Lungo
il cammino della propria vita, soprattutto quando si è in viaggio, s’incontrano
un’infinità di persone. La maggior parte di esse sparirà senza lasciare alcuna
traccia, ma raramente capita di incontrare qualcuno in grado di lasciarti un
segno indelebile, un segno che appare senza nemmeno rendersene conto. Sono
persone che ci offrono un’altra visione del mondo, che semplicemente con le
loro azioni ci portano a mettere in discussione le nostre certezze presenti e a
porci domande sul nostro futuro.
Sono persone con una storia che merita di essere raccontata.
Sono persone con una storia che merita di essere raccontata.
Lungo
le strade dall'assolata Thailandia, io ho incontrato Maew.
Maew è
una giovane donna thailandese. Originaria della remota provincia di Ranong, dal
carattere forte e indipendente, racconta che era agli inizi di una sfavillante
carriera tra i grattacieli di Bangkok, quando la notte di Natale del 2004, un
devastante tsunami cambiò per sempre il suo Paese e la sua vita. Un maremoto
che solo in Thailandia ha causato oltre 8.000 tra morti e dispersi, un grido di
dolore che non poteva essere ignorato.
Così Maew ha
lasciato la scintillante metropoli senza più farvi ritorno, per dirigersi nel sud
del Paese ed iniziare un’esperienza di volontariato nel villaggio dei sea gypsy (letteralmente “zingari di
mare”) di Thaptawan, lungo la costa delle Andamane, là dove la catastrofe aveva
colpito più duramente.
Villaggio di Thaptawan |
Il villaggio di Thaptawan
è abitato da un gruppo sedentarizzato di Moken, tra i principali rappresentanti
di un fenomeno, il nomadismo marino, ormai in via di estinzione. Difficili da
quantificare per il carattere nomade della popolazione (si stima ne vivano
circa 12.000 solo in Thailandia), questi gruppi minoritari di zingari di mare ancora
non godono pienamente dei diritti fondamentali e ciò li rende più vulnerabili allo
sfruttamento. E’ qui che dopo qualche mese dal suo arrivo Maew ha fondato il Tonkla Andaman Child Development Center
(CDC) al quale ha dedicato 6 anni della sua vita, prima di sposarsi e
trasferirsi in Olanda.
Reti da pesca tradizionali sulla spiaggia di Bangsak, limitrofa al villaggio di Thaptawan |
In Europa, i suoi
pensieri non facevano che tornare ai bambini sea gypsy del villaggio di Thaptawan. Molti dei bambini che aveva
aiutato, una volta adolescenti hanno lasciato la scuola senza raggiungere il
diploma. Divise scolastiche, libri, trasporto e attività extra curriculari
rendono gli studi per molti di essi troppo costosi. E anche con il diploma è
difficile che la loro vita possa cambiare: non possono permettersi gli studi
universitari e raramente riescono a trovare un buon lavoro. I sea gypsy hanno fama di essere pigri e
sporchi tra i datori di lavoro thailandesi della zona e hanno difficoltà a
relazionarsi con i turisti, non essendo abituati ad avere contatti con persone
al di fuori del proprio villaggio. E’ così che il circolo vizioso
dell’esclusione sociale si autoalimenta di generazione in generazione.
Più il tempo passava, più Maew sentiva che la
sua missione non era finita. Ha lavorato duramente per poter tornare a Thaptawan,
dove ormai da due anni vive in pianta stabile con la sua famiglia e dove ha
creato un programma di dopo scuola per i bambini sea gypsy, appoggiandosi alla struttura del Tubtawan Cultural Home,
un centro culturale costruito nel cuore del villaggio grazie ai finanziamenti
post-tsunami. “Anche se il programma dopo scuola si focalizza su attività ricreative
e di tutorato, il nostro principale obiettivo è quello di costruire solide
relazioni con i bambini, in modo tale che essi ci riconoscano come una fonte d’aiuto, quando hanno problemi scolastici o familiari, e delle figure cui chiedere
consiglio, nel momento in cui devono prendere decisioni importanti per la
propria vita” spiega Maew.
Tubtawan Cultural Home, il centro culturale di Thaptawan |
Maew rappresenta per
questi ragazzi un rifugio sicuro quando scappano di casa perché hanno litigato
con i propri genitori, i quali spesso hanno problemi legati alla disoccupazione, all'alcolismo
e all’uso di sostanze stupefacenti, diventando uno sprone alla riconciliazione.
Rappresenta un sostegno, anche economico, per coloro i quali decidono di
riscriversi a scuola e ottenere il diploma. Un
confronto per creare insieme un’immagine del proprio futuro, uno sforzo così
distante dal mondo dei sea gypsy in cui si tende a vivere la vita giorno
per giorno, senza pensare al domani.
Rappresenta uno stimolo per chi decide di
coltivare il valore del risparmio, totalmente estraneo alla loro cultura, attraverso
l’apertura di un conto in banca. Per stimolarne l’uso, ogni volta che depositano
del denaro sul proprio conto, Maew aggiunge qualche bath come incentivo.
Rappresenta
un orientamento alla crescita personale, un aiuto ad assumersi man mano quelle responsabilità
che a casa non sono abituati ad avere, per crescere e maturare con maggiore coscienza
della propria vita.
Sui soffitti del centro culturale è dipinta la storia dei Moken di Thaptawan |
Il suo è un approccio
molto lungo e ben diverso sia dall’assistenzialismo, rappresentato dai famosi
“sacchi di riso” nell’immaginario collettivo, sia dai grandi progetti scritti a
tavolino e curati nel dettaglio dei big
donor della cooperazione. Gli effetti di questo agire si sedimentano
inevitabilmente in un tempo molto dilatato: “solo ora riesco a vedere i frutti
dei semi piantati oltre dieci anni fa ed questo che mi fa andare avanti nonostante
tutte le difficoltà” mi dice, con un luccichio negli occhi.
Piantiamo semi che un giorno cresceranno. Nutriamo semi già piantati da altri, sapendo che custodiscono in essi promesse future. Assicuriamo solide fondamenta a un futuro sviluppo, di cui forse non vedremo mai i risultati. Noi non possiamo fare tutto e c’è un senso di liberazione nel raggiungere questa consapevolezza. E’ nelle parole e nelle azioni di Maew che ritrovo l’importanza del distinguere tra lo stare e il fare, forse uno dei più grandi doni che si riportano a casa dopo un anno di esperienza sul campo.
Piantiamo semi che un giorno cresceranno. Nutriamo semi già piantati da altri, sapendo che custodiscono in essi promesse future. Assicuriamo solide fondamenta a un futuro sviluppo, di cui forse non vedremo mai i risultati. Noi non possiamo fare tutto e c’è un senso di liberazione nel raggiungere questa consapevolezza. E’ nelle parole e nelle azioni di Maew che ritrovo l’importanza del distinguere tra lo stare e il fare, forse uno dei più grandi doni che si riportano a casa dopo un anno di esperienza sul campo.
Per poter finanziare
il programma post scuola Maew lavora come insegnante di inglese, anche se il
suo obiettivo è dedicarsi al suo progetto a tempo pieno. “L’avere più tempo
libero non solo mi permetterebbe di aiutare meglio i bambini, ma mi darebbe
anche la possibilità di aiutare le loro famiglie”, sottolinea Maew quando si accenna
di futuro. Secondo lei, l’unico modo per spezzare il circolo vizioso
dell’esclusione sociale è lavorare al fianco dei genitori, trasmettere loro l’importanza
dell’insegnare ai propri figli il senso di responsabilità, mostrar loro che una
vita diversa è possibile e “aprire le porte” del villaggio, favorendo sempre
più contatti col mondo esterno.
Il programma post scuola prevede anche l'insegnamento della lingua inglese |
Al
momento nel programma dopo scuola i ragazzi sono formati attraverso una serie
di attività manuali per realizzare souvenir tramite l’uso di materiali di
scarto (plastica, vetro, carta, foglie, conchiglie), da poter vendere ai
turisti dei resort limitrofi durante il periodo di alta stagione. Oltre alla
sensibilizzazione sul valore del riciclo e allo sviluppo di una coscienza etica,
l’obiettivo primario è quello di mostrare il ritorno nell'investire le proprie
energie in un progetto più a lungo termine, ben diverso dal vivere alla
giornata, che possa in futuro rendere sostenibili le attività del
programma dopo scuola.
Le foglie dell'albero della gomma una volta essiccate e dipinte vengono utilizzate come elemento decorativo |
Se
un giorno anche a voi capiterà di incamminarvi per l’assolata Thailandia, ricordate
che lì, tra i lussuosi resort di Khaolak e la ridente cittadina di Takuapa, c’è
un villaggio ancora fermo nel tempo, in cui potreste avere la fortuna di essere
contagiati dalla prorompente energia positiva di Maew, una persona con il potere
di far ricredere anche i più disillusi che un mondo migliore sia ancora
possibile.
Martina Dominici,
casco bianco Caritas Italiana in servizio in Thailandia
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