giovedì 12 giugno 2008

pioggia d ?

E poi stacco la spina, spengo la luce, ascolto i tuoni, smetto d pedalare, mi lascio dondolare dall’amaca.

Le domande.

Dargli importanza è andare avanti anke col senso, è tenere la coscienza al passo, è aggiornare la mappa di dove eri e perché sei.

Piovono.

Formularle aiuterà a riconoscere le risposte, qdo sfrecceranno a fianco. Aiuterà quindi a trovare altre domande, conseguenti.

?
Sto sukkiando il midollo d quest’anno? Sto bene lontano da casa? Quanto mi sento lontano? Mi sento vicino a qualcos’altro? Da ke parte si prende il mistero della sofferenza? Cosa mi manca? Quante persone han pronunciato come ultima frase: “Denanegn, ziaberu misgàn” (“Sto bene, grazie a Dio”) prima di morire di fame? Quanto tempo ci metto a dimenticarmi di ki sta skiattando a frotte a poke decine d km da dove vivo? Se torno a settembre, magari a novembre starò pensando ad altro? Dove *** lo metto nella mia vita tutto questo? Spegnendo il rubinetto mentre mi lavo i denti per non consumare l’acqua? È bello ingombrante, mi fanno passare al check in? La cooperazione è un bel gioco di scelte, di giusti e sbagliati da ritarare ogni giorno, ogni progetto, ogni rikiedente ogni rispondente; andrà bene x me? O ke altro lavoro farò? Lo diventerò anke? E dove sarà adesso quella certa ragazza?

Sono fradicio, rientro. Prendo il pallone, riappizzo la musica, cerco il libro, mi butto in rete.

Rimanere troppo asciutti fa restare indietro, il mondo è pieno di gente ke pare asciutta invece non c’è, si è fermata secoli fa. Ride ma non ride. Parla ma non dice. Non pensa, non ne ha bisogno. A posto così, grazie. Sa già tutto.

La stagione della pioggia gradualmente carbura, speriamo non sia troppo tardi.

Coincide cogli ultimi mesi etiopi. Meno d 3.

pao?o

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