giovedì 12 giugno 2008

sì U, kenya

venerd mattina

P E (1 orizzontale = la fine del campo etiope). Luttino solare. Grz cmqe a tutti qelli ke c hanno provato.


Rose cillustra un murales rappresentante Kibera
venerd pomeriggio

La lentezza rilassata. È l’Africa, dove ci si conosce come non ci si conosceva, nei tempi per sé, per le relazioni. La città non si sente e neanke l’Italia, si va al lavoro scortati dagli sguardi quieti dei bambini, si cammina cogli okki puntati su un orizzonte distante, ke permette d vedere diversi livelli d nuvole. Ci prendiamo delle pause, come ieri mattina: abbiamo incontrato Nino di Giovanni XXIII da Roy, volevamo kiedergli se c raccontava un po’ lo slum in cui operano, ma ci ha rivelato d essere sotto malaria, allora poi non siamo andati a Soweto. Avremmo visto una replica d Korogocho, d Kibera, quando ciò di cui avevo + bisogno era sostare. Al cinema, in kiesa, alla fine, mi soffermo volentieri qke minuto. I titoli d coda, lo sciamìo dei praticanti. È il momento intimo dell’interpretazione, ke segue la fruizione. La fruizione senza interpretazione è consumo. Con interpretazione è senzasumo.

venerd sera: Fahreneit 451. Paolo 8.3 & Ema 8 = 8.15

sabato mattina

Ricapitolo: in qsti giorni kenyani ho jocato a calcio, a basket, a lanciare palline da tennis, al diablo, alle 3 palline, a dama, a ProEvolution. Abbiamo ballato e cantato, salutato miriadi d persone camminanti. Sono stato sdraiato nell’erba a guardare in alto, x’ ero in vacanza e il cielo è grande.

sabato pomeriggio

Ultimo passaggio da Cafasso House, c’è il meeting settimanale in cui i 5 ragazzi, sister Rachel, Beatrix la mother (donna ke vive e dorme nella comunità per lavoro, anke se lei ha una famiglia fuori) e Ema condividono un po’ le difficoltà della settimana, ma anke i loro pensieri. In kiswahili serrato, giusto così; aspetto il mio turno x ringraziarli e dar loro appuntamento ad agosto. Ma la notizia grave la dà Rachel, che dovrà assentarsi da Nairobi x qke settimana x motivi d salute.

sabato sera: Into the wild. Paolo 8 & Ema 8.5 = 8.25. Non so se il voto mi riflette. Ci sto pensukkiando + del previsto. Alcuni elementi non mi convincono (tipo: ogni personaggio ke incontra gli lascia una morale, un punto d arrivo della parabola semplicina ke mi lascia qke dubbio su qto sia reale qsto esito nel percorso mentale di Cris), ma nel complesso è un buon esempio d ricerca della verità come in epoca moderna è difficile trovare. E le storie vere hanno una marcia in +..

Domenica mattina

ultimo giorno. Alcuni bambini hanno imparato anke il mio d nome, e lo kiamano dai balconi delle case dei familiari delle guardie. Ma per un po’ non ci si vedrà, i norvegesi d’Africa (così definiti, gli Etiopi, per il loro calore relazionale) mi stanno aspettando e ho volia d tornare da loro. Ho conosciuto per una settimana il servizio di Ema: è diverso dal mio, esplicitamente fondato sulla relazione, sull’accompagnamento di giovani, che siano detenuti o appartenenti alla piccola comunità (famiglia?) d Cafasso o ragazzi di Korogocho con sogni di palquet; soddisfazioni e fatike differenti dalle mie, qto sono diverse la njera dall’ugali. Beh, la settimana di vacanza è scaduta, è stata come la desideravo: aprire una finestra sul servizio civile d 1 mio amico, vivendolo x una settimana. Tornerò nello Stato ke ospita il monte Kenya ad agosto ma è melio ke ora vada: qualcuno dovrà far da mangiare come si deve a Stefania, poverina, non può andare avanti a minestrine..


i trapezi ci sono ma non si vedono
Una cosa ke mè rimasta? Ema sta arbitrando un partita d basket durante l’allenamento a Korogocho. La palla esce, lui fiskia il fuori (è anke arbitro anke in Italia), i ragazzi lo guardano x sapere a ki spetterà la rimessa e lui li guarda d ritorno: “Non lo so ragazzi, io ero qua, lo sapete voi ki è l’ultimo ke l’ha toccata”. Da dove passa l’educazione.. probabilmente è la regola degli allenamenti di basket, ke le squadre sela vedono da soli. Però non sono un cestista e la scena l’ho tenuta lì.

Domenica pome

Il volo di ritorno è fantasy: aereo pieno a metà, saluto il profondo orizzonte kenyano, innalzandomi esattamente sopra le nuvole; l’effetto è da storia infinita e se l’aereo rallentasse po3mmo scendere e rimbalzare su qsti cumuli nebulosi aggregati attorcigliati come delle cervella. Il cervello del mondo. Il tramonto è una pittura aerospaziale. Una donna nordica si alza, è anziana, chiacchiera con tutti. Il marito è sdraiato dietro, su 3 seggiolini non divisi dal poggia braccio. Lei lo guarda affettuosa e sorride di gusto.

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