lunedì 19 settembre 2016

E seguo il ritmo..


post datato 24/8/2016

"La settimana scorsa ero in macchina, di sera, e guardavo una splendida e luminosa luna piena alzarsi in cielo dietro le colline della savana. Un attimo era qui, l’attimo dopo era da un’altra parte. Eravamo in movimento, ma non ho capito più in che direzione stessimo andando (ma tranquilli, non guidavo io!).

Mannaggia, è l’ennesima volta che non ci capisco niente!

Eppure la natura mi ha dotato di un discreto senso dell’orientamento! Ricordo ancora la lezione di geografia di terza elementare sui punti cardinali, me la ricordo l’immagine del sussidiario con un omino, di spalle, al centro di una croce per terra: il braccio destro ad est, dove sorge il sole e di conseguenza nord, sud ed ovest dovrebbero essere facilmente riconoscibili.
E vogliamo parlare dei punti di riferimento? Dovrebbe essere facile poi orientarsi avendo dei punti di riferimento. Beh, nelle vaste distese della savana, nelle strade polverose di terra rossa, nella caotica e disordinata Mombasa - che è un’isola e ha due ponti e un traghetto, più una serie di strade fatte di vicoli senza apparente senso – valli a trovare i punti di riferimento. Diciamo che ci ho messo un po’!
qualche sera è anche andata via osservando la luna e domandandoci: “ok, la luna è lì, allora il mare dovrebbe essere da quella parte, ma allora perché il sole sorge di là?!” e neanche google maps aveva la risposta.
Ma poi, li avrò trovati davvero i punti di riferimento? Qui le cose cambiano ad una velocità impressionante. Oggi c’è una struttura che ieri non c’era, domani il negozio a cui andavo sempre potrebbe essere chiuso..

Ecco come spesso mi sono sentita qui: DISORIENTATA, geograficamente e non.

Già per il solo fatto di vivere sotto l’equatore, le stagioni sono invertite rispetto a noi, le stelle sono diverse e la luna cambia posizione (prendete la vostra mano e con pollice e indice formate una C: da noi la luna è una C che guarda a destra e a sinistra.. qui la luna è una C che guarda sopra e sotto.. e quindi che forma una U).  


Insomma, già solo la natura invita a cambiare prospettiva!

Ma il disorientamento è soprattutto associato al perdersi, allo spaesamento..
Poi c'ho pensato e mi sono chiesta: ma è veramente un pericolo perdersi?
Devo ammetterlo: non poche volte mi sono sentita persa qui.
Ma è necessariamente un male? Forse.. no!

Innanzitutto mi piace pensare che non mi perdo mai – (ma come, ho appena detto che mi sono persa più volte?!) – perché preferisco parlare di .. esplorazione!

Spesso mi è capitato di andare a zonzo con amici in città sconosciute, e quando m’incolpavano di averli fatti perdere rispondevo, un po’ da paraculo, “no no, non ci siamo persi, stiamo solo.. esplorando!!” e ripensandoci, molte volte, grazie proprio a queste deviazioni dall’itinerario consigliato, ho scoperto angoli nascosti e bellezze inaspettate, forse anche più vere e reali.

E allora voglia proiettarlo sulla mia vita interiore.
Diciamo che mi è stato insegnato, e forse mi è più utile, vedere questo disorientamento, questo perdersi, come possibilità. La possibilità di esplorare, di esplorarmi. Una possibilità di senso, che mi porta a rivedere i punti di riferimento e le coordinate della vita.
Quante volte mi sono chiesta quest’anno: ma quali sono i miei punti di riferimento (anche lette come “cosa ho fatto finora? cosa ho lasciato a casa ? cosa ritroverò?) e le mie coordinate (lette anche : ma chi sono io? Cosa voglio fare, ma soprattutto, che persona voglio essere? Che tracce voglio seguire e quali voglio lasciare?).  

Forse fa bene rifarsi tutte queste domande per scardinare o riconfermare quelle che sono quelle poche certezze che uno si porta dietro. Forse guardare tutto con un'altra luce ti apre nuove prospettive, belle o meno belle. Forse, per crescere, serve."
qualche porto

Sono rientrata da quasi 20 giorni. Ad accogliermi tante braccia aperte, 
porto sicuro di ogni viaggio.


Abbiamo avuto la formazione, ci siamo rivisti con tutti i civilisti, condiviso esperienze e domande, abbiamo espletato le ultime pratiche burocratiche.
Il servizio civile è dunque concluso.

Invece quelle domande di senso restano aperte e me le tengo lì, perché come per ogni fine di grandi avvenimenti, c'è bisogno di tempo per rimettere insieme i pezzi. E questo tempo bisogna concederselo. 
E' stato un anno complesso il cui senso ancora mi sfugge. O forse è dentro e bisogna solo dargli forma. Ma, appunto, probabilmente non è ancora l'ora. Nel frattempo riprendo il cammino, e va bene così.

Concludo con una licenza poetica. 
Durante le mie letture di quest'anno, c'è stata la frase di un libro che mi ha molto colpito e che forse si dovrebbe ripetere ogni sera. Chi scrive dice: "Epilogo di questa giornata: la vita è buona, in ogni caso".
Bene, mi prendo la libertà di parafrasarla così:
"Epilogo di questa esperienza: il servizio civile è buono, in ogni caso".

Angela

Vabbè, sulla scia degli ultimi post musicali anche io una canzone di fine SCE
Bacii





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