Come
ci viene ripetuto dal primo giorno di formazione i Cantieri della
Solidarietà sono anche e soprattutto CONDIVISIONE, ma cosa si
intende con questa parola?
Forse
dividersi l’ultimo pezzo di pane e Nutella o l’ultimo mandazi
custodito gelosamente con il proprio compagno di viaggio?
Scrivere
la parola del giorno e il proprio pensiero su un post-it per poi
parlarne con il resto del gruppo?
Aiutare
i ragazzi di Cafasso nei loro doveri giornalieri e non solo nel
momento del gioco?
Beh
sì, forse è tutto questo e molto altro… per me la parola
CONDIVISIONE ha preso forma anche e soprattutto durante le varie
testimonianze e voci che questo cantiere, in quel di Nairobi, ci ha
permesso di ascoltare; testimonianze profonde, sincere, belle, parole
di vite dedicate alla missione ma soprattutto a quell’Altro in
difficoltà.
Siamo
passati da tanti volti e voci diverse: dal mitico e unico Padre
Maurizio in quel di Korogocho e Kibiko, che insieme ai suoi ragazzi
ci ha fatto passare giornate indimenticabili e piene di vita, lì
dove la vita era forse presa un po’ sottogamba, al grande Dominik,
che all’interno dello Slum di Mathare, riesce ad occuparsi di un
enorme e bellissimo campo da basket, che tiene ogni giorno almeno un
centinaia tra bambini e ragazzini che hanno iniziato a credere nello
sport come punto d’incontro e di svago, che riesce a tenerli
lontani dalla strada almeno per qualche pomeriggio a settimana, fino
ad arrivare a Simone, Angelo, Antonio che hanno deciso di dedicare
gran parte della loro vita a ragazzi e persone abbandonate a se
stesse, cercando di ridare loro un senso di “famiglia”.
Ma
in mezzo a tutte queste voci c’è quella inconfondibile della
nostra Sister Gertrudes, Suora Missionaria della Consolata, presenza
insostituibile a Cafasso ormai da quasi 3 anni, e punto di
riferimento per tutti i ragazzi e lo Staff.
Nata
e cresciuta in Mozambico, ma la sua chiamata, i suoi studi e la sua
Missione l’hanno portata in giro per il mondo, passando
dall’Italia, da Londra, facendo una tappa nella “freddissima
Mongolia”, come la definisce lei, fino al ritorno nella sua Africa;
conosce molto bene almeno 6 lingue tra cui il francese, l’inglese,
l’italiano, lo swahili e il mongolo.
Ha
lavorato nelle scuole con i bambini, facendo loro catechesi; ha
lavorato con le donne, insegnando loro a cucinare in modo tale da
sfruttare al meglio le risorse a loro disposizione e ha portato il
cibo ai villaggi più lontani; è riuscita a superare le rigide
condizioni meteorologiche e di vita della Mongolia, che hanno come
conseguenza un numero altissimo di uomini alcolizzati, che utilizza
l’alcol come scudo contro il freddo; per questo motivo ha
collaborato all’interno di case che ospitano queste persone almeno
per la notte, in modo da evitargli la strada.
Alla
domanda: e adesso? Cosa fai? Beh adesso si destreggia tra YCTC, il
carcere minorile di Kamiti, e Cafasso; lei ripete sempre che si trova
in mezzo a ragazzi che le fanno venire il mal di testa tutti i giorni
e che prima o poi la faranno impazzire, ma ai quali vuole un bene
infinito e per i quali si batte ogni giorno perché possano
riacquistare fiducia e speranza, e decidano di prendere in mano la
loro vita.
La
sister è colei che porta rigore ma allo stesso tempo divertimento e
solarità, ogni giorno ha qualcosa da dire e da insegnare ma allo
stesso tempo è pronta ad ascoltare chiunque le si presenti davanti;
ed è proprio vero che da una grande donna derivano grandi
responsabilità.
Ci
parla dei Cantieri della Solidarietà come di un appoggio, un
appiglio a cui aggrapparsi, e come un qualche cosa di davvero
importante per i ragazzi, che possono sperimentare così nuovi
giochi, nuove attività, conoscere nuove persone e prendere tutto ciò
che di positivo c’è in loro, e imparare a condividere la giornata.
Ed
ecco che la parola Condivisione torna nuovamente: Condividere la
giornata.
Non
ho dunque altro da aggiungere se non un GRAZIE a tutti coloro che
hanno CONDIVISO la loro giornata con me e un grazie speciale a Sister
Gertrudes, che malgrado tutto non smette di credere nelle persone!
Sara P.