sabato 28 giugno 2008

ventotto giugno duemilaotto

domani inizia l’anno paolino, melo dirà un frate dall'ambone, nel sermone. Aprirò il qadernone e scoprirò ke è il mio onomastico. c sono scoperte peggiori, è il 1° anno ke non melo sono ricordato.

oggi cammino, la luna skiarisce la notte, mi mostra le pozze, i cani deambulano sonnolenti, un po’ indecisi su dove cavolo rimediare della carne, m’ignorano.

Una settimana fa era l’una, e io e Ash avevamo appena finito d vedere la Spania da Sara. Il programma originario ci avrebbe voluto in un covo etiope, quindi filospagnolo (e ago italiano). Ma la cul-car la sapeva lunga e sé rifiutata d trasportarci a prendere insulti. Così sé bloccata e sé fatta spingere fino alla sua dimora, ke poi è anke quella d Sara; x farci aiutare nello sforso abbiam sveliato Johni x la strada, e poi c siam spalmati sui divani e poi ci siam grattati via; come si grattano le rane spiaccicate dall’asfalto delle autostrade. Per la seconda volta quest’anno Fabregas mi manda a casa col muso di ghisa.

All’altezza del DLH (o 3 consonanti affini) 3 cani zombi c mostrano i denti, ma noi non arriviamo impreparati: io ho uno spazzolino, men3 l’esperto Ash s’era premunito dun bastone lungo, alla bisogna trasformato in 2 bastoni corti (1d1 danni). Attendo le mosse del commilitone, sono un apprendista nel combattimento contro cani randagi. Si avvicina, agitando il legno, si prende qke ringhio, lo affianco e mi prendo qke ghigno; ma non è ke nessuno aspiri al sangue, un po’ di passi laterali e superiamo quel pesso d strada. Le bestie rimangono a fare brutto nel loro territorio, ke noi si è già oltre, a kiakkierare di come in “non l’hai mica capito” ci sia la parola “interessa” cesta di lettere in cui risuonano 2 vocali identike, le E, con suono diversissimo. Che poi c sono anke nella parola “lEttEre”, perlomeno a pronunciarla col suono milanese ke non so sé diverso da altri.

il plurifotografato nostro cortiletto
Stanotte invece i cani non difendono territori: Addis è anke mia e loro lo sanno. I supereroi Sara Zed stann volando in Korea a vedere i mondiali d calcio in differita. Stefania è in Jibouti a prendere i gradi, manco fosse un militare; se ne cuzza 50 tutti in una volta e non in un bikkiere. M’avvicino a casa, ho lasciato le luci accese, tanto ero qua d fianco a prendere il pane. Un viaggio veloce, saranno 10 metri se passo a tirare un calcio al pallone: esco dal cancello e 3 delle mie 31 personalità hanno una ghiotta occasione per teatrare a memoria.

HAN: Tienti pronto, Chube, ci siamo. Innesta i motori subluce. Ma che diavo... Ah, siamo usciti dall'iperspazio sotto una pioggia di meteore. Forse una collisione di asteroidi. Non è su nessuna carta.

LUKE: Che sta succedendo?

HAN: La posizione è esatta, solo che... non c'è il negozio.

LUKE: Come sarebbe? E dov'è?

HAN: Sto cercando di dirtelo, ragazzo. Non c'è. È stato del tutto spazzato via.

LUKE: Cosa? Come?

BEN: Distrutto dal Regime.

HAN: L'intero esercito governativo non potrebbe distruggerlo. Ci vorrebbero un migliaio di tanks con più potenza di fuoco. Sta arrivando un altro cliente.

LUKE: Forse lui sa che è successo.

BEN: È una spia della flotta Imperiale.

LUKE: Ci ha seguiti.

BEN: No, è un caccia a corto raggio.

HAN: Non ci sono basi qui intorno. Da dove sbuca fuori?

LUKE: Se ne sta andando di gran fretta. Se non troviamo il pane siamo nei guai.

Il panettiere era scomparso. Non c’era + nessuno, niente: un locale sventrato, privato della sua essenza. Dalla mattina alla sera. Manco fosse uno stand, forse un misunder stand. E niente perturbazione nella forza, stavolta. E niente attakki d cagotti ke mi mettono a sedere.

Rientrando a mani vuote indovino la sagoma della pallina da basket dei Toronto Raptors nel giardino. Anke lei era scomparsa. La prima volta un mese e mezzo fa, preKenya. Poi un giorno tornai e trovai x strada dei ragazzotti giocarci. A calcio. Ahia. È una regola dello sport, una delle prime ke impari, tela insegna qualke testimone de Coubertin, magari La Paola: “Le palle da basket non si prendono a calci. Chi lo fa va a cambiarsi”. Mi fermai. Come ha fatto ad arrivare a loro? Li mando a cambiarsi? Rapido interrogatorio alla coscienza: “E’ + squallido ke l’omino bianco reclami la sua pallina da basket, o ke faccia matura mente finta di niente, in fondo kessarà il furto d una pallina?”. Ebbi la sensazione ke fare finta di niente possa essere una forma di razzismo: legittimo il furto x’ loro sono Etiopi. Parliamoci kiaro: io voglio la mia pallina, un modo x farmi arrivare ai traguardi di pace è prendere a calci la palla e inseguirla.

Non sai che ci vuole scienza, ci vuol costanza, ad invecchiare senza maturità, ma maturo o meno io ne ho abbastanza della complessa tua semplicità. Ma poi chi ha detto che tu abbia ragione, coi tuoi "also sprach" di maturazione o è un' illusione pronta per l'uso da eterna vittima di un sopruso, abuso d' un mondo chiuso e fatalità; ognuno vada dove vuole andare, ognuno invecchi come gli pare, ma non raccontare a me che cos'è la libertà!

Optai qdi per l’intervento formativo e rientrare in possesso del mio tessoro, me l’han regalato al mio compleanno, me l’ha regalato Deagol, è uno strumento sferico su cui accanisco perturbazioni della forza e della debolezza. Optai, mi fermai e li guardai. Braccia conserte, silenzio. Uno alla volta mi videro e si fermarono anke loro, belle statuine sgamate in fragrante; non molto sgamate a giocare colla refurtiva davanti alla casa svaligiata, ma fa = perché quello ke mi dava le spalle fece un “denilson!” alla giovanni, prima d capire ke qcsa non andava, girarsi e mettersi in imbarazzato ascolto.

“That ball is terribly similar to mine”.

Uh. Capirono. Il + grande le allungò un calcio nella mia direzione. La pallina ballonzolò fino a me, se avessi sbagliato lo stop e fossi ruzzolato a terra sarei entrato negli annali somali. Quasiquasi tifo contro di me. Non successe. Muto mi kiusi il cancello alle spalle. Ma non finì lì.

Giacchè la pallina resistette in mia cumpa per un par d settimane prima d essere nuovamente sequestrata, stavolta assieme ad un reggiseno d Stefania. Che, vabbeh, poteva andarle peggio; alla pallina intendo.

la prova del cuocio
E qdi or ora la pallina sta lì a guardarmi (il reggiseno no), sorrido e penso ke posso cenare benissimo anke senza pane. Cosa po3i farmi? Nel frigorifero ho wurstelini olive cipolle. Pepe, olio, pan grattato ed è sugo. Bella. Alzo gli occhi dalla pallina li porto sulla casetta. La prima cosa ke faccio qdo rimango in casa da solo è quella di eliminare ogni tenda, per kiarezza; intendiamoci: puoi kiamarlo esibizionismo, io preferisco sostenere ke amo la luce naturale, ma magari c stanno entrambe e anke altre. Farò un referendum consultivo tra le personalità; anzi melio, cerco d intercettargli le telefonate e poi le mando a Dagospia. Tengo gli occhi sulla casetta: le ho lasciato le luci accese e la percepisco calda; sembra quei quadri a tempera di casupole in legno scaldate all’interno da un camino. bello

Penso a qsta frase

se c fosse la neve sarebbe bellissimo

J

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