venerdì 2 agosto 2013

Li vuoi quei Kiwi? Quali Kiwi? Quei Kiwi! News mombasiane!!!

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Sai toccarti l'orecchio sinistro con la mano destra? Avanti, prova! 

Fortunatamente i criteri di ammissione alla scuola primaria keniota sono cambiati dagli anni '60. 
Al termine di una giornata trascorsa tra i bambini del Rescue Center di Mombasa e tra i vari turbolenti spostamenti nel traffico cittadino, ci ritroviamo a riflettere insieme a Brother John, direttore di Caritas Mombasa, sul sistema scolastico-educativo locale.







E' grazie a lui che quotidianamente riusciamo a confrontarci su ogni questione e ad addentrarci sempre di più nelle numerose realtà con cui veniamo in contatto. 

Ormai da una decina di giorni il nostro tempo è infatti scandito tra visite a centri scolastici, professionali, sanitari, sociali e testimonianze di persone che operano all'interno di progetti più o meno collegati a Caritas Mombasa. 
Do you know Picasso?

Nonostante la rituale stanchezza di fine giornata, l'entusiasmo, la voglia di conoscere nuove dimensioni e di mettersi in gioco crescono sempre di più! E poi non preoccupatevi... siamo in buone mani!!!



giovedì 1 agosto 2013

La scatola dei desideri [Moldova]

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Caro Genio della Lampada io desidererei...

Avere uno "scuter" e un "aifon"
Viaggiare fino a Mosca
Avere molti soldi
Che si organizzassero ancora i cantieri a Feteşti
Essere felice
Una "Cavasachi"
Giocare meglio a calcio e andare meglio a scuola
Che il cantiere duri di più
Un tablet, un aereo, un IPhone 5
Una bicicletta
Molto, ma prima di tutto vorrei essere sano. Il signore mi aiuti
Che l'anno prossimo tornino i volontari italiani
Viaggiare come Aladin

(Disegna la Torre Eiffel)


Volare
Che la mia famiglia sia sana
Giocare a calcio molto bene

(Disegna una mela)

Andare quest'anno al mare in Turchia e starci un mese
Un fratellino perché ho una sorella più grande
Essere felice, ma insieme ai miei genitori
Che nella mia famiglia ci sia soltanto del bene

Che mio fratello mio insegni a guidare la macchina e che mi porti 
a Vadul lui Voda (sul fiume) e che mi faccia Odnoklassniki (n.d.r. Facebook russo)

Per prima cosa essere sano e 
quando sarò grande essere il più conosciuto pittore e avere tanti tanti libri

Avere una bella carriera, 
ma come prima cosa vorrei molta salute e felicità e non vorrei  mai perdere la fede

Avere molta salute e domani vorrei andare con la mia mamma su per la salita al laghetto
Vorrei che tornasse la mia mamma dalla Francia
Diventare un calciatore
Una bicicletta, andare al mare e avere una bella carriera
Un quad
Una bicicletta, andare a mangiare la pizza, andare in vacanza

(Disegna una jeep)

Essere grande per andare in montagna
Che la mia famiglia sia felice per tanto tempo
Molti anni, molti soldi
Viaggiare come Aladin
Che mi porti dalla mia mamma in Francia
Prendere solo 10 a scuola
Che la mia bambola grande parli
Un IPhone 6 e la tv satellitare
Che papà torni a casa
Un compleanno perfetto
100 Lei (6 euro)
Un trattore cingolato


I bambini di Feteşti


venerdì 26 luglio 2013

Prime diapositive da Mombasa

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Istantanee in arrivo dalle nostre cavie del Cantiere sperimentale in Kenya.
Dalle prime foto risultano subito evidenti i devastanti effetti collaterali della profilassi antimalarica.
Speriamo bene...








lunedì 24 giugno 2013

AYITI, PALESTRA DI VITA

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Non mi manchera’ il “blanc” costante urlato per strada, come se non fossimo altro che quello…
Mi manchera’ lo sperimentarmi ogni giorno per entrare in relazione con persone cosi’ diverse da me.

Non mi mancheranno queste strade disastrate, che sai quando parti ma non se e quando arriverai…
Mi manchera’ la sfida quotidiana e il mettersi alla prova costante.

Non mi mancheranno il fango che sommerge ogni cosa o la polvere che ti entra nei polmoni…
Mi manchera’ l’accettare ogni giorno con cio’ che portera’, senza troppe pretese o troppa premura.

Non mi mancheranno le continue richieste di soldi a qualsiasi livello di relazione…
Mi mancheranno tutti gli interrogativi e le riflessioni che queste richieste facevano nascere in me.

Non mi manchera’ il grigio di Port-de-Paix o la spazzatura in cui sguazzano i maiali…
Mi mancheranno gli arcobaleni, la Tortuga di fronte ogni mattina e la luna e le stelle la notte.


Non mi mancheranno le camminate sotto al sole o i viaggi in mototaxi saltando e slittando…
Mi manchera’ la sensazione di “avercela fatta” ogni volta che si concludevano.
 
 

Non mi manchera’ il caldo soffocante di quest’isola o la sensazione di essere sempre sudati…
Ma mi mancheranno le sue spiaggie e il suo mare paradisiaci.

Non mi mancheranno i momenti difficili, che ti fanno pensare di mollare tutto…
Mi manchera’ il cambiamento costante e continuo che ho sentito dentro di me.

Non mi manchera’ il pregiudizio incessante nei miei confronti…
Mi mancheranno le riflessioni condivise con persone cosi’ diverse da me, forse poi non cosi’ distanti.

Non mi mancheranno le delusioni relazionali e non che hanno reso difficile piu’ di un momento…
Mi manchera’ il ragionare insieme e il tentativo costante di spronarli a lavorare per una Haiti migliore.

Non mi manchera’ il muro di un colore della pelle diverso… 
Mi manchera’ il loro affetto dimostrato nei modi piu’ diversi e cosi’ differenti dai nostri.

Mi mancheranno soprattutto le persone che in questo contesto cosi’ complicato ci sono nate e ci vivono, quelle persone che continuano a lottare per una Haiti migliore, sapendo quanto sia difficile.

Queste esperienze riempiono e cambiano la vita di qualsiasi persona, io spero di conservare come un dono prezioso tutto cio’ che ho potuto imparare in questi due anni in un contesto cosi’ diverso.

Ringrazio Caritas Ambrosiana per avermi dato la possibilita’ di mettermi alla prova un’altra volta, contenta del cammino fatto insieme a loro e per loro. Questo, sicuramente, mi manchera’.

domenica 23 giugno 2013

Nicaragua come Turchia?

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Dopo OccupyGezi, OcupaINSS

cronaca da Managua


Tutto comincia lunedì, quando alcune decine di anziani iniziano una protesta pacifica davanti all'INSS, equivalente nica del nostro istituto per la previdenza sociale, per richiedere al goveno l'istituzione della pensione minima di anzianità.

Pensione minima ADESSO! oggi noi, domani voi
La protesta cresce nei tre giorni successivi, gli anziani diventano alcune centinaia occupando l'istituto pubblico.

Il governo riconosce la legittimità della richiesta che ormai da anni porta avanti l'UNAM, Unidad Nacional del Adulto Mayor, ma spiega che le condizioni economiche in cui versa l'istituto di previdenza sociale non permettono di affrontare tale spesa.
Attraverso le fonti di comunicazione istituzionali afferma inoltre che la protesta degli anziani è manipolata dalla destra all'opposizione e chiude il dialogo con i manifestanti.

Fin da subito, gli anziani denunciano aggressioni fisiche da parte degli addetti alla sicurezza dell'istituto e in seguito da parte della stessa polizia nazionale.

Vengono bloccate le strade d'accesso alla zona, impedito l'avvicinamento ai mezzi di comunicazione, tagliata l'acqua potabile all'edificio.

Attraverso facebook e twitter si mobilitano altre fasce della popolazione, soprattutto giovani, in appoggio alla rivendicazione degli anziani e soprattutto contro le violenze della polizia, nasce OCUPA INSS.

Diversi studenti si organizzano per portare assistenza medica e medicinali agli anziani in protesta e ci si mobilita per la raccolta di viveri, acqua, materassi ma il cordone della polizia impedisce l'approvigionamento dei manifestanti.
La tensione aumenta così come gli scontri tra polizia e manifestanti, con alcuni feriti e arresti.


 
poliziotto sono tuo padre, non mi picchiare

Giovedì mattina un gruppo di manifestanti e alcuni rappresentanti del Cenidh (Centro nicaraguense per i diritti umani) riescono a superare il blocco e si ritorna ad un relativo stato di calma. I manifestanti annunciano comunque che la protesta, totalmente apartitica, seguirà ad oltranza. Ci si organizza per la presenza continuativa anche notturna e c'è anche il sostegno di diversi artisti che venerdì sera improvvisano un concerto in appoggio alla manifestazione, ormai diventata una protesta sociale contro le violenze della polizia e la tacita repressione del governo.

I fatti più gravi si verificano nella notte tra venerdì e sabato. I manifestanti che passavano la notte presso l'INSS denunciano alle 4 del mattino l'attacco di un gruppo di circa 200 di persone, con i volti coperti e le magliette della Gioventù Sandinista, sezione giovanile del partito di governo. Gli assaltatori, trasportati da quattro camion del Comune di Managua, e appoggiati dalla polizia intimano ai manifestanti di buttarsi a terra, allontanano i manifestanti giovani e anziani con la forza, malmenandoli e minacciandoli, derubandoli di tutto, dai telefoni cellulari, alle scarpe, ai pantaloni, distruggendo l'accampamento, il punto medico allestito e le auto nei dintorni. La gente si disperde o si nasconde nei dintorni

Nella giornata di oggi, sabato, la notizia dell'accaduto si diffonde pian piano attraverso la rete e i social network, con le testimonianze e le denunce dei presenti, poche foto e video dell'accaduto, molta rabbia. Diversi anziani rimangono presidiando l'INSS , durante la giornata non si ripetono incidenti, ma la zona rimane controllata dalla polizia e dai sostenitori del governo.

Per chi come me è spettatore di tutto questo la giornata passa alla ricerca di notizie certe e non strumentalizzate tra gli amici e su internet. La rete chiama alla mobilitazione, ci si raduna alla Cattedrale vista l'impossibilità di arrivare all'INSS. Anche la Chiesa Cattolica appoggia la protesta, visitando i manifestanti e afferma che si è vissuto un episodio di terrorismo di stato. La notizia si diffonde anche fuori dal Paese: EL PAIS; BBC;

Poco fa la UNAM ha sospeso la protesta per la notte per evitare altri incidenti, annunciando che si proseguirà domattina. Mosignor Silvio Báez, vescovo ausiliario di Managua, ha aperto le porte della Cattedrale ai manifestanti per evitare incidenti nella piazza. È stata anche sospesa la messa delle 8:00 invitando tutti a partecipare a quella delle 11:00, in appoggio ai manifestanti.

E domani, vedremo.
Buonanotte Italia.

giovedì 6 giugno 2013

A 3 anni dal terremoto, 2 mesi dopo la consegna delle case agli sfollati, 1 persona ricomincia a vivere

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A 2 mesi dalla consegna chiavi delle ultime abitazioni costruite per gli sfollati del terremoto giunti nella regione haitiana del Nord-Ovest, siamo andati a trovare Madame Carouliot nella sua nuova casa e le abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza del terremoto: di seguito un breve sunto delle sue parole.
 
Madame Carouliot mentre riempie uno dei contenitori con
l'acqua con cui verrà fatto il calcestruzzo per la sua casa

Il 12 gennaio 2010, sono rientrata a casa ed ero con mia figlia quando tutto è cominciato a caderci addosso: dopo la scossa le ho detto di inginocchiarsi con me per chiedere perdono a Dio per ciò che avevamo fatto e che aveva causato la punizione che ci aveva inviato. Poi però mi sono accorta che tutti erano nella nostra stessa situazione e che era accaduto qualcosa di diverso, di generalizzato.

Moltissimi americani ci hanno aiutato in quei giorni: io avevo una gamba dolorante a causa dei colpi presi da ciò che mi era caduto addosso nella mia casa prima di riuscire ad uscire. Una ragazza straniera si è presa cura di me trasportandomi all’ospedale e trovandomi un tavolo su cui sdraiarmi visto che non c’erano letti liberi disponibili. Ha anche pagato le cure di cui necessitavo visto che non essendo grave avrei dovuto farvi fronte di persona. In ogni caso la gamba mi fa male tuttora.

Sono tornata nel mio paese natale dove mio nipote mi ha permesso di abitare nella vecchia casetta di sua madre (un edificio in pietra piuttosto fatiscente) ed ora cerco di mantenermi coltivando di persona la terra intorno alla casa che mi è stata donata od allevando pochi capretti o galline che poi rivendo.

martedì 4 giugno 2013

Cantieri 2013: partiti!

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Abbiamo un solo pensiero in testa:

I Cantieri della Solidarietà!


Domenica 2 giugno, in quel del Giambellino, 71 valorosi giovani (e qualche armadillo in incognito) si son dati appuntamento per iniziare il percorso di formazione pre-partenza.

Dove li spediamo quest'anno?

Libano, Gibuti, Etiopia, Moldova, Perù, Bolivia, Nicaragua, Teggiano e Agrigento.

Cosa pensano di combinare?

Ve lo raccontano loro qui sotto...e...grazie a don Roberto, don Orazio e Francesca per averci aiutato a chiarire le idee, a don Renzo per la splendida accoglienza nella parrocchia S.Curato d'Ars e al mitico coro parrocchiale per la gradita sorpresa!


Libano











Gibuti











Etiopia

 










                       Moldova

 
Perù
 
Bolivia
Nicaragua

Teggiano
Agrigento

venerdì 31 maggio 2013

Haiti: diario della prima settimana di Francesco e Melissa

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Scalo a Miami




Sabato 25 maggio 2013
Francesco: "in coda al semaforo ho bevuto un sacchetto di acqua. Bienvenue en Haiti!"


Domenica 26 maggio 2013

Francesco: "da Port-au-prince a Port-de-paix, autostrada nazionale di Haiti, 230 km in 7 ore. ultimo 80 km di sassi. robe da matti."





Mercoledì 29 maggio 2013

Francesco: "3 giorni sull'isola della Tortuga: bambini che vanno a scuola a dorso d'asino e donne che stirano con ferro da stiro a carbone: il tempo qui si è fermato."




Giovedì 30 maggio 2013

Francesco: "mi alzo alla mattina, alle spalle le colline, di fronte l'oceano."







Venerdì 31 maggio 2013

Francesco: "nel Far West di Haiti. se sulla Tortuga il tempo si è fermato, qui Dio si è dimenticato di questo posto."






Foto e Galleria Fotografica su Flickr di Melissa Razzini

lunedì 6 maggio 2013

Un affiancamento che disseta

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Dopo un anno di osservazione del territorio, accompagnando i colleghi locali, è nato il progetto “Rafforzamento del circuito Caritas per una migliore capacità d’intervento nella comunità”.

La Caritas ad Haiti viene considerata dai più come una semplice ONG che vive solo di finanziamenti ai progetti, e perde quindi di vista alcune delle sue funzioni principali, che non portano soldi. Il valore pastorale, pedagogico e di testimonianza, tipico delle nostre Caritas italiane, non viene né visto, né considerato né, tantomeno, messo in pratica. Questo tipo di logica logora anche tutta la dinamica delle relazioni tra le Caritas di vario livello: le Caritas più in alto vengono viste come mangia-soldi, mentre le Caritas più in basso vengono viste come potenziali problemi. Invece che viversi a vicenda come risorsa organizzativa e funzionale, si vive tutta la rete Caritas come un groviglio che complica le cose.

La missione degli operatori in loco di Caritas Ambrosiana
è proprio quella di cercare di invertire queste dinamiche, di valorizzare ogni tassello della rete come una risorsa, di cercare di farsi “invischiare” sempre di più nel meccanismo, un po’ arrugginito, del circuito Caritas Haitiano. E come fare per rispondere a questa grande sfida? L’unica risposta è il “farsi prossimo”: il camminare insieme, affiancando e accompagnando per cercare di valorizzare i principi fondanti di Caritas e di creare insieme percorsi di vicinanza.



E’ per questi motivi che è nato il progetto di rafforzamento delle Caritas parrocchiali nella diocesi di Port-de-Paix. Questo progetto prevede la creazione di un nuovo settore di animazione, all’interno della Caritas diocesana, che giochi il ruolo di ponte tra le Caritas di vario livello. Tramite questo settore si rafforzeranno i legami tra la Caritas diocesana e le Caritas parrocchiali, e si avvieranno dei progetti di formazione e di promozione delle Caritas parrocchiali.

Il settore è stato creato a inizio aprile con l’assunzione di un manager e di un animatore,
che hanno già iniziato ad entrare in contatto con le parrocchie facendo partire la fase di formazione del progetto.






Le formazioni previste vertono soprattutto sul ruolo pastorale della Caritas,
fortemente richiesto da ogni Caritas parrocchiale visitata nel corso dell’osservazione fatta durante quest’anno. Si tratta di un processo di formazione che mira a riprendere le fondamenta costitutive di Caritas, al quale parteciperanno anche gli stessi dipendenti della Caritas diocesana, di modo da assicurare che il rinnovamento si avverta a tutti i livelli.

Il percorso precedente alla creazione di questo progetto ha permesso già di avvicinare la realtà diocesana alle realtà parrocchiali, tramite le visite organizzate da una degli operatori in loco e un’équipe di operatori locali. Questa équipe ha visitato e incontrato ognuna delle 21 parrocchie della diocesi, visitando anche le parrocchie più difficili da raggiungere, in cui la Caritas diocesana non aveva mai messo piede prima. Questo evento è stato letto in modo molto positivo dai membri delle Caritas parrocchiali incontrate, che erano ormai pervasi da un senso di sfiducia profondo nei confronti della Caritas diocesana. Il fatto di ricevere una visita in casa da parte dei “quartieri alti” di Caritas ha dato nuovo slancio alla relazione, ha aiutato il confronto e ha dato nuove idee e nuovo spirito d’iniziativa in quei comitati che esistevano ormai solo di nome ma che non svolgevano attività da diversi anni.

In quest’anno e più di presenza quotidiana di Caritas Ambrosiana negli uffici di Caritas Port-de-Paix e di visite negli angoli più reconditi della diocesi, sembra essersi instaurata una relazione genuina e spontanea tra gli operatori in loco e alcuni dei dipendenti della Caritas diocesana. Questo ha contribuito a creare un buon clima di lavoro in cui confrontarsi apertamente e riflettere insieme sulle modalità migliori per avviare questo progetto.


Il progetto è stato avviato ufficialmente l’11 di aprile, con un incontro cui hanno partecipato tutte le parrocchie. Subito dopo a questo incontro è stata realizzata la prima delle dieci formazioni mensili a cui parteciperanno i rappresentanti dei comitati Caritas di ogni parrocchia, che si incaricheranno di replicare la formazione a tutti i membri del loro comitato.


Il lancio del progetto, oltre che la prima formazione, sono state davvero un’occasione di respirare quell’aria di collaborazione e di rinnovamento a cui tanto si puntava, un primo passo verso il raggiungimento del nostro obiettivo.

Le sfide continuano, e Caritas Ambrosiana cerca in ogni modo di accompagnare Caritas Port-de-Paix. Continuerà ancora ad accompagnarla nell’instaurare delle relazioni durature, quelle relazioni che aiutano e supportano in quella difficile missione che ha la Caritas in ogni luogo: sviluppare quel tipo di aiuto che diventa testimonianza vera dell’amore di Cristo, che si propaga invece che bastare a se stesso, come quell’acqua che disseta per sempre offerta alla samaritana al pozzo, e non come l’acqua che possiamo trovare noi, disseta per un momento, e il momento dopo è già finita.

martedì 23 aprile 2013

Storie e parole del terremoto

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Il 19 aprile 2013, con la consegna delle chiavi delle case, si è concluso il progetto di costruzione delle abitazioni per gli sfollati del terremoto del 2010. Ecco 2 storie di quella tragedia!
 
 
Una delle case costruite

Wilner davanti alla porta della sua nuova casa
Beauchamp Wilner, sfollato nella cittadina natale di Môle St. Nicola a più di 200 km dalla capitale: “La sera, quando ripenso a quello che è successo mi accorgo di aver dimenticato dei pezzi. Ricordo […] che l’edificio ha cominciato ad oscillare e che mia sorella mi ha detto: “questa è la casa che sta crollando!” Quando ho cominciato a correre per uscire, la porta (aperta per beneficiare dell’effetto del fumo) si è chiusa e dopo la chiusura c’è stata un’altra oscillazione: correvo perché non avevo mai sentito un rumore così. Siamo usciti e mi sono accorto di avere le gambe molli. […] Il problema che avevo era che la casa era crollata completamente ed avevo perso tutto. Avevo studiato a Port-au-Prince, avevo deciso di restarci e vi avevo lavorato: facevo il meccanico e sollevavo cose pesantissime, poi avevo sostenuto una prova (d’esame), ero diventato operatore (meccanico) e poi è passato il terremoto. Sono tornato a Môle ma sfortunatamente qui non c’è possibilità di fare il mio lavoro. Questo che abbiamo concluso è un bel progetto, dico grazie a Caritas e non riesco ancora a credere che adesso ho una casa.”
 
Jacques durante la consegna delle chiavi
Jacques Illiener, è l’ingegnere della Caritas diocesana di Port-de-Paix (con cui Caritas Ambrosiana collabora) che ha diretto e supervisionato tutti i cantieri. Lui stesso è uno sfollato che ha cercato riparo dopo il terremoto nella principale città della regione del Nord-Ovest a 220 km da Port-au-Prince: qui ha trovato lavoro presso la Caritas locale reinventandosi una vita e diventando il responsabile diocesano unico del settore “costruzioni”e di quello “rischi e disastri” che cerca di dare risposte e di fare prevenzione, con i pochi mezzi a disposizione, proprio in merito a quelle catastrofi che hanno segnato così profondamente la sua stessa vita. Il 12 gennaio 2010, si trovava in capitale: il terremoto lo ha sepolto sotto la sua abitazione dalla quale è stato estratto vivo dopo più di un giorno di attesa, speranze e chissà quali pensieri.