nascosti e bellezze inaspettate, forse anche
più vere e reali.
E allora voglia proiettarlo sulla mia vita interiore.
Diciamo che mi è stato insegnato, e forse mi è più utile,
vedere questo disorientamento, questo perdersi, come possibilità. La possibilità di esplorare, di esplorarmi. Una
possibilità di senso, che mi porta a rivedere i punti di riferimento e le
coordinate della vita.
Quante volte mi sono chiesta quest’anno: ma quali sono i
miei punti di riferimento (anche lette come “cosa ho fatto finora? cosa ho
lasciato a casa ? cosa ritroverò?) e le mie coordinate (lette anche : ma chi
sono io? Cosa voglio fare, ma soprattutto, che persona voglio essere? Che
tracce voglio seguire e quali voglio lasciare?).
Forse fa bene rifarsi tutte queste domande per scardinare o riconfermare
quelle che sono quelle poche certezze che uno si porta dietro. Forse guardare tutto con un'altra luce ti apre nuove prospettive, belle o meno belle. Forse, per crescere, serve."
qualche porto |
Sono rientrata da quasi 20 giorni. Ad accogliermi tante braccia aperte,
porto sicuro di ogni viaggio.
Abbiamo avuto la formazione, ci siamo rivisti con tutti i civilisti, condiviso esperienze e domande, abbiamo espletato le ultime pratiche burocratiche.
Il servizio civile è dunque concluso.
Invece quelle domande di senso restano aperte e me le tengo lì, perché come per ogni fine di grandi avvenimenti, c'è bisogno di tempo per rimettere insieme i pezzi. E questo tempo bisogna concederselo.
E' stato un anno complesso il cui senso ancora mi sfugge. O forse è dentro e bisogna solo dargli forma. Ma, appunto, probabilmente non è ancora l'ora. Nel frattempo riprendo il cammino, e va bene così.
Concludo con una licenza poetica.
Durante le mie letture di quest'anno, c'è stata la frase di un libro che mi ha molto colpito e che forse si dovrebbe ripetere ogni sera. Chi scrive dice: "Epilogo di questa giornata: la vita è buona, in ogni caso".
Bene, mi prendo la libertà di parafrasarla così:
"Epilogo di questa esperienza: il servizio civile è buono, in ogni caso".
Angela
Vabbè, sulla scia degli ultimi post musicali anche io una canzone di fine SCE
Bacii
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